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sabato 12 ottobre 2013

"Un cuore che ascolta - lev shomea' " - n. 42 di Santino Coppolino

Rubrica
'Un cuore che ascolta - lev shomea'
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica
di Santino Coppolino




Vangelo: Lc 17,11-19



Gesù attraversa in mezzo la Samaria e la Galilea, regioni disprezzate dai "puri" abitanti della Giudea, (ritenute immondi covi di eretici, lontani dalla purezza dell'ortodossia religiosa) perché non c'è nessun fratello -peccatore o eretico- che Egli non voglia abbracciare e condurre con lui nel suo viaggio verso Gerusalemme dove, dall'alto della croce, mostrerà al mondo intero fino a che punto il Padre ama i suoi figli.
Amore che avvolge e "purifica" tutti, nessuno escluso, perché nessuno può ritenersi puro e tutti siamo bisognosi della misericordia del Signore. Di questo sono figura i 10 lebbrosi (10 è il numero che simboleggia la totalità, la compiutezza), l'umanità intera che, "immersa nell'ombra della morte" (Lc 1,79), grida al Signore della vita la sua indegnità, il suo peccato, il bisogno di essere purificata per tornare a vivere, poter stare davanti a Lui e "servirlo senza timore in santità e giustizia per tutti i giorni" (Lc 1,74-75). 
E' durante il cammino verso Gerusalemme che i 10 si scoprono purificati, guariti, finalmente degni di potersi presentare al Signore. Tutti tranne uno, il Samaritano, lo straniero, "l'allogeno" , come lo definisce Gesù ( è lo stesso termine greco che designava lo straniero, cui era impedito l'ingresso al tempio, pena la morte, e che era scritto su una targa posta  all'ingresso del tempio stesso). Il Samaritano sa di non potersi presentare ai sacerdoti, è un eretico, ma comprende che Gesù è diverso da loro, che "in Lui dimora corporalmente tutta la pienezza della divinità" (Col 2,9), che è trasparenza  di Dio fra gli uomini; torna indietro, riconoscendo in Gesù la Gloria/Presenza di Dio, e compie il gesto che fa ogni credente davanti alla divinità: si getta ai suoi piedi facendo il rendimento di grazie, facendo Eucaristia (Eucharistòn).