Benvenuto a chiunque è alla "ricerca di senso nel quotidiano"



giovedì 24 ottobre 2013

Francesco: «Papa missionario» per una cattolicità planetaria.


Il «fidei donum» di nome Francesco 
di
Roberto Beretta


In questi dintorni della Giornata missionaria mondiale, mi vien da pensare che uno dei segni maggiori di com'è cambiata la missione in questi anni sia proprio l'ascesa al soglio di Papa Francesco. Sì, il papa che si è definito "venuto dalla fine del mondo", lo è davvero: è il primo Pontefice non europeo del secondo millennio, il primo che - aspettando il papa nero o quello che andrà a vivere nelle baraccopoli di Manila - viene da terre tradizionalmente "di missione".
E si vede. Guardate l'approccio semplice alla gente, la mancanza di formalismo totale: è la stessa che troviamo nei missionari italiani in America Latina o in Africa, quando tornano a casa e non si raccapezzano più nelle nostre comunità zeppe di tradizioni e di sovrastrutture. Guardate il tipo di dialogo impostato con tutti, la stima delle religioni come reali mezzi alternativi di salvezza, il rispetto della coscienza individuale, il senso di distacco dai poteri secolari... Secondo me sono - almeno in parte - caratteristiche di una comunità già "di missione" e che ora è chiamata a esercitare fin nel supremo servizio del pontificato quella "missione di ritorno" che abbiamo sempre immaginato e in parte auspicato nelle giovani Chiese, allorché fosse loro toccato di venire a ri-evangelizzare il vecchio Occidente.
...
Finora abbiamo sempre pensato che il Papa "missionario" fosse quello che partiva dal Vaticano per visitare il mondo. Adesso la missionarietà di questo pontefice si esplica anzitutto nel fatto di essere venuto lui stesso da una Chiesa lontana ad esercitare il ministero nei gangli della Curia. Non è una facile missione, la sua; immagino che, proprio come un prete europeo in Africa, si senta piuttosto solo in questi primi mesi davanti a un compito immane: di governo, certo, ma anche di evangelizzazione, di pastorale, di inculturazione teologica e - perché no? - di sviluppo. Credo persino che alcune scelte di Papa Francesco - che a noi sembrano controcorrente, o addirittura inadatte alla dignità pontificia (abitare in una casa con altri preti, telefonare a destra e a manca, fare le prediche ogni mattina come un parroco qualunque, e così via) - andrebbero lette con lo spirito con cui, per esempio, gli abitanti di un villaggio africano osservano la proposta umana e spirituale del sacerdote bianco venuto ad abitare tra loro.
Bergoglio è insomma il primo papa fidei donum, come si chiamano i sacerdoti diocesani inviati in giro per il mondo. E, come tale, è giusto che il suo modo di essere Chiesa metta profondamente, totalmente in questione il nostro. Siamo noi, stavolta, a dover ricevere e imparare. Avremo l'umiltà per farlo?

Leggi tutto: Il «fidei donum» di nome Francesco di Roberto Beretta