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sabato 5 ottobre 2013

"Un cuore che ascolta - lev shomea' " - n. 41 di Santino Coppolino

Rubrica
'Un cuore che ascolta - lev shomea'
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica
di Santino Coppolin
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Vangelo: Lc 17,5-10





Il capitolo 17 del Vangelo di Luca si apre con Gesù che parla ai discepoli degli scandali, che inevitabilmente accadono, e di quanto ciò nuoccia alla vita della comunità perché danneggiano "i piccoli", (in greco "microi"), che non sono i bambini (in greco "nepioi") bensì gli ultimi, coloro che non contano nulla, gli invisibili agli occhi della società.
Scandalo è un termine che la lingua italiana ha mutuato direttamente da quella greca e che significa "inciampo, qualcosa che fa inciampare", ed è riferito in questo caso all'ambito della fede.
E qual è il motivo dello scandalo per cui Gesù ha parole molto dure nei confronti dei discepoli? Ciò che scandalizza "i piccoli" che hanno trovato accoglienza in seno alla comunità di Gesù, e che li fa inciampare nel loro cammino di fede è la durezza del giudizio, la mancanza del perdono, l'assenza di quella misericordia che Egli è venuto a portare e che i discepoli fanno fatica ad accogliere. Gesù sta invitando i suoi a fare quel salto di qualità che li condurrà ad assumere la stessa logica del Padre, ad avere lo stesso suo cuore misericordioso, cuore che ama e perdona tutti, cattivi e buoni. 
Questa incapacità ad amare come ama il Padre porta gli apostoli a chiedere:"aumenta la nostra fede", ma Gesù ribatte che non è lui a dover aumentare la loro fede, che in questo caso non è dono del Signore, ma l'adesione volontaria e libera dei credenti al progetto d'amore del Padre, che vede in ogni uomo non un peccatore da condannare ma un figlio da accogliere e perdonare "sette volte al giorno" cioè sempre. Questo significa far parte della comunità di Gesù, questo è il servizio che dobbiamo rendere a Dio, un servizio reso gratis, senza un utile, (è il senso del: "siamo servi inutili"), gratuitamente, così come gratuitamente Dio ama i suoi figli senza pretenderne il contraccambio, poiché "se la vostra giustizia non sovrabbonda quella degli scribi e dei farisei non entrerete nel Regno dei Cieli"  (Mt 5,20).