Il bambino sul trono di Francesco
di Paolo Di Stefano

Questo Papa sa dare naturalezza a parole e a gesti che fino all’altro ieri sembravano impensabili. Tutto di una semplicità disarmante, come il primo «buonasera» del 13 marzo. Come le smorfie sorridenti e confidenziali con il piccolo. Come quell’agitarsi del bambino «impertinente» che con la sua maglietta gialla dalle maniche troppo lunghe andava a sedersi per un attimo sul trono pontificio. Forse ignaro di tutto, forse ben consapevole di quei pochi minuti di celebrità, mentre nonno Francesco continuava tranquillo a parlare all’oceano di piazza San Pietro, senza badare troppo al monello che ora gli stava già al fianco sfiorandogli con una mano le pieghe dell’abito bianco.
In luglio, a Rio de Janeiro, ha abbracciato Nathan, un ragazzino di nove anni sfuggito alla folla per raggiungere il Papa che per poterlo salutare ha chiesto all’autista di fermare la macchina. In settembre ha voluto telefonare a Federico, sei anni, che da Chivasso gli aveva mandato un disegno di fiori colorati. Ad Assisi, un altro abbraccio con un bambino che gli si è buttato al collo sventolando una bandierina. Non un abbraccio qualunque, ma una stretta piena, forte, rassicurante, e poi la camminata giù per le scale, mano nella mano. Certo, non è stato un nonno a dire «Lasciate che i bambini vengano a me», ma non importa. (fonte: “Corriere della Sera” del 29 ottobre 2013)