L’amore è l’esperienza umana più coinvolgente e più decisiva nella nostra vita. Forse è l’unica esperienza in cui ci sentiamo un po’ redenti, in cui sentiamo di salvare le nostre povere vite. Per questo cerchiamo l’amore, lo attendiamo, lo bramiamo, e quando si accende la possibilità della storia d’amore tutte le nostre attenzioni sono trascinate nel suo nascere, sbocciare, crescere… Vorrebbe essere eterno l’amore, ed è vero che, solo se è amore fino alla fine e nonostante il rifiuto, vince la morte; ma in realtà a noi umani non è possibile un amore portato a pienezza.
L’amore di fatto conosce, anche se non lo vogliamo, tante contraddizioni: difficoltà, conflitti, deperimenti, infedeltà e forse anche – ma non ne sono sicuro – la morte. Per questo l’amore non coinvolge nessuno senza esporlo al dolore e senza che debbano consumarsi perdite di se stessi; nell’amore c’è la sofferenza, il dolore per queste contraddizioni ma anche per le inadeguatezze, per la nostra incapacità di amare: quanta disciplina occorre per amare in modo autentico, per amare di desiderio sì, ma in una relazione sinfonica e piena di rispetto l’uno per l’altro, senza diffidenza tra gli amanti, accettandosi reciprocamente, tesi verso un rapporto che renda entrambi più buoni, più umanizzati.
Nell’amore, soprattutto nella fase dell’innamoramento, c’è qualcosa di adolescenziale che sempre si rinnova a ogni inizio: si desidera la fusione che chiede di stare sempre insieme, di pensare le stesse cose, di gioire insieme delle stesse realtà; in una parola, di non lasciare all’altro la distanza che gli è necessaria per essere altro e se stesso, di fronte a me. L’amore dunque richiede una lotta perché, quando amiamo, in noi si fa prepotente il desiderio di possesso, di vantare pretese sull’altro. C’è una difficoltà, quasi un’impossibilità dell’amore autentico: più amiamo, più desideriamo, e più desideriamo, più siamo tentati di disporre dell’altro, fino a farne un nostro possesso...
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