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sabato 21 settembre 2013

22 settembre 2013 VISITA DEL PAPA A CAGLIARI - Domenica al Santuario di Bonaria l'abbraccio di Francesco ad un lebbroso

La sua mano è indurita dal morbo ma è ancora più duro stringerla, perché la lebbra fa paura. Raoul Follerau, madre Teresa... purtroppo la santità non è moneta così corrente. Il paziente, informano i medici, non è contagioso, eppure io esito e Antonio lo avverte. 
«Ho pregato tanto e continuo a pregare per quelli che non capiscono»: il morbo di Hansen gli ha rubato anche la vista, tuttavia sembra che ci veda benissimo, non appena lo sfioro. Antonio Aste domenica abbraccerà il Papa nel Santuario di Bonaria dove si ripeterà il famoso gesto del santo di Assisi, probabilmente con la medesima commozione per entrambi. «Io sono un lebbroso – racconta Antonio, seduto nel reparto hanseniani dell’Ospedale Santissima Trinità di Cagliari – ma domenica sarò un uomo libero». Per comprendere il senso di questa libertà bisogna cogliere il dolore estremo della solitudine, come ha fatto l’arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio. Quando l’ha incontrato gli ha preso le mani nelle mani «e non le ha mai tolte – racconta Antonio – per venti lunghi minuti".
Il lebbroso di Cagliari è uno dei malati che abbracceranno papa Francesco nel corso della visita cagliaritana. Un abbraccio che spezza antiche catene: «È duro vedere andare via gli amici... Io li ho visti andare via quando mi hanno internato». Antonio è stato ricoverato nel 1950, il morbo di Hansen era più diffuso di oggi e gli ospedali erano decisamente un’altra cosa...
Compirà 90 anni a fine ottobre. Il corpo, benché tradito dal bacillo e piegato dall’età, è ancora quello di un uomo forte, che poteva saltare il muro di cinta e buttarlo giù a pugni, ma non superarlo. Il vigore gli è tornato invece con questo Papa: «Quando l’ho sentito parlare – spiega – ho pensato che poteva capire e abbracciare chi è emarginato. Ho condiviso il suo no alla guerra: per anni, riflettendo qui dentro, mi sono chiesto perché gli uomini gettano soldi nelle armi invece di studiare malattie come la mia. Non capiscono a cosa stanno rinunciando. Il Papa lo ha capito e quando lo abbraccerò gli dirò: io sono un lebbroso, ma oggi sono un uomo libero, scelgo di uscire e di mostrarmi per chi sono». Una lucidità prodigiosa per un ex minatore del Sulcis, sepolto vivo dal disprezzo altrui...


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