'Un cuore che ascolta - lev shomea'
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica
di Santino Coppolino
Vangelo: Lc 16,19-31
Ritorna ancora il tema della ricchezza, della "mammona di ingiustizia", e questa volta nella parabola Luca mette di fronte due personaggi: il primo è un uomo ricco, senza nome, cioè senza identità, senza futuro, mentre il secondo è un povero, un pitocco (in greco: ptochòs, che traduce l'ebraico "anaw" che significa "oppresso, schiacciato"), un personaggio che - unica volta nelle parabole del Vangelo di Luca - ha un nome cioè ha una identità e si chiama Lazzaro che significa: "Il Signore è il mio aiuto". Il ricco, come sempre, fa affidamento solo sui suoi beni e, nella sua stupidità e cecità, non si accorge di chi sta alla sua porta a mendicare le briciole che cadono dalla sua mensa. "Quando Signore ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo servito?" (Mt 25,44) E' come l'idolo-mammona che lui adora, "che ha occhi e non vede, orecchie e non ode" (Sal 115,4-7), mentre il povero pone tutta la sua fiducia nel Signore e solo i cani (simbolo dei pagani) hanno pietà di lui. Un abisso li separa nella vita così come nella morte, abisso che è stato scavato dal ricco e che nulla e nessuno può più colmare. Che almeno Lazzaro possa tornare in vita per avvisare i fratelli che stanno correndo un gravissimo pericolo affinché si ravvedano e non si perdano. Lazzaro tornerà in vita ma "i capi dei sacerdoti decisero di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù" (Gv 12,10-11)