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lunedì 16 settembre 2024

Andrea Tornielli: L’indimenticabile viaggio del Papa missionario ai confini del mondo

Andrea Tornielli

L’indimenticabile viaggio del Papa
missionario ai confini del mondo



Al termine del viaggio del Papa in Asia e Oceania — il più lungo del pontificato — ci sono alcune immagini destinate a rimanere nella mente e nel cuore. 
La prima è quella del “tunnel della fraternità” che Francesco ha benedetto accanto al grande Imam di Jakarta: in un tempo in cui i tunnel sono associati a immagini di guerra, terrorismo, violenza e morte, questo sottopasso che collega la grande moschea alla cattedrale cattolica è un segno e un seme di speranza. I gesti di amicizia e di affetto che il Vescovo di Roma e l’Imam si sono scambiati hanno colpito molti nel più grande Paese musulmano del mondo.

La seconda immagine è quella di Francesco che si imbarca sul C130 dell’aeronautica militare australiana per andare a Vanimo, nel nord ovest della Papua Nuova Guinea e far visita a tre missionari di origine argentina e alla loro gente portando con sé una tonnellata di aiuti e di regali. Il Papa che da giovane aveva sognato di fare il missionario in Giappone, aveva tanto desiderato questa trasferta nella periferia più periferica del mondo, dove è stato stretto dall’abbraccio di uomini e donne nei loro costumi coloratissimi. Essere missionari significa innanzitutto condividere la vita, i tanti problemi e le speranze di questo popolo che vive nella precarietà immerso in una natura prorompente. Significa testimoniare il volto di un Dio che è tenerezza e compassione.

La terza immagine è quella del presidente della Repubblica José Manuel Ramos-Horta, che al termine dei discorsi ufficiali nel palazzo presidenziale di Díli, a Timor Leste, si è chinato per aiutare il Papa a sistemare i piedi nelle pedane della sedia a rotelle. Nel Paese più cattolico del mondo, la fede è un elemento fortemente identitario e il ruolo della Chiesa è stato decisivo per il processo che ha portato all’indipendenza dall’Indonesia.

La quarta immagine è quella commovente dell’abbraccio del Papa ai bambini disabili accuditi dalle suore della scuola Irmãs Alma: gesti, sguardi, poche parole profondamente evangeliche per ricordare che questi bambini bisognosi di tutto lasciandosi accudire insegnano a noi a lasciarci accudire da Dio. La domanda sul perché i piccoli soffrano è una lama che ferisce, una piaga che non si rimargina. La risposta di Francesco è stata la vicinanza e l’abbraccio.

La quinta immagine è quella del popolo di Timor Leste che per ore e ore ha atteso sotto il sole cocente il Papa nella spianata di Taci Tolu. Erano presenti più di 600 mila persone, in pratica un timorese su due. Francesco è rimasto colpito da questa accoglienza e da questo calore, in un Paese che dopo aver conquistato a fatica la propria indipendenza dall’Indonesia sta lentamente costruendo il proprio futuro. Il 65 per cento della popolazione ha meno di 30 anni, e le strade percorse dall’auto papale erano straripanti di giovani uomini e donne con i loro bambini piccolissimi. Una speranza per la Chiesa. Una speranza per il mondo.

La sesta immagine è quella della skyline di Singapore, l’isola-Stato dai grattacieli altissimi e modernissimi. Un Paese sviluppato e ricco. Impossibile non pensare al contrasto con le strade polverose di Díli che il Papa aveva lasciato poche ore prima. Anche qui, dove il benessere è un’evidenza in ogni angolo, dove la vita è organizzata e i trasporti velocissimi, Francesco ha abbracciato tutti e ha indicato la via dell’amore, dell’armonia e della fratellanza.

Infine, l’ultima immagine, è quella del Papa stesso. C’era chi dubitava che avrebbe retto bene alla fatica di un viaggio così lungo, in Paesi dal clima tropicale. Al contrario è stato un crescendo: invece di stancarsi giorno dopo giorno, macinando chilometri, trasferte e voli, ha recuperato energia. Ha incontrato i giovani dei vari Paesi abbandonando il testo scritto e dialogando con loro, ritemprandosi nello spirito ma anche nel corpo. Giovane tra i giovani, nonostante gli ormai prossimi 88 anni, che compirà alla vigilia del Giubileo.
(fonte: L'Osservatore Romano 13/09/2024)

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Vedi il nostro Speciale


Papa Francesco: «È importante chiederci: io mi lascio scomodare, mi domando chi è Gesù per me e che posto occupa nella mia vita?» Angelus del 15 settembre 2024 (Testo e video)

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 15 settembre 2024


Cari fratelli e sorelle, buona domenica!

Il Vangelo della Liturgia odierna ci racconta che Gesù, dopo aver chiesto ai discepoli cosa pensava la gente di Lui, domanda direttamente a loro: «Ma voi, chi dite che io sia?» (Mc 8,29). Pietro risponde a nome di tutto il gruppo dicendo: «Tu sei il Cristo» (v. 30), cioè «tu sei il Messia». Tuttavia, quando Gesù comincia a parlare della sofferenza e della morte che lo aspettano, lo stesso Pietro si oppone, e Gesù lo rimprovera duramente: «Va’ dietro a me, Satana! – gli dice Satana – Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini» (v. 33).

Guardando all’atteggiamento dell’apostolo Pietro, possiamo anche noi interrogarci su che cosa significa davvero conoscere Gesù.

Infatti, da una parte Pietro risponde in maniera perfetta, dicendo a Gesù che Egli è il Cristo. Tuttavia, dietro a queste parole corrette c’è ancora un modo di pensare “secondo gli uomini”, una mentalità che immagina un Messia forte, un Messia vittorioso, che non può soffrire o morire. Dunque, le parole con cui Pietro risponde sono “giuste”, ma il suo modo di pensare non è cambiato. Egli deve ancora cambiare mentalità, egli deve ancora convertirsi.

E questo è un messaggio importante anche per noi. Infatti, anche noi abbiamo imparato qualcosa su Dio, conosciamo la dottrina, recitiamo le preghiere in modo corretto e, magari, alla domanda “chi è per te Gesù?” rispondiamo bene, con qualche formula che abbiamo appreso al catechismo. Ma siamo sicuri che questo significa conoscere davvero Gesù? In realtà, per conoscere il Signore non basta sapere qualcosa di Lui, ma occorre mettersi alla sua sequela, lasciarsi toccare e cambiare dal suo Vangelo. Si tratta cioè di avere con Lui una relazione, un incontro. Io posso conoscere tante cose su Gesù, ma se non l’ho incontrato, ancora non so chi è Gesù. Ci vuole questo incontro che cambia la vita: cambia il modo di essere, cambia il modo di pensare, cambia le relazioni che hai con i fratelli, la disponibilità ad accogliere e a perdonare, cambia le scelte che fai nella vita. Tutto cambia se davvero hai conosciuto Gesù! Tutto cambia.

Fratelli e sorelle, il teologo e pastore luterano Bonhoeffer, vittima del nazismo, ha scritto così: «Il problema che non mi lascia mai tranquillo è quello di sapere che cosa sia veramente per noi oggi il cristianesimo o anche chi sia Cristo» (Resistenza e Resa. Lettere e scritti dal carcere, Cinisello Balsamo 1996, 348). Purtroppo, tanti non si pongono più questa domanda e restano “tranquilli”, addormentati, anche lontano da Dio. È importante invece chiederci: io mi lascio scomodare, mi domando chi è Gesù per me e che posto occupa nella mia vita? Su questa domanda nostra madre Maria, che conosceva bene Gesù.

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Dopo l’Angelus

Cari fratelli e sorelle!

Esprimo la mia vicinanza alle popolazioni del Vietnam e del Myanmar, che soffrono a causa delle inondazioni provocate da un violento tifone. Prego per i defunti, per i feriti e gli sfollati. Dio sostenga quanti hanno perso i loro cari e la loro casa, e benedica quanti stanno portando aiuto.

Ieri, a Città del Messico, è stato beatificato Moisés Lira Serafín, sacerdote, fondatore della Congregazione delle Missionarie della Carità di Maria Immacolata, morto nel 1950, dopo una vita spesa ad aiutare le persone a progredire nella fede e nell’amore del Signore. Il suo zelo apostolico stimoli i sacerdoti a donarsi senza riserve per il bene spirituale del popolo santo di Dio. Un applauso al nuovo Beato! Vedo lì le bandiere messicane…

Oggi in Italia si celebra la Giornata dei malati di Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA). Assicuro un ricordo nella preghiera per loro e per i familiari; incoraggio il lavoro di ricerca su questa patologia e le associazioni di volontariato.

E non dimentichiamo le guerre che insanguinano il mondo. Penso alla martoriata Ucraina, al Myanmar, penso al Medio Oriente. Quante vittime innocenti! Penso alle mamme che hanno perso figli in guerra. Quante giovani vite stroncate! Penso a Hersh Goldberg-Polin, trovato morto in settembre, insieme ad altri cinque ostaggi, a Gaza. Nel novembre dell’anno scorso, avevo incontrato la madre, Rachel, che mi ha colpito per la sua umanità. L’accompagno in questo momento. Prego per le vittime e continuo ad essere vicino a tutte le famiglie degli ostaggi. Cessi il conflitto in Palestina e Israele! Cessino le violenze, cessino gli odi! Si rilascino gli ostaggi, continuino i negoziati e si trovino soluzioni di pace.

Saluto tutti voi, romani e pellegrini d’Italia e di tanti Paesi. In particolare, i fedeli della parrocchia Santa Edwige Regina in Radom (Polonia); il gruppo di sacerdoti gesuiti giunti a Roma per gli studi; gli studenti di Stade (Germania); e i partecipanti alla staffetta a piedi da Roma ad Assisi. E saluto i ragazzi dell’Immacolata, che hanno avuto tre ordinazioni in questi giorni, complimenti!

Auguro a tutti buona domenica. E per favore non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!

Guarda il video


domenica 15 settembre 2024

Preghiera dei Fedeli - Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME) - XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B

Fraternità Carmelitana 
di Pozzo di Gotto (ME)

Preghiera dei Fedeli


XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B

15 settembre 2024 

Per chi presiede

Fratelli e sorelle, il Signore Gesù, con il suo interrogativo rivolto ad ogni suo discepolo, ci ha posti di fronte ad un discernimento fondamentale per quanto riguarda il nostro rapporto con Lui. Come Pietro anche la nostra fede in Lui si presenta nebulosa e resistente alla logica del dono di sé, alla sapienza della croce. Con umiltà e con cuore confidente innalziamo a Lui le nostre preghiere ed insieme diciamo:

R/   Signore, Pietà

  

Lettore


- Abbi pietà, Signore, della tua Chiesa per tutte quelle volte che essa è tentata di percorrere altre strade diverse dalla tua. Riempila del tuo Santo Spirito, perché la tua Chiesa sia pronta ogni giorno ad abbracciare la tua Parola e perché possa vivere nella logica del perdere e dello spendersi per un motivo di amore. Preghiamo.

- Guida, Signore, e rafforza i passi di papa Francesco perché la sua diaconia nella Chiesa intera porti frutti di rinnovamento e di conversione. Accompagna tutti vescovi e le Chiese affidate alla loro cura pastorale: fa’ che la loro parola e la loro vita aiutino le singole comunità a crescere nella conoscenza di Te e del tuo Vangelo. Preghiamo.

- Fa’ crescere, Signore, nei nostri Paesi, che continuano a dichiararsi cristiani, uomini e donne, che sappiano gridare le ragioni della pace contro un’opinione pubblica totalmente appiattita sulla necessità di aumentare la spesa militare e di credere che soltanto la guerra porti alla risoluzione dei conflitti. Fa che discenda la tua pace, Signore, sull’Ucraina e sulla Palestina e su tutti i Paesi, dove la vita è resa impossibile dalle armi o dai cambiamenti climatici. Preghiamo.

- Ti affidiamo, Signore, tutte le coppie, che quest’anno si sono accostate all’altare per impegnarsi sulla via del matrimonio. La luce del tuo Santo Spirito le aiuti a comprendere che l’amore può crescere se ogni partner sia disposto a mettere in croce il proprio egoismo e quel malsano istinto di imporre all’altra parte la propria volontà ad ogni costo. Preghiamo.

- Ti ricordiamo, o Signore, i nostri parenti e amici defunti [pausa di silenzio]; ti ricordiamo anche le vittime della violenza sulle donne e sui minori, le vittime sul lavoro e sulle strade. Dona a tutti di partecipare alla comunione piena del tuo Regno. Preghiamo.



Per chi presiede

Signore Gesù, tu, con la forza del tuo Spirito, susciti sempre nell’umanità profeti e testimoni del tuo amore. Rendici ogni giorno sempre più consapevoli della missione che ci hai affidata di testimoniare il tuo Vangelo, non con la forza del potere, ma con stile umile, povero e fraterno. Te lo chiediamo perché tu sei il nostro Messia e Signore mite e umile di cuore, nei secoli dei secoliAMEN.


VIAGGIO APOSTOLICO DI PAPA FRANCESCO IN ASIA E OCEANIA (2-13 settembre 2024) - Si conclude il viaggio di Papa Francesco con gli incontri con anziani e malati - giovani e leader religiosi (cronaca, testi, foto e video)

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ FRANCESCO
IN INDONESIA, PAPUA NUOVA GUINEA,
TIMOR-LESTE, SINGAPORE

(2-13 settembre 2024)


Venerdì, 13 settembre 2024

SINGAPORE - ROMA

9:15 VISITA AD UN GRUPPO DI ANZIANI E MALATI presso la Casa “Santa Teresa”
10:00 INCONTRO INTERRELIGIOSO CON I GIOVANI nel “Catholic Junior College”
11:20 CERIMONIA DI CONGEDO presso l’Aeroporto Internazionale di Singapore “Changi”
11:50 Partenza in aereo dall'Aeroporto Internazionale di Singapore “Changi” per Roma

18:25 Arrivo all'Aeroporto Internazionale di Roma/Fiumicino


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Il Papa saluta anziani e malati di Singapore:
pregate per la Chiesa e l’umanità

Francesco in visita nella Saint Theresa’s Home, da 90 anni struttura di cura e accoglienza alla periferia della città, per salutare operatori e ospiti, tra cui l’arcivescovo emerito di Singapore Nicholas Chia Yeo Joo, alcuni anziani ultra centenari o affetti da gravi malattie. Il Pontefice ha assicurato la sua preghiera e il perdono e ha chiesto a tutti di pregare: “Grazie per la vostra pazienza”


Non ha voluto lasciare Singapore, Papa Francesco, prima di dare lui per primo un saluto e un abbraccio a malati e anziani a cui ha assicurato le sue preghiere, la sua vicinanza, il perdono dei peccati e ai quali ha chiesto pure di pregare per la Chiesa e l’umanità, perché “la preghiera vostra è molto importante”.

Luogo di cura e accoglienza

Sono quelle persone che ormai si avviano verso il tramonto della vita ma che, come ha ripetuto il Pontefice tante volte in questi giorni del 45.mo viaggio apostolico, sono la saggezza, la memoria, un tesoro da custodire e che meritano, quindi, rispetto e dignità, non emarginazione. Intorno alle 9.30 il Papa si è recato nella St. Theresa’s Home, casa di riposo istituita 90 anni fa dalle Piccole Sorelle dei Poveri nella periferia della “Città del Leone” e guidata dall’agenzia no-profit Catholic Welfare Services (CWS). Un luogo soprattutto di cura e accoglienza. Attualmente ospita 200 persone, residenti permanentemente, come i centenari Goh, Vincent, Low Joo, Bertha e l’irresistibile Khung Seok, 105 anni, che ha accolto il Papa con un ampio sorriso e in mano le bandierine della Città del Vaticano e di Singapore.

La visita, prima dell’incontro interreligioso con i giovani nel Catholic Junior College e la partenza per Roma, è durata meno di mezz’ora con il Papa che ha girato lungo tutto il quadrato del patio dove si affacciano le stanze di otto posti con i letti reclinabili, divisi dalle tende, e accanto tutto l’occorrente per garantire le cure ai diversi ospiti.

Papa Francesco n visita nella Saint Theresa’s Home

L’abbraccio del Papa

Sono uomini e donne affetti da demenza senile, ritardi, Alzheimer, Parkinson o dalle conseguenze di un ictus. O che, a causa dell’età avanzata, mostrano segni di debolezza e non riescono a ricevere il necessario supporto dalle famiglie. Questa mattina erano tutti disposti fuori dalle loro stanze, sulle sedie a rotelle dove era attaccata una targhetta con il loro nome. File e file di sorrisi sdentati, di sguardi vacui, di bocche aperte o serrate, di tubicini nel naso, di teste reclinate e piedi nudi o gambe in posizioni innaturali. Francesco ha posato il suo sguardo su ognuno, salutandoli e salutando pure gli operatori al loro fianco. Poi si è fermato nella cappellina al centro del patio, accanto alla clinica dentale: lì lo attendevano l’arcivescovo emerito di Singapore, Nicholas Chia Yeo Joo, 86 anni, una religiosa, un francescano e tre sacerdoti in sedia a rotelle.

L'incontro con i malati e gli anziani

Il saluto al missionario padre Anthony

Tra loro c'era padre Anthony Hutjes, missionario tedesco della Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e Maria ormai in pensione, da circa quarant’anni a Singapore dove è stato anche parroco della Blessed Sacrament Church. Figura nota a Singapore perché autore di una decina di libri su fede, matrimonio e vita familiare, father Antony ha consegnato al Papa un pacco con dentro i suoi libri, dicendosi– in inglese – contento di “poter trascorrere un po’ di tempo insieme”. Francesco gli ha stretto le mani e lo ha ringraziato per il regalo e ha risposto con una battuta dopo che il sacerdote riferiva del suo corpo cagionevole: “E la testa come va?”. “Bene!”.

“Pregare per la Chiesa e l’umanità”

Da lì il trasferimento nella chiesetta di Casa Santa Teresa con il saluto del direttore che ha indicato la struttura come un “luogo di speranza” e, illustrando rapidamente il lavoro svolto ogni giorno per anziani e malati, ha chiesto a Papa Francesco di “benedire la residenza”: “Ne abbiamo bisogno”.

A braccio Jorge Mario Bergoglio ha condiviso alcune parole con i presenti: diverse file di carrozzine con anziani provenienti pure da altre case di ricovero gestite dal CWS come la Saint Joseph’s Home e la Villa Francis Home, che gridavano “W Papa, W Papa”. Lo stesso facevano gli operatori della Casa all’esterno, disposti sui gradoni della cappella o sulle balconate. “Io saluto tutti voi che siete qui e vi chiedo di pregare per me, io prego per voi. Anche vi chiedo di pregare per la Chiesa e per l’umanità. La preghiera vostra è molto importante davanti a Dio”, ha detto Papa Francesco.

Il perdono del Signore

“Dio è contento di sentire la preghiera vostra. Grazie tante della vostra pazienza e della vostra preghiera”, ha aggiunto il Pontefice prima di dare la sua benedizione. Infine guardando il gruppo davanti ai suoi occhi, persone a cui resta poco tempo da vivere, ha voluto aggiungere un altro passaggio sempre a braccio: “Adesso con questa benedizione il Signore si manifesta vicino a voi. Il Signore perdona tutto sempre e io manifesto nel nome del Signore il perdono a tutti voi”.

L’incontro si è concluso con un’Ave Maria, il passaggio del Papa nel corridoio centrale con un saluto ai presenti e una foto di gruppo davanti alla facciata verde acqua e arancione con una statua della Madonna, insieme a chi lavora o è ospite nella Casa Santa Teresa. Francesco ha regalato una targa per il “Catholic Hub”, ovvero lo spazio in cui verrà riqualificata la Saint Theresa’s Home che, invece, si trasferirà in una struttura di assistenza più grande chiamata Saint Theresa’s Village. Il “Catholic Hub” ospiterà le principali organizzazioni dell’arcidiocesi di Singapore, un centro congressi e per ritiri, una casa per il clero anziano.

Papa Francesco nella casa di riposo istituita 90 anni fa dalle Piccole Sorelle dei Poveri

Applausi e cori

Applausi e di nuovo cori hanno accompagnato il passaggio dell’utilitaria bianca verso il cancello. In sottofondo, solo la voce tonante di Vincent che, in un italiano dal forte accento inglese, ha gridato: “Ciao Ciao Papa, arrivederci”, suscitando le risate e gli applausi di tutti.
(fonte: Vatican News, articolo di Salvatore Cernuzio 13/09/2024)

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Foto e video

 






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Il Papa ai giovani di Singapore:
siate coraggiosi, uscite dalle comfort zone

Francesco, come ultimo appuntamento del viaggio apostolico in Asia e Oceania, incontra i ragazzi di diverse fedi al Catholic Junior College. Chi sceglie di vivere in un modo confortevole è “un giovane che ingrassa la mente”. L’invito poi ad andare sempre avanti nell'incontro perché “ogni dittatura nella storia, la prima cosa che fa è tagliare il dialogo”


Francesco saluta Singapore e chiude il 45mo viaggio apostolico che lo ha portato in quattro Paesi dell’Asia e dell’Oceania, con un dialogo con i giovani riuniti al Catholic Junior College per l’incontro interreligioso. Un appuntamento atteso dai ragazzi che danno il benvenuto al Papa con applausi, canti e una danza eseguita da giovani con disabilità, un calore e un’accoglienza che fa lasciare il discorso previsto al Pontefice che sceglie di rispondere a braccio ai tre ragazzi un giovane indù, una giovane sikh e una giovane cattolica, che gli presentano testimonianze e domande, alla presenza anche di una decina di leader religiosi.

Il Papa con i ragazzi durante l'incontro

Critici da salotto e comfort zone

Raaj, Preet e Nicole parlano dei critici da salotto, chiedono come si possa uscire dalla zona di comfort, come si possa promuovere tra i giovani il dialogo interreligioso, come si possa superare la paura del giudizio, come si possano sfruttare le opportunità dell’intelligenza artificiale gestendo i rischi che questa comporta. Parole che toccano Francesco che parla guardando negli occhi i ragazzi seduti sul palco accanto a lui.

I giovani sono coraggiosi, dice, perché vanno verso la verità, perché camminano, perché sono creativi, ma la gioventù, avverte, deve stare attenta a non cadere nelle ‘critiche da salotto’. La critica, spiega, deve essere costruttiva, altrimenti, al contrario, diviene distruttiva, non percorre una strada nuova. Ci vuole il coraggio di criticare e quello di lasciarsi criticare dagli altri, e “questo è il dialogo sincero tra i giovani”

I giovani devono avere il coraggio di costruire di andare avanti, di uscire dalle zone confortevoli un giovane che sceglie di vivere sempre la sua vita in un modo confortevole è un giovane che ingrassa... ma non ingrassa la pancia, ingrassa la mente. Per questo io dico ai giovani rischiate, uscite, non avete paura, la paura è un atteggiamento dittatoriale, che ti paralizza.

I leader religiosi presenti all'incontro

Riconoscere gli errori

Ciò che è importante, prosegue Francesco, è rendersi conto, quando accade, di aver sbagliato, di aver fatto errori nel proprio cammino. La conseguente domanda di Francesco suscita la risposta di tutti i giovani: cosa è peggio, chiede, “sbagliare perché faccio un cammino o non sbagliare perché rimango chiuso a casa?”

Un giovane che non rischia che ha paura di sbagliare è un vecchio, capito?

I media non rendano schiavi

Francesco affronta un argomento a lui molto caro, sollevato dalle parole dei ragazzi, l’utilizzo dei media. Il Papa fa il ritratto di chi non li usa, che è un ragazzo “chiuso”, è invece “disperso” il giovane che ne è schiavo.

Tutti i giovani devono usare i media ma usare i media perché ci aiutino ad andare avanti non perché ci rendano schiavi, siete d’accordo o no?

Tutte le religioni portano a Dio

Francesco continua nel suo interrogare i giovani, ne loda la capacità di portare avanti il dialogo interreligioso, indica, incalzato dai ragazzi, che “tutte le religioni sono un cammino per arrivare a Dio”, che nessuna è più importante di un’altra.

Sono come diverse lingue, diversi idiomi, per arrivare lì. Ma Dio è Dio per tutti. E come Dio è Dio per tutti, noi siamo tutti figli di Dio.

L'incontro del Papa con i giovani

Il dialogo contro il bullismo

L’età giovanile è quella del coraggio, che assieme al rispetto è necessario per il dialogo al quale Francesco riconosce, come già fatto in passato, un ruolo fondamentale per affrontare il grave fenomeno del bullismo che, verbale o fisico che sia, resta un’aggressione, ma perpetrata da chi è più debole, spiega il Papa, che fa un esempio doloroso, quello del bullismo contro bambini con disabilità.

Come noi abbiamo le proprie disabilità dobbiamo rispettare le disabilità degli altri, questo è importante perché dico questo? Perché superare queste cose aiuta a quello che voi fate, il dialogo interreligioso, perché il dialogo interreligioso si costruisce con il rispetto degli altri, e questo è molto importante.

Le dittature tagliano il dialogo

Francesco si congeda invitando i giovani a seguire le parole di Raaj, a “fare tutto il possibile per mantenere un atteggiamento coraggioso e promuovere uno spazio in cui i giovani possono entrare e dialogare” perché il “vostro è un dialogo che fa cammino, fa strada”.

E se voi dialogate da giovani, dialogherete più da grandi, da adulti, dialogherete come cittadini, come politici. E vorrei dirvi una cosa storica: ogni dittatura nella storia, la prima cosa che fa è tagliare il dialogo.

Ai giovani di Singapore, “coraggiosi quasi sfacciati”, Francesco augura di andare avanti, “con un’illusione” e non di andare indietro

Rischiate! Al contrario cresce la pancia! God bless you and pray for me, I do for you. E adesso in silenzio facciamo una cosa, preghiamo gli uni per gli altri, in silenzio. Che Dio benedica tutti noi. E quando passa un po’ di tempo che voi già non sarete giovani, sarete grandi e anche sarete nonni, insegnate tutte queste cose ai bambini.
(fonte: Vatican News, articolo di Francesca Sabatinelli 13/09/2024)

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Foto e video













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Concluso il viaggio di Papa Francesco in Asia e Oceania

Il Pontefice è sul volo di rientro in Vaticano dopo 12 giorni di visita in Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor-Leste e Singapore. Previsto nel pomeriggio l’arrivo all’aeroporto di Roma Fiumicino


Il decollo del volo della Singapore Airlines alle ore 6.25 ora italiana, le 12.25 locali, segna la fine del 45.mo viaggio apostolico di Papa Francesco, il più lungo dall’inizio del suo Pontificato. Al Singapore Changi Airport, Francesco è stato accolto dal Ministro della Cultura, della Comunità̀ e della Gioventù̀ nella Sala “Dendrobium” dello scalo dove si è intrattenuto per un breve colloquio prima di imbarcarsi per il volo della durata di oltre 12 ore. Prima di entrare nell’aereo tante persone lo hanno salutato, alcuni gli hanno chiesto un selfie e altri gli hanno fatto dono di un libro. Come di consueto, nel corso del viaggio, risponderà alle domande dei giornalisti presenti sul volo.

Papa Francesco prima di salire sul volo per Roma

Il viaggio più lungo

L’ultimo appuntamento della sua giornata a Singapore è stato l’incontro interreligioso con i giovani nel Catholic Junior College. Da lì il trasferimento allo scalo della città-stato per il rientro in Vaticano. Dal 2 al 13 settembre Francesco ha visitato 4 Paesi: Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor-Leste e Singapore, pronunciando 12 discorsi e 4 omelie, spostandosi con 7 voli aerei.

Telegrammi di sorvolo

“Profondo senso di gratitudine” è stato espresso dal Papa nel telegramma inviato al presidente della Repubblica di Singapore Tharman Shanmugaratnam, “per la calorosa accoglienza e la generosa ospitalità”. Francesco assicura le sue preghiere per la pace, l’unità e il benessere della nazione. Benedizioni e preghiere anche nel telegramma di sorvolo indirizzato ai sovrani della Malesia; auguri e doni di pace e benessere per la Thailandia nel testo inviato al re Maha Vajiralongkorn Rama X. Abbondati doni sull’India sono invocati dal Papa nel telegramma al presidente della Repubblica Droupadi Murmu, preghiere anche per il popolo pakistano nel saluto al presidente della Repubblica Islamica del Pakistan Asif Ali Zardari.

Doni di pace e benedizioni

Al suo omologo del Tagikistan, Emomali Rahmon, il Papa offre le sue preghiere affinché “la nazione sia graziata dal benessere e dalla pace”; benedizione divine per l’Uzbekistan sono invocate nel telegramma al presidente Shavkat Mirziyoyev, stesso augurio Francesco lo indirizza a Sedar Berdimuhamedov, presidente del Turkmenistan. Preghiere di unità e concordia per l’Azerbaigian nel telegramma al presidente della Repubblica Ilham Aliyev, preghiere e benedizioni sul popolo della Georgia nel testo inviato al presidente Salome Zourabichvili. “Prego che la nazione sia benedetta con i doni di pace e benessere”: scrive il Papa nel telegramma al presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan. Abbondanza di benedizioni per la Grecia le assicura Francesco nel testo indirizzato a Katerina Sakellaropoulou, presidente della Repubblica ellenica. Infine nel telegramma al capo di stato albanese Bajram Begaj, il Papa invia benedizioni di armonia e gioia.

“Popoli riconciliati”

Al presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, il Papa rivolge un affettuoso pensiero unito alla preghiera per il bene e il progresso del Paese. Nel telegramma esprime la sua gioia per aver incontrato “comunità cristiane radicate in una profonda fede, colme di fervore e di generosa dedizione al Vangelo”. Apprezzamento poi per la testimonianza di “popoli riconciliati e ancorati a salde tradizioni spirituali”. “Sono grato a Dio – scrive Francesco – per l’esperienza ecclesiale ed interreligiosa vissuta”.


(fonte: Vatican News, articolo di Benedetta Capelli 13/09/2024)

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Vedi anche il post precedente:

"Un cuore che ascolta - lev shomea" n° 44 - 2023/2024 anno B

"Un cuore che ascolta - lev shomea"

"Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)



Traccia di riflessione sul Vangelo
a cura di Santino Coppolino


XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B 

Vangelo:


Le condizioni per la sequela non sono una passeggiata e più chiaro di così Gesù non poteva parlare: «Se qualcuno vuole venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua». Così dicendo Gesù ci costringe a mettere in discussione le nostre idee sul Messia, ci esorta a rinnegare quelle immagini di Dio che ci portiamo dentro e che abbiamo fabbricato con le nostre stesse mani. Il Signore ci invita ad abbandonare gli idoli per accogliere Lui, il Crocifisso amante del Padre e dei fratelli, l'unica vera immagine dell'unico vero Dio. «La Chiesa deve imprimersi bene nel cuore che il suo Messia è il Crocifisso» (cit.). Per Pietro e per i discepoli di allora e di sempre, la scelta di Gesù è sempre «scandalo e follia», poiché è impensabile che l'Unto del Signore possa essere sconfitto e ucciso. Per questa ragione Pietro cerca di dissuadere il Maestro, anzi di esorcizzarlo (in gr. epitimàn). Pietro è immagine di quanti ancora non siamo in grado di compiere l'esodo, il passaggio dalle false immagini di Dio al Padre di Gesù. E' l'eterna battaglia contro le tentazioni del potere che Gesù ha affrontato e vinto durante tutta la sua vita, la perenne lotta contro il tentatore che, con l'aiuto dello Spirito di Gesù, siamo chiamati a vincere se davvero desideriamo essere suoi discepoli. Camminare dietro Gesù vuol dire scegliere di dirigere i nostri passi sulla via da Lui tracciata, fino al termine del cammino, fin sopra il Calvario, fin sopra quella croce che ancora oggi è «scandalo e follia» (1Cor 1,23) per noi e per il mondo, senza avere la pretesa di indicare noi la via al Maestro.


sabato 14 settembre 2024

L'OCCASIONE - Gesù non è la risposta alle nostre domande, è lui la domanda ... Gesù è novità in cammino. - XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B - Commento al Vangelo a cura di P. Ermes Ronchi

L'OCCASIONE
 

Gesù non è la risposta alle nostre domande, 
è lui la domanda ... 
Gesù è novità in cammino.
 

In quel tempo, Gesù interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti». Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». (...) Mc 8,27-35
 
L'OCCASIONE
 
Gesù non è la risposta alle nostre domande, è lui la domanda ... Gesù è novità in cammino.


Ambiguità, incoerenza.

Gesù preferisce le storie rotte a quelle perfette, le vite incamminate a quelle stanziali.
Quando sono vero sono debole. Quando siamo veri siamo tutti feriti. Ma quando sono debole è allora che sono forte, perché entra in me il vasaio che mi rimette sul tornio e fa dei miei cocci un canale per altre seti.

E per la strada interrogava.

Gesù non è la risposta alle nostre domande, è lui la domanda; ogni sua parola porta scritto: più in là! La sua dimora è sempre oltre.

Ma la gente, chi dice che io sia? Gesù non vuole un sondaggio per misurare la sua popolarità, vuole capire cosa del suo messaggio ha raggiunto il cuore.

Infatti la risposta della gente rivela un’idea sbagliata di lui: per qualcuno è un moralizzatore di costumi, tipo Giovanni il Battista; per altri è forza che abbatte i falsi profeti, come Elia; altri ancora colgono solo l’eco di vecchi messaggi già ascoltati, lui è “uno dei profeti”.

Ma Gesù non è niente fra le cose di ieri. È novità in cammino.

E il domandare si fa più diretto: ma voi chi dite che io sia?

Innanzitutto mette in discussione se stesso. Sottoporsi alla valutazione altrui costa molta umiltà e libertà, e con questa domanda Gesù si comporta da innamorato: Quanto conto io per te?

Non ha bisogno di sapere se lo ritengono più bravo dei profeti di prima, lui vuole sapere se Pietro è innamorato, se l’ha accolto nel cuore, se gli da tempo e passione.

Tu sei il Cristo, Pietro è irruente, sei il senso di Israele e della mia vita.

A questo punto Gesù cominciò a insegnare che il Cristo doveva soffrire e venire ucciso, per poi risorgere il terzo giorno.

Ma come fa Pietro ad accettare un messia perdente? “Tu sei il messia, l’atteso, che senso ha un messia sconfitto?”

Allora Gesù lo prende in disparte. E qui la tensione si alza, fino a che il dialogo culmina in parole durissime: va dietro di me, satana. Il tuo posto è seguirmi.

Pietro è la voce di ogni ambiguità umana, e la soluzione è quella indicatagli: va dietro di me.

Gesù ha accarezzato le mie ferite e contraddizioni, e mi fa camminare proprio lì, lungo la “linea incerta che addividi la luci dallo scuru” (A. Camilleri).

Il miracolo è che la debolezza, la fatica, l’ambiguità incolpevole, grano e zizzania intrecciati, le notti senza frutto, i rinnegamenti, non sono un’obiezione, ma un’occasione per essere fatti nuovi, per stare bene con il Signore, per rinnovare la nostra passione per lui e per ricominciare, attraverso inizi sempre nuovi: Tu seguimi!

Ti seguirò, Signore. Con le parole più belle che ho per te: tu sei per me quello che è la primavera per i fiori, quello che il vento è per l'aquilone.

Sei venuto con il soffio di un bacio sulla fronte, e hai aperto la mia strada.



VIAGGIO APOSTOLICO DI PAPA FRANCESCO IN ASIA E OCEANIA (2-13 settembre 2024) - Conferenza stampa sul volo di ritorno - (cronaca, testi, foto e video)

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ FRANCESCO
IN INDONESIA, PAPUA NUOVA GUINEA,
TIMOR-LESTE, SINGAPORE

(2-13 settembre 2024)


CONFERENZA STAMPA DEL SANTO PADRE
DURANTE IL VOLO DI RITORNO

Volo papale
Lunedì, 13 settembre 2024


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Il Papa: guerra a Gaza, è troppo! Non si fanno passi per la pace

Sul volo che da Singapore lo riporta a Roma, Francesco dialoga con i giornalisti al seguito e parla del dramma dei civili uccisi. Sulle elezioni americane: tra Harris e Trump ognuno scelga in coscienza. Netta condanna sia dell’aborto che del respingimento dei migranti. Giudizio positivo sull’accordo con i cinesi: la Cina è una promessa e una speranza per la Chiesa

La guerra a Gaza è troppo! Sul volo che da Singapore lo riporta a Roma, Papa Francesco incontra i giornalisti al seguito e parla della drammatica situazione in Terra Santa. Le vittime a Gaza sono più di 41mila. Una domanda ha toccato il tema delle elezioni americane e la difficoltà di scegliere per un cattolico. Parole di apertura sulla Cina, che Francesco definisce «una promessa e una speranza per la Chiesa».

Matteo Bruni

Salve, Santità. Grazie per questi giorni – molti giorni – di viaggio. Grazie anche per averci fatto percepire di più la gioia della gente che la nostra stanchezza. E adesso ci sono un po’ di domande da parte dei giornalisti che hanno viaggiato con Lei. Le prime, come da tradizione.

Prima di tutto voglio ringraziare tutti voi per questo lavoro, per questa compagnia nel viaggio, che per me è molto importante. Poi, io vorrei congratularmi con la “decana”, perché Valentina Alazraki fa il 160° viaggio, con questo! Io non le dirò che deve andare in pensione, ma che continui così! Bene, adesso fate le domande. E grazie tante!

Un'espressione di Papa Francesco durante la conferenza stampa

Pei Ting Wong (The Streits Times, Singapore)

Papa Francesco, sono felice che Lei stia bene e che stia tornando a Roma. Spero che abbia apprezzato la visita a Singapore e anche il cibo locale. Siamo freschi dell’esperienza di Singapore e possiamo partire da lì. In generale, cosa ha valorizzato maggiormente di Singapore: la cultura, la gente? È stato sorpreso da quello che ha visto? E cosa può imparare Singapore dagli altri tre Paesi che abbiamo visitato, in modo specifico mi riferisco al Suo messaggio riguardo a un compenso equo ai lavoratori migranti a basso reddito: cosa ha ispirato questo messaggio, quale il pensiero all’origine? E l’altra domanda – mi scusi, ne ho un’altra –: Lei ha detto che Singapore ha un ruolo molto speciale da svolgere in ambito internazionale. Cosa può fare Singapore in questo mondo di conflitti, e come il Vaticano, in quanto alleato diplomatico, può contribuire? Grazie.

Papa Francesco

Grazie a Lei. Prima di tutto, io non mi aspettavo di trovare Singapore così. Dicono che la chiamano la New York dell’Oriente: un Paese sviluppato, pulito, gente educata, la città con grattacieli grandi e anche una grande cultura interreligiosa. L’incontro interreligioso che ho avuto alla fine è stato un modello, un modello di fratellanza. Poi ho visto anche, già parlando dei migranti, i grattacieli per gli operai. I grattacieli lussuosi e gli altri sono ben fatti e puliti, e questo mi è piaciuto tanto. Io non ho sentito che ci sia una discriminazione, non ho sentito. Mi ha colpito la cultura. Con gli studenti, per esempio, l’ultimo giorno: sono rimasto colpito dalla cultura. Il ruolo internazionale: ho visto che la prossima settimana c’è una “Formula Uno”, credo… Il ruolo internazionale è di una capitale che attira le culture e questo è importante. È una grande capitale. Io non mi aspettavo di trovare una cosa del genere.

Il Papa risponde a una giornalista durante la conferenza stampa

Pei Ting Wong

C’è l’altra domanda: Singapore può imparare dai tre Paesi – Papua Nuova Guinea, Indonesia e Timor Est?

Papa Francesco

Sai, sempre si può imparare qualcosa, perché ogni persona e ogni Paese ha una ricchezza diversa dall’altro. Per questo è importante la fratellanza nella comunicazione. Per esempio, se penso a Timor Est, una cosa è che lì ho visto tanti bambini, e a Singapore non ne ho visti tanti. È forse una cosa da imparare…

Pei Ting Wong

Sì, noi abbiamo un tasso di natalità basso.

Papa Francesco

Hanno paura? Qual è il vostro tasso di natalità?

Pei Ting Wong

Inferiore a 1,2%, più basso di quello del Giappone, per quanto ne sappia.

Papa Francesco

Il futuro sono i bambini! Pensate a questo. Grazie. Ah, un’altra cosa: voi, gli abitanti di Singapore, siete simpaticissimi. You smile, smile…

Francesco ripreso dai giornalisti durante la conferenza stampa sull'aereo papale

Delfim De Oliveira, GMN TV (Grupo Média Nacional, Timor Est)

Santo Padre, La ringrazio per questa opportunità. Il Suo messaggio finale nella Messa a Taci Tolu, è la notizia più diffusa adesso in Timor. Lei ha utilizzato l’espressione “coccodrilli” per attirare l’attenzione dei timoresi sulla presenza dei coccodrilli a Timor Est. Cosa intendeva dire con questo?

Papa Francesco

Ho preso l’immagine dei coccodrilli che vengono sulla spiaggia. Timor Est ha una cultura semplice, familiare, gioiosa e ha una cultura di vita, ha tanti bambini, tanti, e io, quando parlavo di coccodrilli, parlavo delle idee che possono venire da fuori per rovinare questa armonia che voi avete. Ti dico una cosa: io sono rimasto innamorato di Timor Est! Un’altra cosa?...

Delfim De Oliveira

Il popolo timorese è a maggioranza cattolica; in questo momento, c’è una forte presenza di sette in Timor Est: l’espressione “coccodrilli” può essere stata riferita anche alle sette in Timor?

Papa Francesco

 Può darsi. Io non parlo di questo, non posso, ma può darsi. Perché tutte le religioni vanno rispettate, ma si fa una distinzione tra religione e setta. La religione è universale, qualsiasi religione; la setta è restrittiva, è un gruppetto che sempre ha un’altra intenzione. Grazie, e complimenti per il tuo Paese.


Il Papa durante la conferenza stampa sul volo di rientro dal viaggio in Asia

Francisca Christy Rosana (Tempo Media Group, Indonesia)

Grazie, Papa Francesco: sono Francisca, di Tempo Magazine. Spero abbia avuto momenti indimenticabili in Indonesia, perché la gente nel Paese, e non soltanto i cattolici, L’aspettavano da tanto tempo. Le mie domande sono queste: ci siamo resi conto che il Paese ancora sta combattendo per la democrazia. Qual è la Sua impressione e quale il Suo messaggio per noi? E l’ultima domanda: Papua e Indonesia hanno lo stesso problema con Papua Nuova Guinea, a volte: gli investimenti nel settore minerario sono riservati agli oligarchi e nel frattempo la gente del posto e i nativi non usufruiscono dei benefici che derivano da questa attività. Cosa ne pensa, e cosa si può fare? Grazie, Papa Francesco.

Papa Francesco

Questo è un problema, direi, comune alle Nazioni in via di sviluppo. Per questo è importante quello che dice la dottrina sociale della Chiesa: che dev’esserci comunicazione tra i diversi settori della società. Lei ha detto che l’Indonesia è un Paese in via di sviluppo, e forse una delle cose che va sviluppata è precisamente questa: il rapporto sociale. Ma sono rimasto contento della visita al suo Paese. Molto bene, molto bello!

Matteo Bruni

Santità, la stampa della Papua Nuova Guinea ha seguito con grande interesse il Suo viaggio, però purtroppo non le è stato possibile avere un giornalista su questo volo. Allora colgo l’occasione io per chiederLe se c’è qualcosa che vuole raccontarci della Papua Nuova Guinea, in particolare anche di Vanimo, che è un posto dove mi sembra che Lei abbia voluto andare personalmente.

Papa Francesco

Mi è piaciuto il Paese, e ho visto un Paese in via di sviluppo forte. Poi ho voluto andare a Vanimo per trovare un gruppo di preti e suore argentini che lavorano lì, e ho visto un’organizzazione molto bella, molto bella! In tutti i Paesi l’arte è molto sviluppata: le danze, altre espressioni poetiche… Ma in Papua Nuova Guinea è impressionante, e a Vanimo impressiona lo sviluppo dell’arte. Questo mi ha colpito molto. I missionari che ho visitato sono nella foresta, vanno dentro la foresta a lavorare. Mi è piaciuto Vanimo, e il Paese pure. Grazie.

Stefania Falasca (Tianou Zhiku)

Buona sera, Santo Padre. Purtroppo il cinese non lo parlo! Veniamo da Singapore che è un Paese con una popolazione a maggioranza cinese, ed è un modello di convivenza armoniosa e pacifica. E appunto sulla pace: volevo sapere che cosa ne pensa, vista la vicinanza anche con la Cina continentale, degli sforzi fatti dalla Cina per il raggiungimento di un cessate-il-fuoco nelle regioni sotto conflitto, come la Striscia di Gaza: a luglio è stata firmata a Pechino la “dichiarazione di Pechino” per porre fine alle divisioni tra i palestinesi. E poi, se ci sono spazi di collaborazione sulla pace tra la Cina e la Santa Sede. Un’ultima cosa: siamo a ridosso del rinnovo dell’accordo Cina-Santa Sede sulle nomine dei vescovi. Lei è soddisfatto o no dei risultati del dialogo, che sono stati finora ottenuti?

Papa Francesco

Prendo l’ultima: io sono contento dei dialoghi con la Cina, il risultato è buono, anche per la nomina dei vescovi si lavora con buona volontà. E per questo ho sentito la Segreteria di Stato, su come vanno le cose: io sono contento. L’altra cosa è la Cina: la Cina per me è una ilusión [un desiderio], nel senso che io vorrei visitare la Cina, perché è un grande Paese; io ammiro la Cina, rispetto la Cina. È un Paese con una cultura millenaria, una capacità di dialogo, di capirsi tra loro che va oltre i diversi sistemi di governo che ha avuto. Credo che la Cina sia una promessa e una speranza per la Chiesa. La collaborazione si può fare, e per i conflitti certamente. In questo momento, il cardinale Zuppi si muove in questo senso e ha rapporti anche con la Cina.

Anna Matranga (CBS News)

Buona sera, Santità. Lei ha sempre parlato in difesa della dignità della vita. In Timor Est, un Paese con una natalità molto alta, Lei ha detto che si sente pulsare ed esplodere la vita per i tanti bambini. In Singapore ha parlato in difesa dei lavoratori migranti. In vista delle prossime elezioni negli Stati Uniti vorrei chiederLe: che consiglio può dare a un elettore cattolico che deve decidere fra un candidato che è favorevole all’interruzione della gravidanza, e un altro che vorrebbe deportare 11 milioni di migranti?

Papa Francesco

Ambedue sono contro la vita, sia quello che butta via i migranti sia quello che uccide i bambini. Ambedue sono contro la vita. Non si può decidere, io non posso dire, non sono statunitense, non andrò a votare lì, ma sia chiaro: mandare via i migranti, non dare ai migranti capacità di lavorare, non dare ai migranti accoglienza è peccato, è grave. Nell’Antico Testamento c’è un ritornello: l’orfano, la vedova e lo straniero, cioè il migrante. Sono i tre che il popolo di Israele deve custodire. Chi non custodisce il migrante, manca, è un peccato, un peccato anche contro la vita di quella gente. Io sono stato a celebrare Messa alla frontiera, vicino alla diocesi di El Paso, e c’erano tante scarpe di migranti che sono finiti male, lì. Oggi c’è un flusso di migranti all’interno dell’America Centrale che tante volte vengono trattati come schiavi, perché si approfittano di questo. La migrazione è un diritto, un diritto che già nella Sacra Scrittura, nell’Antico Testamento c’era. Lo straniero, l’orfano e la vedova: non dimenticare questo. Questo è quello che io penso dei migranti. Poi, l’aborto. La scienza dice che al mese dal concepimento ci sono tutti gli organi di un essere umano, tutti. Fare un aborto è uccidere un essere umano. Ti piaccia la parola o non ti piaccia, ma è uccidere. Questo. La Chiesa non è chiusa perché non permette l’aborto: la Chiesa non permette l’aborto perché è uccidere, è un assassinio, è un assassinio. E su questo dobbiamo avere le cose chiare. Mandare via i migranti, non lasciarli sviluppare, non lasciare che abbiano la loro vita è una cosa brutta, è cattiveria. Mandare via un bambino dal seno della mamma è un assassinio, perché c’è vita. E in queste cose dobbiamo parlare chiaro. “No, ma, però…”. Niente “però”. Ambedue le cose sono chiare. L’orfano, lo straniero e la vedova: non dimenticare quello.

Anna Matranga

Possono esserci circostanze in cui sia moralmente ammissibile per un cattolico votare per un candidato che è favorevole all’interruzione della vita?

Papa Francesco

Nella morale politica, in genere si dice che non votare è brutto, non è buono: si deve votare. E si deve scegliere il male minore. Chi è il male minore, quella Signora o quel Signore? Non so, ognuno in coscienza pensi e faccia questo.

Mimmo Muolo (Avvenire)

Buonasera, Santità, e grazie per questi giorni. A nome dei giornalisti italiani vorrei chiederLe: c’è il pericolo che il conflitto di Gaza si estenda anche alla Cisgiordania e c’è stata un’esplosione, poche ore fa, che ha causato la morte di 18 persone, tra cui alcuni operatori Onu. Quali sono i suoi sentimenti in questo momento? E che cosa si sente di dire alle parti in guerra? C’è la possibilità eventualmente anche di una mediazione della Santa Sede per arrivare a un cessate-il-fuoco e all’auspicata pace? Grazie.

Papa Francesco

La Santa Sede lavora per questo. Vi dico una cosa: tutti i giorni chiamo a Gaza, tutti i giorni, la parrocchia di Gaza. Lì dentro, nella parrocchia e nel collegio, ci sono 600 persone: cristiani e musulmani, ma vivono come fratelli. Mi raccontano cose brutte, cose difficili. Io non posso qualificare se questa azione di guerra è troppo sanguinaria o no, ma per favore, quando si vedono i corpi di bambini uccisi, quando si vede che presumendo che ci siano lì alcuni dei guerriglieri, si bombarda una scuola: è brutto questo, è brutto! A volte si dice che è una guerra difensiva o no, ma alcune volte credo che sia una guerra troppo, troppo… E - mi scuso di dire questo - ma non trovo che si facciano i passi per fare la pace. Per esempio, a Verona, ho avuto un’esperienza molto bella: un ebreo, a cui era morta la moglie sotto un bombardamento, e uno di Gaza, a cui era morta la figlia, ambedue hanno parlato della pace, si sono abbracciati e hanno dato una testimonianza di fratellanza. Io dirò questo: è più importante la fratellanza che l’uccisione del fratello. Fratellanza, darsi la mano. Alla fine, chi vince la guerra troverà una grande sconfitta. La guerra sempre è una sconfitta, sempre, senza eccezioni. E questo non dobbiamo dimenticarlo. Per questo, tutto quello che si fa per la pace è importante. E inoltre voglio dire una cosa – questo è un po’ immischiarmi in politica ma voglio dirlo –: ringrazio tanto, tanto quello che fa il re della Giordania. È un uomo di pace e sta cercando di fare la pace, re Abdallah è un uomo bravo, buono.

Lisa Weiss (ARD)

Santo Padre, grazie per questi giorni. Durante questo viaggio Lei ha parlato molto apertamente, in maniera molto diretta, dei problemi di ogni Paese, non soltanto delle sue bellezze. E proprio per questo ci siamo chiesti come mai non abbia parlato del problema che a Singapore esiste ancora la pena di morte.

Papa Francesco

È vero, sì, non mi è venuto in mente. Ma la pena di morte non funziona: lentamente dobbiamo cercare di eliminarla, lentamente. Tanti Paesi hanno la legge ma non eseguono la sentenza. Negli Stati Uniti è lo stesso per alcuni Stati. Ma la pena di morte va fermata. Non va, non va.

Simon Leplâtre (Le Monde)

Santo Padre, in primo luogo grazie tante per questo viaggio affascinante. A Timor Est, ha parlato delle giovani vittime di abusi sessuali. Naturalmente, ci è venuto in mente il vescovo Belo. In Francia abbiamo un caso simile, quello dell’Abbé Pierre, fondatore dell’associazione benefica Emmaus, per molti anni eletto personaggio preferito dai francesi. In ambedue i casi, il carisma di queste due persone ha reso molto più difficile credere a quanto accaduto. Vorrei chiederLe: cosa sapeva il Vaticano dell’Abbé Pierre, e cosa Lei potrebbe dire a tutte quelle persone che fanno fatica a credere che una persona che ha fatto tanto bene possa anche avere commesso dei crimini? Parlando invece della Francia, vorrei sapere: Lei sarà a Parigi in occasione della riapertura della cattedrale di Notre-Dame? Grazie tante.

Papa Francesco

Rispondo prima all’ultima: non andrò a Parigi. Poi, la prima. Tu hai toccato un punto molto dolente, molto delicato. Gente buona, gente che fa il bene – hai nominato l’Abbé Pierre – che poi, con tanto bene che ha fatto, si vede che questa persona è un peccatore brutto. E questa è la nostra condizione umana. Non dobbiamo dire “copriamo, copriamo, perché non si veda”. I peccati pubblici sono pubblici e vanno condannati. Per esempio, l’Abbé Pierre è un uomo che ha fatto tanto bene, ma è anche un peccatore. E noi dobbiamo parlare chiaro su queste cose, non nascondere. Il lavoro contro gli abusi è una cosa che tutti noi dobbiamo fare: ma non solo contro gli abusi sessuali, contro ogni tipo di abuso: l’abuso sociale, l’abuso educativo, cambiare la mentalità alla gente, togliere la libertà… L’abuso è, a mio giudizio, è una cosa demoniaca, perché ogni tipo di abuso distrugge la dignità della persona, ogni tipo di abuso cerca di distruggere quello che tutti noi siamo: immagine di Dio. Io sono contento quando questi casi vengono fuori. E vi dirò una cosa, che forse ho detto un’altra volta: cinque anni fa, abbiamo fatto un incontro con i presidenti delle Conferenze episcopali sui casi di abusi sessuali e di altri abusi, e abbiamo avuto una statistica molto ben fatta, credo delle Nazioni Unite. Dal 42 al 46 per cento degli abusi si verificano in famiglia o nel quartiere… Per finire: l’abuso sessuale dei bambini, dei minorenni è un crimine, è una vergogna.

Elisabetta Piqué (La Naciòn)

Prima di tutto, grazie per questo viaggio bellissimo ai confini del mondo: è stato il più lungo del Pontificato. E parlando di viaggi lunghi, tutti in questo viaggio, molti colleghi mi hanno domandato: “Ma si va in Argentina?”. Lei tante volte ha detto che magari a fine anno… Questa è la prima domanda: se andiamo in Argentina o no. E la seconda, sul Venezuela: come Lei sa, c’è una situazione drammatica; in questi giorni in cui Lei era in viaggio il presidente teoricamente eletto ha dovuto esiliarsi in Spagna. Che messaggio darebbe al popolo del Venezuela? Grazie.

Papa Francesco

Io non ho seguito la situazione del Venezuela, ma il messaggio che darei ai governanti è dialogare e fare la pace. Le dittature non servono e finiscono male, prima o dopo. Leggete la storia della Chiesa. Io direi che il governo e la gente facciano di tutto per trovare un cammino di pace, per il Venezuela. Non riesco a dare un’opinione politica perché non conosco i dettagli. So che i vescovi hanno parlato e il messaggio dei vescovi dev’essere più buono. E poi, se andrò in Argentina, è una cosa ancora non decisa. Io vorrei andare, è il mio popolo, vorrei andare; ma ancora non è decisa, perché ci sono diverse cose da risolvere prima. È tutto?

Elisabetta Piqué

Nel caso si andasse, potrebbe esserci uno scalo nelle Canarie?

Papa Francesco

Tu mi hai letto nel pensiero. Io penso un po’ a questo: andare nelle Canarie, perché lì ci sono le situazioni dei migranti che vengono dal mare, e vorrei essere vicino ai governanti e al popolo della Canarie. È così.

Bonifasius Josie Susilo Hardianto (Kompas.Id)

Grazie, Santo Padre. Alcuni Paesi si stanno ritirando dal loro impegno preso con l’Accordo di Parigi, a causa di difficoltà economiche, soprattutto dopo la pandemia. Molti Paesi esitano ad affrontare la transizione verso un’energia pulita e meno basata su combustibili fossili. Cosa pensa di questa cosa?

Papa Francesco

Penso che il problema climatico è grave, è molto grave. Dal momento di Parigi (la Cop21 nel 2015, ndr), che è stato il culmine, poi gli incontri climatici sono in discesa. Si parla si parla ma non si fa. Questa è la mia impressione. Su questo ho parlato nei due scritti, Laudato si’ e Laudate Deum.

Matteo Bruni

Intanto, ringraziamo, Santità…

Papa Francesco

Grazie a voi. Grazie. E avanti, coraggio. Speriamo che ci diano da mangiare, adesso!... No, Una cosa a cui non avevo risposto…

Matteo Bruni

Per completare la risposta a Simon Leplâtre…

Papa Francesco

Cosa sapeva il Vaticano dell’Abbé Pierre. Non so quando il Vaticano è venuto a saperlo, non lo so. Non lo so perché io non ero qui e mai mi è venuta l’idea di fare una ricerca su questo. Ma certamente dopo la morte, sicuro; prima, non so.

Matteo Bruni

Grazie ancora, Santità, per questo chiarimento. Buona conclusione di viaggio.

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