Diana Papa
La preghiera personale e comunitaria,
un incontro d’amore col Signore
Cogliamo l’occasione dell'Anno della preghiera indetto da Papa Francesco per rivisitare la qualità della nostra preghiera. Incontrare il Signore, anche nel deserto, è attenderlo nel silenzio, è fermarsi nella solitudine in Lui, è dare un nome alla Sua presenza, è mettersi in ascolto, è divenire consapevoli che Egli è sempre presente nella nostra vita, in quella degli altri, nella storia, anche quando ce ne dimentichiamo. Lasciandoci amare, coltiviamo uno stile cristiano che riflette costantemente una vita di fede
Foto Calvarese/SIR
Il 21 gennaio 2024, in occasione della domenica della Parola, Papa Francesco ha dato inizio all’Anno della preghiera in preparazione al Giubileo del 2025.
Perché un anno dedicato alla preghiera? Non è questione di apprendere nozioni sull’argomento, quanto
vi è l’urgenza di riscoprire o rivitalizzare la relazione con Dio,
di far memoria che il Padre di Gesù Cristo e Padre nostro sempre ci attende con amore fedele e che è presente nella nostra vita.
Papa Francesco durante una catechesi sulla preghiera ha affermato: “La preghiera è uno slancio, è un’invocazione che va oltre noi stessi: qualcosa che nasce nell’intimo della nostra persona e si protende, perché avverte la nostalgia di un incontro. Quella nostalgia che è più di un bisogno, più di una necessità: è una strada. La preghiera è la voce di un ‘io’ che brancola, che procede a tentoni, in cerca di un ‘Tu’. L’incontro tra l’’io’ e il ‘Tu’ non si può fare con le calcolatrici: è un incontro umano e tante volte si procede a tentoni per trovare il ‘Tu’ che il mio ‘io’ sta cercando”.
Il cuore della persona cerca ovunque un senso da dare alla propria vita, ma spesso non sa che cosa inseguire.
Molte volte non riesce a dare un nome al suo bisogno profondo, ma, quando si ferma, si rende conto che è importante la ricerca personale. Scavando in sé, si accorge che nel profondo anela a Dio, ha bisogno di incontrarlo, di riposare in Lui.
Il Padre di Gesù Cristo e nostro ci precede sempre e ci attende, per avvolgerci tra le sue braccia con la tenerezza di Colui che ama nella gratuità con amore senza fine. Quando lasciamo modulare il tempo dall’incontro con il Signore, scopriamo che il bisogno di infinito avvertito in profondità nel silenzio adorante è sete di Dio.
Cogliamo l’occasione quindi per rivisitare la qualità della nostra preghiera.
Incontrare il Signore, anche nel deserto, è attenderlo nel silenzio, è fermarsi nella solitudine in Lui, è dare un nome alla Sua presenza, è mettersi in ascolto, è divenire consapevoli che Egli è sempre presente nella nostra vita, in quella degli altri, nella storia, anche quando ce ne dimentichiamo. Lasciandoci amare, coltiviamo uno stile cristiano che riflette costantemente una vita di fede.
Nell’incontro con Lui impariamo a codificare nella preghiera le domande fondamentali che attendono una risposta. Nella misura in cui ci abbandoniamo al Signore, sperimentiamo che Egli parla sempre al nostro cuore e ci dona la pace soprattutto quando attraversiamo il nostro deserto.
Quanto più sperimentiamo la bellezza dello stare con Lui, tanto più l’esperienza orante ci spinge a diffondere ovunque la nostalgia di Dio che ci risponde unicamente con il suo esserci.
“Nell’amicizia profonda con Gesù e vivendo in Lui e con Lui la relazione filiale con il Padre, attraverso la nostra preghiera fedele e costante, possiamo aprire finestre verso il Cielo di Dio. Anzi, nel percorrere la via della preghiera, senza riguardo umano, possiamo aiutare altri a percorrerla: anche per la preghiera cristiana è vero che, camminando, si aprono cammini” (Benedetto XVI).
Che cos’è per me la preghiera?
Quando ho fatto esperienza di incontro profondo con il Signore?
Come la preghiera guarisce il mio cuore e mi apre alle relazioni?
La preghiera è il tempo in cui permettiamo a Dio di imprimere nella nostra esistenza i sentimenti del Figlio da tradurre ovunque in gesti concreti, è il tempo in cui facciamo spazio solo a ciò che conta, è il tempo in cui, consegnandoci a Lui quale docile strumento nelle sue mani, impariamo a rendere credibile il suo amore ovunque.
Vivendo in relazione con il Signore, lo Spirito ci aiuta a vivere costantemente in uno stato di conversione, a considerare vitale il tempo della preghiera, a coltivare la consapevolezza di vivere sempre alla Sua presenza.
Egli parla al nostro cuore, ci guida a non identificare l’incontro con Lui solo con le opere da compiere, a non lasciarci travolgere dalla realizzazione dei progetti per Dio che pian piano possono divenire proprietà individuale da difendere.
Durante la preghiera il Signore apre il nostro cuore, ci fa scoprire volti da amare e, nonostante la nostra mancanza di fedeltà relazionale, conta su di noi, ci guarda, ci ama, ci attende sempre, ci invia per le strade del mondo per donare a tutti, sull’esempio di Gesù, l’amore ricevuto nella relazione con Lui.
Quali resistenze rilevo in me e come le supero nella condivisione dell’esperienza di preghiera?
Sono fedele agli appuntamenti con Gesù Cristo?
(fonte: Sir 11 Maggio 2024)