IL PIANO INCLINATO
Fondersi con qualcosa che cambia la direzione della vita,
per poter vivere, semplicemente vivere, vivere davvero.
I commenti di p. Ermes al Vangelo della domenica sono due:
- il primo per gli amici dei social
- il secondo pubblicato su Avvenire
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Giovanni 6, 51-58.
per i social
IL PIANO INCLINATO
Fondersi con qualcosa che cambia la direzione della vita, per poter vivere, semplicemente vivere, vivere davvero.
Nella sinagoga di Cafarnao, cala il discorso più dirompente di Gesù: mangiate la mia carne, bevete il mio sangue.
Nel deserto della vita, trovare pane che dia senso all’esistenza si rivela l’unico sentiero.
Un invito che sconcerta amici e avversari quello di Gesù, che ostinatamente ribadisce per otto volte. Incalzante convinzione: fondersi con qualcosa che cambia la direzione della vita, per poter vivere, semplicemente vivere, vivere davvero.
Mentre la nostra esperienza attesta che la vita scivola inesorabilmente verso la morte, Gesù capovolge questo piano inclinato, mostrando che ogni vita scivola verso Dio. Anzi, che è la vita di Dio a scorrere, venire, perdersi dentro la nostra. Viene dentro le creature come lievito nel pane, come pane nel corpo, come corpo nell'abbraccio. Dentro l'amore.
Il nostro pensiero va all'Eucaristia. È lì la risposta? Ma a Cafarnao Gesù non indica un rito liturgico; lui non è venuto per inventare liturgie, ma fratelli liberi e amanti, vivendo la grande liturgia dell'esistenza, della persona che è realtà, che è storia.
Io vivo di un Altro! Dalla bocca di Dio vengono parole che danno luce, acqua, terra e vento. È questa la mia sorgente e il mio fine. Cosa farò? La prima lettura mi soccorre: ricordati del cammino che il Signore ti ha fatto percorrere, alla ricerca della Vita.
Ricordati, perché l'oblio è la radice di tutti i mali. Ricordati del cammino, delle sorgenti, del salire e del fiorire, del crescere. Ricordati del vento delle piste, della bellezza dell'anima affaticata dal richiamo di cose lontane. Ricordati che essere uomo-con-Dio è il contrario dello smarrirsi fra le dune. E di tutta la manna scesa all'improvviso, del tuo stupore negli occhi e nel cuore, della gioia contagiosa che di colpo risollevava la tua gente.
Tutti possiamo raccontare del nostro viaggio nella vita, non solo di scorpioni e serpenti, ma anche di acqua scaturita all'improvviso, quando un giorno eravamo a terra e dal cielo è arrivato qualcosa, una forza, un amore, un amico, un canto. Improvvisi squarci si sono aperti a ricordarci che non viviamo soli nel cerchio chiuso dei nostri problemi, ma che un amore spinge per aprirsi un varco nei confini della storia.
Se sono sopravvissuto, se non sono diventato io stesso un deserto, terra spenta e inospitale, lo devo a un Altro. Io vivo di Dio. Ricordare è dialogare con la mia storia, rimanere con la mia sorgente.
Allora ad ogni messa, con quel piccolo pane tra le dita, voglio dialogare, senza fine e dal profondo, come Israele di fronte alla manna: man hu? Che cos'è? È Dio in cerca della fame e della sete dell'uomo. Che cos'è? È Gesù Cristo, fame d'altro per chi è sazio di solo pane. Che cos'è? È Lui che vive donandosi, a me che vivo di pane e di miracolo.
Leggi su Avvenire