Naufragio di Cutro, don Rosario Morrone:
“Basta porti chiusi, è una vergogna;
al governo chiedo un po’ di umanità”
Il parroco di Botricello, tra i primi ad arrivare sulla spiaggia mentre il mare restituiva i corpi: «Sento l’urlo dei bimbi affogati»
Resti del naufragio sulla spiaggia di Steccato di Cutro, Crotone (ansa)
«Per i migranti serve un sistema che metta al primo posto accoglienza e umanità. Il resto viene dopo». Lo invoca alzando la voce, don Rosario Morrone, nel giorno in cui il Cdm si riunisce a Cutro. Il Parroco di Botricello, a pochi chilometri dal luogo del naufragio sulle coste calabresi, si occupa di immigrazione dal 1998, ed è stato tra i primi ad arrivare sulla spiaggia mentre il mare restituiva i corpi.
Che cosa chiede al governo?
«Accoglienza. Corridoi umanitari e flussi regolari di ingresso dai luoghi di guerra, dittatura, povertà estrema. Non è giusto che famiglie disperate si avventurino in mano a trafficanti. Non è giusto che rischino di morire. Io domando umanità. Ci sarà un motivo se mettono in gioco la loro vita, non vanno in crociera. Superiamo la logica dei porti chiusi, è una vergogna umana».
Come distribuirebbe le responsabilità?
«Prima li accogliamo, poi magari litighiamo in Europa, pressiamo Bruxelles affinché non ci lasci soli. Ma occorre strutturare subito un’organizzazione intelligente che eviti le tragedie. Anche aiutando a non partire, sostenendo lo sviluppo dei Paesi d’origine».
Ha fiducia che qualcosa del genere possa essere attuato?
«No».
Che cosa ricorda di quelle ore drammatiche?
«Ogni sera “sento” l’urlo di quei morti che gridano aiuto. E poi quei bimbi chiusi in due buste…».
Ha funzionato la gestione delle salme?
«Su questo sono più positivo. Abbiamo lavorato con la prefettura, e credo che alla fine la questione sia stata amministrata bene. Sei miei parrocchiani hanno offerto dei loro loculi per la sepoltura di alcuni migranti sconosciuti».
(fonte: Vatican Insider, articolo di Domenico Agasso 09/032023)
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Tutta colpa dei trafficanti?
Un dubbio e un'obiezione.
Il dubbio riguarda la ricostruzione dei fatti della notte della strage di Cutro.
Quando le due motovedette della Guardia di finanza rientrano in porto perché il mare non consente la navigazione, dovrebbe nascere spontaneo il dubbio che tanto meno ce la potrebbe fare quel caicco che non sono riusciti a raggiungere. Perché non si sono organizzati i soccorsi immediatamente? Il rapporto dice che navigava tranquillo.
L'obiezione alle misure adottate dal governo è persino più semplice: il fenomeno migratorio non sorge per colpa dei trafficanti che sarebbero piuttosto l'ultimo anello della catena. Di conseguenza non si risolve inasprendo le pene contro chi specula sulla vita dei disperati ai quali sono stati sbattuti "i porti" in faccia.
Il sospetto (dubbio) è che si tratti piuttosto di una risposta popolare e semplice da dare in pasto all'opinione pubblica e che ha l'unico effetto di un'impennata delle tariffe dei viaggi. Non esistono risposte semplici a problemi complessi.
Unica magra consolazione è constatare che il partito di maggioranza che per tutta la campagna elettorale ha proposto l'unica misura del blocco navale per impedire l'arrivo dei clandestini, ora decide addirittura di favorire gli ingressi programmati, ossia i flussi.
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Vedi anche il post precedente (all'interno altri link):