"Un cuore che ascolta - lev shomea"
"Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo
a cura di Santino Coppolino
XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
Vangelo:
La parabola narrata da Gesù non ha la finalità di incutere paura ai ricchi o di metterli all'indice esaltando i poveri, non è l'emissione di un giudizio di condanna, piuttosto è un atto d'amore e di correzione fraterna verso quanti hanno scelto di edificare la propria vita fondandola sulla falsa sicurezza di mammona, la ricchezza. E' l'accorato grido del Signore che mette in guardia noi discepoli perché teniamo ben aperti gli occhi sull'uso che facciamo della «ingiusta ricchezza» (Lc 16,9). Gesù ha detto precedentemente che l'unico modo che abbiamo per dimostrare amore per il Padre è quello di amare come Lui prendendoci cura di tutti i fratelli feriti che incontriamo per la via, di avere le sue stesse «viscere di misericordia» (Lc 10, 25-37). «E' il tempo della nostra esistenza il ponte gettato sull'abisso tra l'inferno e l'utero di Abramo» (cit.). Ma se abdichiamo alla nostra responsabilità rimanendo indifferenti alle sofferenze dei fratelli e ci rifiutiamo di intervenire; se, sordi al dolore degli uomini, innalziamo muri che dividono contribuendo così alla loro morte, allora saremo noi stessi gli artefici di quell'abisso che ci separa dalla Vita, impossibile per sempre da attraversare. Stolti e incapaci come siamo a riconoscere il Volto del Padre nei volti sfigurati dei milioni di Lazzaro che siedono tutti i giorni alla nostra porta, avremo miseramente fallito il fine ultimo della nostra esistenza: essere pienamente il riflesso, come Gesù, dell'immagine del Padre.