Enzo Bianchi
L'importanza di ascoltare
La Repubblica - 29 Agosto 2022
Con ragione il filosofo Pier Aldo Rovatti asserisce che l’individualismo oggi dominante nella società può essere misurato dalla mancanza di ascolto. Perché quando non ci si cura più dell’ascolto si obbedisce unicamente all’istinto che spinge a parlare in ogni situazione per affermare che si esiste, che si è presenti, per farsi sentire: loquor ergo sum, parlo quindi sono!
Questo accade ormai non solo in casa, in famiglia, dove sempre di più si registra la morte dell’ascolto, ma anche nello spazio pubblico, in mezzo agli altri. Ormai si è imposto in modo generalizzato uno stato d’animo di angoscia di fronte al silenzio e di fatica di fronte alle parole dell’altro. E così, da quando ci alziamo fino a quando ci ritiriamo nella solitudine per dormire, ci sentiamo spinti a parlare, a farci sentire.
La sapienza biblica ammonisce che il parlare in continuazione rende duri di orecchie, invecchia la facoltà di accogliere le parole e finiamo per sentire senza ascoltare.
Ascoltare, dal latino aus cultura, significa coltivare l’orecchio, applicare l’orecchio sul petto per prestare attenzione alla voce profonda che viene dall’altro, ed è un’operazione che deve mettere in comunicazione il cuore dell’altro con il proprio cuore. Non si ascolta bene se non con il cuore, che è il luogo dove la parola termina il suo viaggio per essere custodita, interpretata, resuscitata…
Ascoltare non è un’operazione facile: lo impariamo fin dal grembo materno, e fin dall’ora che precede il nostro venire al mondo noi siamo ascolto che impara a discernere accoglienza o rifiuto, aprendoci o chiudendoci alla relazione. E dalla nascita in poi impariamo a vivere non di solo latte, ma di ogni parola che esce dalla bocca della madre.
L’ascolto genera la parola, al punto che possiamo veramente dire che “in principio era l’ascolto!”. Proprio dall’ascolto nasce l’impegno, la fatica di tutto il nostro essere, non solo dell’organo dell’udito, perché ciò che giunge alle orecchie possa essere decifrato, interpretato, pensato, accolto. L’ascolto è sempre ascolto di un Altro, uno diverso da noi, e richiede pazienza, lotta contro i pregiudizi, desiderio dell’altro che nella sua diversità può destare in noi paura, diffidenza, freddezza.
Non dobbiamo però dimenticare che l’ascolto degli altri è inerente all’ascolto del mondo e che dobbiamo imparare a decifrare anche le voci, il grido della terra, delle piante, degli animali. Chi non sa vedere la terra che geme e non sa ascoltare la voce delle piante avrà un ascolto monco anche delle persone.
Ascoltare è l’esperienza che umanizza più di ogni altra: basta provare con risolutezza a fare silenzio e tendere l’orecchio in riva al mare, come in un bosco e su una montagna… Ogni cosa ha una voce, e se non siamo malati di sclerosi di udito possiamo ascoltare come le creature tutte ci parlano e ci trasmettono un messaggio che ci aiuta a vivere e a morire.
Ascolto, quindi non sono solo, sono in relazione con il mondo.
(fonte: blog dell'autore)