MARIA SOTTO LA CROCE
di Alberto Maggi
"Stavano presso la croce di Gesù sua madre..." (Gv 19,25)
La comprensione del significato della croce nella vita del credente viene efficacemente sintetizzata ed espressa da Giovanni con la figura di Maria, autentica discepola del suo Messia. Maria presso la croce di Gesù, non viene descritta dall'evangelista come una madre addolorata*, che soffre "per" il figlio, ma come la Donna che patisce "con" l'"Uomo dei dolori" (cf Is 53,3; Rom 8,17).
*[Il termine "addolorata" (impropria traduzione del latino "compatientem", da "pati-cum" dell'"editio typica" del Messale romano), assente nei vangeli, fa leva più sul sentimento che sul significato dell' attiva partecipazione di Maria presso la croce ed è stato coniato da Jacopone da Todi per il suo Stabat Mater dove mostra Maria "dolorosa" e "lacrimosa"]
Nella narrazione teologica della morte di Gesù, l'evangelista sottolinea che Maria è in piedi [gr. heistêkeisan] presso la croce di Gesù.
L'uso del verbo "stare in piedi" [gr. istêmi], vuole indicare che Maria non è giunta lì travolta dai tragici eventi, ma che è liberamente e volontariamente presente.
Giovanni non presenta una madre oppressa dal dolore, che comunque sta vicina al figlio anche se questo è condannato come un criminale, ma la coraggiosa discepola che ha scelto di seguire il maestro a rischio della propria vita, mentre gli apostoli, che avevano giurato di esser pronti a morire per lui, sono vigliaccamente fuggiti (cf Mc 14,29-31; Mt 26,56).
Maria presso il patibolo aderisce attivamente a Colui che "rovescia i potenti dai troni" (Lc 1,52): sta dalla parte delle vittime di questi potenti e fa sua la croce, cioè accetta - come Gesù - di essere considerata un rifiuto della società pur di non venir meno all'impegno di essere presenza dell'amore di Dio in mezzo al mondo (cf Mc 8,34). Per questo l'evangelista non scrive che Maria sta "sotto" [gr. upo] il patibolo, ma "presso" [gr. parà] la croce.
Mentre la prima espressione avrebbe sottolineato il senso di oppressione ("sotto la croce") proprio di chi non ha altra alternativa se non la passiva accettazione dell'evento, la seconda, già usata dall'evangelista per indicare la comunanza di vita dei discepoli con Gesù (cf Gv 1,39), indica la volontarietà e la prossimità di Maria alla croce: la discepola è crocifissa col Maestro per averne fatto propri i valori, per aver osato sostituire al Dio della religione il Padre amante di tutti gli uomini, indipendentemente dal loro credo religioso e la loro condizione morale (cf Lc 6,35).
Non deve esser stato facile per Maria. Per schierarsi col crocifisso si è messa contro la propria famiglia che, oltre a non avere alcuna fiducia in Gesù, lo considerava pazzo (cf Mc 3,20; 6,4; Gv 7,5); ha dovuto rompere con la religione che nella persona del suo rappresentante più alto, il Sommo sacerdote, aveva scomunicato Gesù (cf Mt 26,65; Mc 3,22); ed infine, scegliendo il condannato (cf Mt 27), ha osato pure mettersi contro il potere civile che giustiziava quel galileo come pericoloso rivoluzionario (cf Mt 27,38).
I credenti, seguaci di un giustiziato, possono avere in Maria l'incoraggiamento per stare sempre dalla parte dei condannati e mai di chi condanna, (anche se pretende farlo in nome di Dio o della sua Legge, cf Gv 19,7), certi così di essere una sola cosa con quel Padre che Gesù presenta nei vangeli come colui che non giudica nessuno e perdona sempre tutti (cf Gv 3,17), che preferisce i miscredenti pubblicani ai pii farisei (cf Lc 18,9-14), sta dalla parte dei peccatori e non dei loro giudici (cf Lc 7,36-50; Gv 8,1-11), degli imprigionati e non dei loro carcerieri (cf Mt 25,36).