Con l’economista Luigino Bruni su «The Economy of Francesco» dal 22 al 24 settembre ad Assisi
Tutto è cominciato nel 2019 quando papa Francesco, con una lettera, ha annunciato un appuntamento ad Assisi, chiamato The Economy of Francesco, per incontrare e riunire «chi oggi si sta formando e sta iniziando a studiare e praticare una economia diversa, quella che fa vivere e non uccide, include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura del creato e non lo depreda». L’obiettivo, diceva allora il Papa, è arrivare a «fare un patto per cambiare l’attuale economia e dare un’anima all’economia di domani». È cominciato così un processo sino ad oggi caratterizzato da due incontri internazionali: il primo, nel 2020, si è svolto online a causa della pandemia; vi hanno partecipato oltre 2000 giovani economisti, imprenditori e changemaker under 35 di 120 Paesi. Il secondo incontro si è tenuto nel 2021 online e in presenza nei singoli Paesi. Dal 22 al 24 settembre si svolgerà il terzo incontro che riunirà una rappresentanza dei giovani di 120 Paesi ad Assisi, dove, nell’ultimo giorno, giungerà papa Francesco. Di questo appuntamento dialoga con catholica e catt.ch il professor Luigino Bruni, docente di economia politica all’università Lumsa di Roma e direttore del Comitato Scientifico di The Economy of Francesco (EoF).
Prof. Bruni, se dovesse tracciare un primo bilancio del processo di The Economy of Francesco, quali aspetti vorrebbe evidenziare?
«Il fatto più importante è che questo processo sia cominciato: non era scontato accadesse. In quella lettera del 2019 il Papa aveva espresso il desiderio che le giovani generazioni si rimboccassero le maniche per rianimare l’economia. Quel desiderio è diventato realtà grazie a un impegno corale: il processo di EoF è iniziato e ha coinvolto centinaia di giovani di tutto il mondo, i quali non hanno solo manifestato un generico interesse verso l’invito del Papa, ma hanno sentito una vera chiamata e si sono impegnati per edificare un modo diverso di intendere l’economia e di fare impresa. In questi due anni non si sono risparmiati e hanno dato vita a moltissime iniziative, in decine di Paesi, cooperando anche fra loro e costituendo reti regionali e nazionali molto feconde. Il secondo aspetto che vorrei evidenziare è proprio la qualità di EoF: i giovani stanno realizzando in tutto il mondo progetti imprenditoriali e studi economici di altissimo profilo. L’economia auspicata dal Papa è già cominciata».
In che misura i drammatici eventi che si sono succeduti dal 2020 ad oggi – la pandemia e la guerra in Ucraina – hanno influito sul modo di fare impresa e di pensare l’economia?
«Anzitutto ciò che è accaduto ha evidenziato la natura profetica della lettera di papa Francesco, che nel 2019 aveva colto una crisi profonda e aveva intuito che cambiare l’economia fosse la strada da percorrere. Tutti gli shock globali dell’umanità sono ambivalenti e la pandemia e la guerra non fanno eccezione: vi è chi ne esce migliore e chi peggiore. Oggi vediamo imprenditori che continuano a operare come hanno sempre fatto e altri che hanno deciso di sperimentare strade nuove consapevoli che il mondo è cambiato. Ritengo EoF uno dei processi globali di cambiamento più incisivi».
Quali passi avanti ritiene saranno compiuti durante l’incontro di Assisi?
«Difficile prevederlo. Dopo due anni di collegamenti online, quest’anno i giovani di tutto il mondo – che hanno accumulato un desiderio grande di stare insieme e costruire progetti – finalmente potranno incontrarsi e lavorare insieme. E poi sarà presente il Papa che offrirà le sue indicazioni. Ci aspettiamo moltissimo da questo appuntamento. Da parte mia ho cercato di organizzare bene l’incontro per consentire ai giovani di dare il meglio di se stessi, ma non ho voluto suggerire molte idee mie perché un processo come questo, per essere generativo, non deve essere troppo controllato dagli adulti. Sicuramente ai temi dell’ambiente e della pace sarà dato grande rilievo: i giovani comprendono che il mondo sta scivolando in un precipizio e vogliono intervenire subito».
Oggi, in campo economico, si rende necessario un nuovo paradigma e il mondo vegetale offre agli economisti sensibili alla giustizia l’ispirazione ideale. Vuole illustrarne il motivo?
«A differenza degli animali e dell’uomo, le piante non possono muoversi né spostarsi al sopraggiungere di un pericolo. E non hanno organi preposti a specifiche funzioni. Esse si sono evolute diffondendo nell’intero loro corpo quelle funzioni che noi concentriamo nei singoli organi. Ecco perché si può rimuovere il 70% di una pianta senza causarne la morte. Le piante inoltre hanno sviluppato, per sopravvivere, rapporti di mutualità con il bosco nel quale vivono. Noi singoli esseri umani possiamo muoverci ma la famiglia umana è come una pianta, non può spostarsi e andare su un altro pianeta. La modernità ha prodotto una ricchezza spropositata perché gli esseri umani hanno depredato il pianeta sfruttando la terra e le altre specie.
Ora è tempo di rinunciare al modello animale/predatorio di fare impresa e vivere l’economia e passare a un modello vegetale. La legge del bosco è l’interazione, il mutuo vantaggio, la cooperazione, che viene prima della competizione. Bisogna cominciare a considerare il mondo come un ecosistema nel quale ciascuno fa la propria parte nella logica della cooperazione».
(fonte: catt.ch , articolo di Cristina Uguccioni 21/09/2022)