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venerdì 9 settembre 2022

Scuola, la campanella “suona” per tutti. Percorsi educativi a rischio nell’Italia delle disuguaglianze

Scuola, la campanella “suona” per tutti.
Percorsi educativi a rischio nell’Italia delle disuguaglianze

I dati del Rapporto di Save the Children, alla vigilia del ritorno in classe. L’aumento della povertà tra i minori mette a rischio i percorsi educativi. Il 9,7% degli studenti con un diploma superiore nel 2022 si trova in condizioni di dispersione ‘implicita’, cioè senza le competenze necessarie per entrare nel mondo del lavoro o dell'Università, mentre il 12,7% dei minori non arriva neanche al diploma


“La campanella per la ripresa dell’anno scolastico in Italia non suona solo per studentesse e studenti, chiamati al ritorno in classe, ma riserva il suo tono più acuto e allarmante agli adulti e alla politica, per le debolezze di un sistema scolastico che, di fronte alle enormi sfide della crisi in atto, non è in condizioni adeguate per contribuire efficacemente ad invertire il ciclo negativo di povertà materiale ed educativa”. Così Save the Children, che presenta oggi il Rapporto “Alla ricerca del tempo perduto - Un’analisi delle disuguaglianze nell’offerta di tempi e spazi educativi nella scuola italiana”.

L’organizzazione ricorda che già prima del conflitto in Ucraina, nel 2021, la povertà assoluta riguardava 1 milione e 382 mila minori nel nostro Paese, il 14,2%, in crescita rispetto al 2020 (13,5%). “Le conseguenze della crisi energetica e dell’impennata dell’inflazione, che ha un impatto maggiore sulle famiglie meno abbienti e con minore capacità di spesa (+9,8%, contro il +6,1% delle famiglie con livelli di spesa più elevati), sono una grave minaccia e potrebbero sospingere rapidamente un numero ancora maggiore di minori nella povertà – precisa Save the Children -. Ma l’impoverimento materiale di bambini, bambine e adolescenti, in crescita nonostante gli sforzi compensativi attuati per proteggere categorie e famiglie più esposte, non è che la cornice di un quadro ancora più preoccupante, se possibile, per il loro futuro: l’impoverimento educativo sconta ancora gli effetti di Covid e Dad, soprattutto tra i minori già in svantaggio socioeconomico. Il 9,7% degli studenti con un diploma superiore nel 2022 si ritrova in condizioni di dispersione ‘implicita’, cioè senza le competenze minime necessarie (secondo gli standard INVALSI) per entrare nel mondo del lavoro o dell'Università, mentre il 12,7% dei minori non arriva neanche al diploma delle superiori, perché abbandona precocemente gli studi”. Anche in questo caso, il confronto con l’Europa è pesante, visto che l’incidenza della dispersione scolastica, nonostante i progressi compiuti, in Italia resta tra le più elevate in assoluto dopo quella della Romania (15,3%) e della Spagna (13,3%), ed è ben lontana dall’obiettivo del 9% entro il 2030 stabilito dalla Ue.
“Il numero dei NEET nel nostro Paese, i 15-29enni che si trovano in un limbo fuori da ogni percorso di lavoro, istruzione o formazione, raggiunge il 23,1% ed è addirittura il più alto rispetto ai paesi U3 (media 13,1%), segnando quasi 10 punti in più rispetto a Spagna (14,1%) e Polonia (13,4%), e più del doppio se si considerano Germania e Francia (9,2%)”, sottolinea Save the Children.

A partire dal collegamento tra povertà materiale e educativa in Italia, il rapporto analizza alcuni deficit strutturali del sistema scolastico a livello nazionale e locale, in termini di spazi, servizi e tempi educativi, come mensa e tempo pieno, palestra e agibilità delle scuole. Mettendo in luce la relazione effettiva tra disuguaglianze di offerta sui territori e esiti scolastici, ma anche quella tra la qualità dell’offerta, dove c’è, e la resilienza nell’apprendimento dei minori in svantaggio socioeconomico.
Il rapporto offre, alla viglia dell’elezione di un nuovo Parlamento e della formazione di un nuovo Governo, uno spunto concreto per l’orientamento degli investimenti sul rilancio della scuola, “che non può non esser posta al centro dell’attenzione e condurre a scelte coraggiose”, precisa l’organizzazione.
Sebbene focalizzato su un’analisi italiana, il rapporto menziona anche la necessità di garantire l’accesso e la qualità dell’educazione ad ogni bambino e bambina nel mondo, anche in situazioni di emergenza. “Sono attualmente 222 milioni i minori nel mondo che vivono in contesti di crisi e necessitano di supporto per l’istruzione, di cui 78,2 milioni non frequentano più la scuola”. Save the Children ritiene fondamentale progredire verso un accesso universale a sistemi educativi resilienti, anche assicurando il completo finanziamento di fondi multilaterali quali la Global Partnership for Education, ed Education Cannot Wait che l’Italia avrebbe l’occasione di supportare con un primo contributo significativo in occasione della Conferenza di rifinanziamento ECW prevista a febbraio 2023.

Differenze territoriali

Per Save the Children, in Italia, le disuguaglianze territoriali si configurano come un fil rouge in negativo che attraversa le diverse dimensioni della povertà educativa.
“Guardando in dettaglio i dati sulla dispersione ‘implicita’ al termine del ciclo scolastico della scuola superiore, che a livello nazionale si attesta al 9,7%, emerge infatti una forte disparità geografica – afferma l’organizzazione -. Nelle regioni meridionali infatti, nonostante una riduzione consistente avvenuta nell’ultimo anno in particolare in Puglia (-4,3%) e in Calabria (-3,8%), permangono percentuali di ‘dispersi’ alla fine del percorso di istruzione più elevate rispetto alla media nazionale, con una punta del 19,8% in Campania. Se guardiamo poi alle competenze nelle singole materie, in Campania, Calabria e Sicilia più del 60% degli studenti non raggiungono il livello base delle competenze in italiano, mentre quelle in matematica sono disattese dal 70% degli studenti in Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna. Nel caso della dispersione esplicita, l’abbandono scolastico nella maggior parte delle regioni del sud va ben oltre la media nazionale (12,7%), con le punte di Sicilia (21,1%) e Puglia (17,6%), e valori decisamente più alti rispetto a Centro e Nord anche in Campania (16,4%) e Calabria (14%). Anche prendendo in esame la percentuale dei NEET, che in Italia è del 23,1%, in regioni come Sicilia, Campania, Calabria e Puglia i 15-29enni nel limbo hanno addirittura superato i coetanei che lavorano (3 giovani NEET ogni 2 giovani occupati)”.

Entrando ancor più nel merito della realtà territoriale della scuola, il rapporto diffuso oggi prende in considerazione alcuni indicatori “strutturali” su tempi, spazi e servizi educativi, come la presenza di mensa scolastica e tempo pieno, palestra e certificato di agibilità, mettendo in luce la correlazione positiva tra la qualità dell’offerta in termini di strutture e tempo scuola e il livello di apprendimento conseguito da studentesse e studenti. Mettendo a confronto le 10 province italiane con l’indice di dispersione “implicita” più bassa e più alta, si rileva come nelle province dove l’indice di dispersione “implicita” è più basso, le scuole primarie hanno assicurato ai bambini maggior offerta di tempo pieno (frequentato dal 31,5% degli studenti contro il 24,9% nelle province ad alta dispersione), maggior numero di mense (il 25,9% delle scuole contro il 18,8%), di palestre (42,4% contro 29%) e sono inoltre dotate di certificato di agibilità (47,9% contro 25,3%).
“Questa correlazione appare ancora più rilevante se si considerano i minori svantaggiati dal punto di vista socioeconomico – si afferma nel rapporto -. Prendendo infatti in considerazione le province italiane che hanno la percentuale maggiore di studenti nel quintile socioeconomico più basso, la dispersione ‘implicita’ risulta significativamente inferiore in quelle province dove almeno la metà degli alunni della scuola primaria frequentano il tempo pieno e almeno la metà delle scuole ha la mensa (10 punti percentuali in meno di dispersione rispetto alle province dove meno di 1 alunno su 4 frequenta il tempo pieno alla primaria o dove meno di 1 scuola primaria su 4 ha la mensa). La stessa correlazione in positivo si evidenzia anche sulla presenza della palestra (5,5 punti percentuali in meno di dispersione implicita nelle province dove almeno il 50% delle scuole primarie ne è dotata, rispetto alle province dove la palestra è presente in meno di un quarto delle scuole) o del certificato di agibilità (12 punti percentuali in meno)”.
(fonte: Redattore Sociale 07/09/2022)