LA CATTEDRA C'È, MA IL PROF NON SI TROVA
Matematica, italiano e sostegno nelle Medie sono i settori in cui rischiamo di avere i vuoti più grandi. «In Lombardia, saranno coperti con il ruolo meno di un quarto dei posti disponibili», spiega un esperto
Quando un navigatore satellitare ripete troppe volte la parola “ricalcolo” è segno che si è sbagliata ripetutamente strada e che bisogna mettere in conto il tempo sperperato e pure il rischio di andarsi a perdere per i campi. In questo momento, però, “ricalcolo” è anche la parola che potrebbe non fare arrivare gli insegnanti in cattedra in tempo per la prima campanella di settembre. Perché le graduatorie dei concorsi banditi nel 2020 e svolti nei mesi scorsi sono ancora per aria, accidentate da una quantità imprecisata di punteggi da ricalcolare, giustappunto, e non sarà probabile chiuderle per la scadenza del 31 agosto. Colpa dei quesiti a risposta multipla della prova scritta, infarciti di errori e imprecisioni ben oltre la soglia fisiologica della svista, riconosciuti anche dal ministero dopo una slavina di proteste, preludio a una valanga di ricorsi potenziali o già in atto. Il risultato di questo bailamme è che non sarà facile coprire con nomine in ruolo i 94.130 posti a tempo indeterminato autorizzati dal ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) per l’anno scolastico 2022-23.
La regola generale prevede che il 50% delle assunzioni in ruolo attinga dalla graduatoria di merito dei concorsi 2016-2018-2020 (Gm) e l’altro 50% dalle graduatorie a esaurimento (Gae), alternativamente. Se a un certo punto una si svuota, si finisce con l’altra. Sembra facile sulla carta, ma Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia, dove si concentra quasi la metà delle cattedre da assegnare, hanno le graduatorie al fondo del barile. «In Lombardia», spiega Massimiliano Sambruna, segretario generale della Cisl scuola Milano, «riusciremo a mettere in ruolo meno di 5 mila dei 22.177 posti sbloccati dal Mef. Le graduatorie della classe A22 (italiano nelle medie, ndr) e A28 (matematica) sono vuote, quelle dei concorsi non arriveranno in tempo, per cui tutti i posti saranno coperti con supplenza annuale dalle graduatorie provinciali (Gps), la cui consistenza si sta definendo mentre parliamo e in cui verosimilmente ci saranno persone che nel frattempo avranno vinto il concorso straordinario bis», ancora in alto mare in diverse regioni, riservato a circa 14 mila precari.
Sostegno e matematica i settori che soffrono di più la carenza di docenti, ma anche l’italiano nella media e nei tecnici non sta bene. Un po’ perché nel sostegno i candidati per la primaria e la media inferiore non sono sufficienti a coprire il fabbisogno, benché si sia stabilito di mettere in ruolo anche la prima fascia della Gps. Un po’ perché i non tanti laureati nelle discipline Stem (acronimo che comprende le parole inglesi per scienza, tecnologia, ingegneria, matematica), per cui pure sono stati banditi due concorsi ordinari ad hoc in due anni, il più delle volte scelgono percorsi diversi dall’insegnamento.
È in questo contesto che si spiega il caso di un vincitore del concorso del 2000 che aveva rinunciato al ruolo subito, perché nel frattempo era stato assunto da un’azienda in cui tuttora lavora: in questi giorni, trasecolando, si è visto recapitare due mail con proposta di assunzione a tempo indeterminato per italiano alle secondarie inferiori e superiori in Piemonte, avendo mantenuto il posto in graduatoria solo perché «nella vita non si sa mai».
Se neanche le Gps copriranno le supplenze, si attingerà alle domande (Mad) con cui anche uno studente universitario può proporsi ai dirigenti scolastici.
E così s’ingrossa il limbo del precariato della scuola, fatto di persone diversissime per attitudine e percorsi, che avrebbero diritto, per sé e per l’utenza che fruisce del loro lavoro, di sapere in tempi ragionevoli se lo Stato che le chiama in emergenza, poi, le ritenga anche adatte a venire stabilizzate nella funzione o meno. E, invece, troppe volte lascia tutti, insegnanti, studenti, famiglie, tra color che son sospesi anche per anni. E intanto a ogni avvicendamento di ministro, quale che sia il colore del Governo, si prova a cambiare la procedura di reclutamento del personale docente, col risultato di aggravare ulteriormente l’instabilità normativa che, da un lato, porta all’aumento dei ricorsi e dall’altro a una minore prevedibilità dei loro esiti. Perché a ogni mutamento si formano nuove posizioni pregresse da sanare, in un gattopardesco cambiare tutto per non cambiare nulla che da decenni a ogni settembre ripete uguale a se stessa l’incertezza delle cattedre vacanti e delle supplenze annuali, con buona pace della fata Morgana della continuità didattica, sempre promessa e mai mantenuta.
(fonte: Famiglia Cristiana, articolo di Elisa Chiari 17/08/2022)