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lunedì 15 agosto 2022

Alberto Maggi: ASSUNZIONE DI MARIA (Dormizione) - Maria, la fantasia di Dio (testi e video)

ASSUNZIONE DI MARIA (Dormizione)
Commento di P. Alberto Maggi OSM


L’evangelista Luca racchiude l’esistenza di Maria tra le due discese dello Spirito Santo, la prima, al momento dell’annunciazione quando in lei si forma Gesù, il figlio di Dio e la seconda nel cenacolo, il giorno della Pentecoste, quando lo Spirito Santo scende sulla primitiva comunità cristiana; poi di Maria non si hanno più notizie. Su di lei fioriscono devozioni e tradizioni, ma nulla di fondato storicamente. 

Qual è stata la fine di Maria? Nella chiesa primitiva si è preferito parlare di dormizione. Dormizione, prendendo spunto dai vangeli, dove l’immagine del morire viene indicata con il verbo “dormire”; cos’è il dormire? Non è una fine, ma è una pausa necessaria per permettere alla persona poi di riprendere con più vigore la sua esistenza, per cui i cristiani che morivano venivano chiamati i santi dormienti. Poi dal VII secolo in poi nella nostra chiesa di occidente questa festa venne piano piano sostituita con la festa dell’Assunzione, ma entrambe, sia dormizione che assunzione, intendono affermare la stessa realtà: la morte non ha interrotto la vita di Maria, ma l’ha introdotta nella pienezza della dimensione divina e questo non è un privilegio straordinario concesso dal Signore a una creatura privilegiata come Maria, ma è una possibilità per i credenti di tutti i tempi. 

In realtà sulla fine di Maria c’era un testo molto prezioso composto da San Militone da Sardi morto nel 190, che indica chiaramente come Maria morì nella parte alta di Gerusalemme, l’attuale Monte Sion, e venne seppellita nella parte bassa, verso il Getsemani, in un sepolcro. La tradizione patristica orientale ha arricchito questa teologia attraverso una delle immagini più stupende con le quali ci si indica questo fatto della dormizione, l’icona della Dormizione di Maria. In essa si vede Maria nel catafalco nel luogo di morte, il cadavere di Maria, e Gesù che la guarda, Gesù è rivestito già degli abiti gloriosi, con profonda tenerezza, ma in braccio tiene una creatura avvolta in fasce. Chi è questa creatura? È Maria. I primi cristiani credevano profondamente che non si muore mai, ma si nasce due volte e la seconda volta è per sempre. Ecco, l’immagine della dormizione è un’immagine che forse dovremmo recuperare da noi in occidente: la morte non è una fine, ma un nuovo inizio e con la morte le persone stanno nelle braccia di Gesù. Mentre nella vita era Maria che teneva in braccio Gesù, ora con la morte è Gesù, il figlio, che tiene in braccio la madre. 

Nella chiesa cattolica c’è stata reticenza nell’affermare che Maria era morta perché sembrava in contraddizione con il fatto dell’Immacolata concezione e del peccato originale. Ci è voluto Giovanni Paolo II che, nell’udienza generale del 25 giugno 1997, ha affermato chiaramente che anche Maria era morta e la morte di Maria non è stata una diminuzione, ma un arricchimento della sua esistenza.

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P. Alberto Maggi OSM
Maria, la fantasia di Dio

L’inizio e la fine della vita terrena di Maria corrispondono al compimento del progetto che Dio ha sull’umanità: creati per diventare suoi figli, realizziamo questa figliolanza nella vita terrena mediante la pratica di un amore che somigli a quello di Dio e proseguiamo presso il Padre la nostra esistenza oltrepassando la soglia della morte.
La Chiesa presenta come modello perfetto di questo itinerario Maria: l’ingresso nell’esistenza terrena viene celebrato con l’Immacolata e quello nella sfera di Dio con l’Assunta.
Come per l’Immacolata, quello dell’Assunta è un altro dei dogmi recenti (Costituzione Apostolica Munificentissimus Deus, 1950) che non hanno alcuna diretta radice nella Sacra scrittura, ma che appartengono di buon diritto al patrimonio della fede del popolo cristiano.
L’Assunta è infatti una verità di fede nata non dalla speculazione teologica ma dal buon senso o intuito della gente, e in passato era una festività tanto importante da stare alla pari col Natale, la Pasqua e la Pentecoste, le tre grandi solennità dell’anno liturgico.
Ma dobbiamo chiederci che può significare oggi per noi celebrare una simile festa. È ancora una volta rimanere sbalorditi di fronte ai tanti straordinari privilegi che Dio ha abbondantemente riversato su Maria, oppure una proposta, una possibilità valida per tutti i credenti?

Maria “assunta” in cielo è la firma di Dio sull’umanità, la creazione di un uomo che si lasci coinvolgere dall’azione vivificante dello Spirito santo: “Tale glorificazione è il destino di quanti Cristo ha fatto fratelli”, affermò infatti Paolo VI nella Marialis cultus, il documento pontificio che ha portato un’aria nuova nella conoscenza di Maria.
Pertanto anche noi, se mettiamo nella nostra vita una qualità d’amore che assomigli a quella di Dio, fin da adesso, come afferma l’Apostolo Paolo “sediamo nei cieli, in Cristo Gesù” (Ef 2,6), siamo come lui vincitori della morte e continueremo a vivere per sempre (Gv 11,25), come prega la Chiesa il 15 agosto: “anche noi possiamo per intercessione della Vergine Maria giungere fino al Padre nella gloria del cielo”.
Dio non ha creato l’uomo per la morte, ma per la vita, per una vita che può raggiungere la stessa qualità divina, ed essere perciò inattaccabile e indistruttibile.
La festa dell’Assunta ci ricorda e ci stimola quel che possiamo essere.
Ci ricorda che noi siamo importanti agli occhi del Padre che ci vuole innalzare al suo stesso livello.
Ci stimola perché al desiderio del Signore di renderci simili a lui, deve corrispondere anche il nostro impegno di vivere una vita di una tale qualità da renderla indistruttibile e capace quindi di durare per sempre.
Per Maria l’assunzione non è stato un premio ricevuto per meriti speciali, ma la conclusione logica della sua esistenza che fin da Nazaret ha diretto sempre verso scelte di servizio, d’amore, pertanto di vita. Anche quando scegliere non era né facile è logico, anche nelle situazioni più drammatiche, Maria ha scelto la vita.

Maria si è fidata della fantasia di Dio.

Quella fantasia che trasforma tutte le cose in bene (Rm 8,28), e fa si che quelle che sembrano pietre siano invece pane (Mt 7.9). La fantasia di un Dio che sceglie quel che nel mondo è disprezzato per farne oggetto del suo amore (1 Cor 1,27-30; Gc 2,5). Fantasia che viene attratta dalle situazioni più difficili e più disperate per far brillare la potenza del suo amore.
È la fantasia di Dio che fa sì che un’anonima ragazza di uno sperduto malfamato villaggio venga proclamata beata da tutte le nazioni e per tutti i secoli (Lc 1,48).
L’assunzione è il coronamento logico della vita di Maria e della fantasia di Dio: la donna, l’essere emarginato che non poteva neanche mettere piede dentro il santuario, Dio la vuole con sé. Il Signore l’innalza al suo stesso livello ed elimina la distanza che lo separava dall’umanità.
E noi oggi non dobbiamo stare a guardare con il naso per aria verso il cielo (At 1,11), ma far si che pure la nostra vita sia una festa della fantasia di Dio. Esperimentare che non esiste fallimento, non esiste peccato, non esiste angoscia che il Padre nella potenza del suo amore non possa trasformare in vita. Non esiste colpa che non possa diventare una “felice colpa” come canta la liturgia del sabato santo.
Anche per noi la vita eterna non sarà un premio da ricevere per la buona condotta tenuta nell’esistenza terrena, ma l’accoglienza di un dono d’amore di quel Padre che vuole che neanche uno dei suoi figli si perda (Gv 6,39).
L’assunzione è la festa e la condizione di quanti hanno saputo essere fedeli all’amore portando così a compimento il progetto di Dio sull’uomo.

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Vedi anche il post: (con link a quelli precedenti per approfondire)