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domenica 30 maggio 2021

«LA MALATTIA L'AVEVA RESA ASSETATA DI DIO» Il commovente testo del biblista Alberto Maggi dedicato a Carla Fracci, letto al suo funerale: «Non sono lontana, ma ancora più vicina. Per questo non dite di me “non è più!”, ma “è di più”. E ora regalatemi il vostro sorriso, e ricordatemi con il mio».



IL FRATE CHE È STATO "ACCANTO" A CARLA FRACCI:
«LA MALATTIA L'AVEVA RESA ASSETATA DI DIO»

Il biblista Alberto Maggi, frate dell’Ordine dei Servi di Maria, ha scritto il messaggio letto ai funerali da Giovanni Nuti in cui la Fracci si è “congedata” dai suoi familiari e amici. E racconta il suo rapporto speciale con l’ètoile: «Aveva letto i miei due libri che ho dedicato al tema della morte trovandone il messaggio positivo perché ho parlato della bellezza della morte che è un compimento non la fine di tutto»


Il biblista Alberto Maggi, frate
dell'Ordine dei Servi di Maria
«È stata una grande emozione sentire Giovanni Nuti leggere il testo di congedo che ho preparato per Carla Fracci».

Il biblista Alberto Maggi, frate dell’Ordine dei Servi di Maria, racconta a Famiglia Cristiana il rapporto speciale che lo univa alla grande ètoile morta il 27 maggio scorso e della quale si sono celebrati i funerali nella Basilica di San Marco a Milano sabato pomeriggio.

«Con l’approssimarsi della malattia, che lei ha nascosto a tutti, Giovanni Nuti le ha fatto conoscere due miei libri che ho dedicato al tema del morire e della morte», racconta frate Maggi. Si tratta di Chi non muore si rivede, uscito nel 2012 per Garzanti, «e nel quale racconto la mia esperienza in ospedale sospeso tra la vita e la morte», e quello successivo, uscito nel 2017 sempre per Garzanti, L’ultima beatitudine – La morte come pienezza di vita. «Sono due tappe di un cammino unico», riflette Maggi, «e il secondo ho potuto scriverlo perché ho fatto esperienza della malattia e del dolore in una corsia d’ospedale, ad Ancona, dove sono stato sorretto dalla mia straordinaria voglia di vivere e da una fede allegra e contagiosa che ha conquistato il cuore di tanti altri ammalati, miei compagni di sventura, e dei medici e infermieri».

Carla Fracci, animata da fede profonda ma vissuta sempre con pudore e discrezione, ha trovato grande consolazione in questi scritti di frate Maggi: «Qualche mese fa mi ha inviato un messaggio in segreteria per ringraziarmi», racconta Maggi che mi fa ascoltare il messaggio vocale dell’ètoile: «Mi volevo congratulare per questi due libri meravigliosi ai quali ho fatto una grande pubblicità», dice Carla Fracci con una voce serena, quasi squillante, «sono divertenti e ironici, malinconici e tristi. Insomma, me li sono proprio goduti. A presto, spero».

Un appuntamento con frate Maggi, che vive a Montefano, sempre rinviato a causa della pandemia e che si sarebbe dovuto svolgere il 30 agosto prossimo: «Dovevamo incontrarci a fine estate, sarebbe venuta qui a trovarmi, ora verrà, in un altro modo», dice Maggi. Il frate nutre per l’ètoile una profonda ammirazione: «Da ragazzino», racconta, «volevo fare il ballerino e ho avuto sempre una grande passione per la danza. Prima di decidere di entrare in convento, nel 1969, lavoravo al Comune di Ancona e quando andai via il Commissario prefettizio mi chiese che regalo d’addio volessi. Gli dissi: “Vorrei conoscere Carla Fracci dal vivo”. Fui esaudito. Ci incontrammo e fu davver emozionante. Poi l’ho vista tante volte a teatro, anche con Nureyev. Una volta», prosegue, «venne al teatro di Ancona per esibirsi con il Corpo di Ballo della Scala e durante l’intervallo andai a bussare al camerino per salutarla. Il marito, Beppe Menegatti, mi sgridò ma lei fu molto cortese e gentile e mi fece l’autografo sul programma di sala».

Negli ultimi tempi la riflessione sulla morte per Carla Fracci si era fatta più impellente: «Ci sentivamo spesso», racconta Maggi che così definisce la sua spiritualità: «Carla Fracci attraverso la bellezza è riuscita a intessere una relazione particolare con il Divino, la malattia l’aveva resa assetata di Dio. Trovò il mio messaggio positivo perché ho parlato della bellezza della morte che è un compimento non la fine di tutto. Lei ha lavorato fino all’ultimo nella consapevolezza che la morte non è la fine ma un nuovo inizio. Conoscendo questa sua grande fede e ricchezza spirituale ho scritto questo messaggio su richiesta di Giovanni Nuti ma non pensavo che lo leggesse ai funerali»

«NON SONO LONTANA, MA ANCORA PIÙ VICINA. PER QUESTO NON DITE DI ME “NON È PIÙ!”, MA “È DI PIÙ”»

Frate Maggi ha voluto scrivere il suo messaggio, pubblicato su ilLibraio.it, come se fosse Carla Fracci, in prima persona, a congedarsi dai suoi familiari e amici:

«“È bene per voi che io me ne vada…”, scrive citando il Vangelo di Giovanni (16,6), 

«Faccio mie le parole di Gesù. La separazione fisica non significa la mia assenza, ma una presenza ancora più intensa. Non sono lontana, ma ancora più vicina. 

Per questo non dite di me “non è più!”, ma “è di più”, perché come il chicco di grano che liberando tutte le sue energie si trasforma in una spiga dorata (Gv 12,24), nel momento del trapasso mi sono incontrata con il Dio-Luce che non mi ha assorbito in lui, ma sono stata io ad accoglierlo, e questa luce divina ora dilaterà la mia esistenza in un crescendo senza fine. 

Gesù ha assicurato che a chi lo ama il Padre prende dimora in lui, per questo con la morte non sono andata in cielo, perché il cielo era già in me e rendeva la mia esistenza indistruttibile. 

E ora continuerò a crescere perché continuerò ad amarvi, e, come è scritto nell’Apocalisse siriaca di Baruc “Dimorerò nelle altezze di quel mondo là; sarò simili agli angeli e somigliante alle stelle, sarò trasformata in qualsiasi forma vorrò, di bellezza in grazia, di luce in splendore di gloria” (2 Bar LI,10)».

Fino al P.S. finale: 
«E quando volete ricordarmi, per favore, non dite mai “la povera Carla..”, ma “Beata Carla!” (Ap, 14,13), e ora regalatemi il vostro sorriso, e ricordatemi con il mio».

Giovanni Nuti, musicista e compositore, era molto amico di Carla Fracci e aveva composto le musiche per Il Poema della Croce, scritto da Alda Merini, e che nel 2019 l’ètoile aveva interpretato nella Basilica di San Marco dove sabato si sono celebrati i suoi funerali.
(fonte: Famiglia Cristiana, articolo di Antonio Sanfrancesco 29/05/2021)