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venerdì 14 maggio 2021

La figura di Maria in chiave ecumenica "Grazia e speranza in Cristo" di Riccardo Burigana

La figura di Maria in chiave ecumenica
 Grazia e speranza in Cristo
di Riccardo Burigana*



«È impossibile essere fedeli alla Scrittura senza rivolgere alla persona di Maria la dovuta attenzione»: queste parole sono tra le considerazioni finali del documento Maria: Grazia e speranza in Cristo, pubblicato dalla Commissione internazionale anglicana-cattolica romana (Arcic) nel 2005. Questo documento è uno dei testi più significativi della riflessione ecumenica sulla figura di Maria che rappresenta una fonte di confronto e di condivisione capace di aprire nuove prospettive al cammino ecumenico a partire da una comune rilettura di un patrimonio spirituale e teologico che coinvolge tutti i cristiani. Per la Chiesa cattolica questa rilettura ha vissuto un passaggio particolarmente significativo con la celebrazione del Vaticano II, dove i padri conciliari hanno affrontato la figura della Vergine in una dimensione ecclesiologica, con delle evidenti ricadute nella riformulazione della partecipazione della Chiesa di Roma al movimento ecumenico. A Maria non è stato quindi semplicemente dedicato un capitolo nella costituzione Lumen gentium ma la sua figura è diventata protagonista della definizione di una teologia ecumenica con la quale esprimere la ricchezza e la peculiarità della tradizione cattolica su di lei; questo con il chiaro intento di sviluppare un dialogo con tutti i cristiani, non solo con quelli di tradizione orientale con i quali erano evidenti gli elementi di sintonia sulla Madre di Dio così come era stata letta e pregata per secoli.

Nel proporre questa riflessione i padri conciliari sapevano di toccare un tema sul quale, fin dai primi passi del movimento ecumenico contemporaneo, molti cristiani di tradizioni diverse si erano interrogati nel tentativo di superare quelle letture parziali su Maria che sembravano ignorare le sacre Scritture e la patristica per promuovere una riscoperta di Maria così come definita nei concili ecumenici. La riflessione del Vaticano II su Maria ha avuto un’ampia ricezione ecumenica, tanto che Giovanni Paolo II , nella enciclica Ut unum sint, ha indicato «la Vergine Maria, madre di Dio e icona della Chiesa, Madre spirituale che intercede per i discepoli di Cristo e tutta l’umanità», come una delle questioni prioritarie sulla quale era necessario lavorare proprio per favorire un ulteriore approfondimento del cammino ecumenico. In questa direzione si colloca il documento Maria: Grazia e speranza in Cristo che era stato pensato per mostrare che «nelle convinzioni di fede su Maria anglicani e cattolici concordano sostanzialmente, mentre le differenze nelle preghiere con le quali si invoca l’aiuto di Maria non sono divisive sul piano ecclesiale». Questo documento, che ha suscitato un articolato dibattito all’interno delle stesse Chiese, propone una lettura delle fonti bibliche sulla Madonna, ripercorre la storia della fede e della devozione mariane nel corso dei secoli, offre «una suggestiva analisi teologica della dottrina mariana dalla prospettiva, sorprendentemente efficace, della teologia escatologica dell’opera di grazia e salvezza di Dio» e conclude esaminando le peculiari pratiche di preghiera e di devozione di cattolici e di anglicani.

Il documento dell’Arcic non è il solo che ha affrontato il tema della figura di Maria in prospettiva ecumenica; tra i numerosi testi, redatti in luoghi e da soggetti diversi, va ricordato Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi, pubblicato dal Gruppo di Dombes nel 1997. Con questo documento si è voluto sottolineare il rilievo della Madre di Cristo per il cammino ecumenico alla luce di una pluralità di letture, proposte nel corso dei secoli, per coniugare il patrimonio biblico su Maria e la devozione che ha sempre accompagnato la sua figura, con una riflessione sulle dichiarazioni magisteriali della Chiesa cattolica degli ultimi due secoli. Il Gruppo di Dombes, nato nel 1937, scelse di affrontare un tema tanto rilevante quanto discusso, al centro di un dibattito che va oltre i confini della teologia ecumenica, privilegiando un’ermeneutica fondata sul principio della gerarchia delle verità, riaffermato nel Vaticano II e sulla dottrina luterana della giustificazione per fede nel tentativo, pienamente riuscito, di mostrare le ricchezze di Maria per la vita dei credenti. I documenti ecumenici su di lei hanno alimentato un dibattito che ha consentito una sempre migliore comprensione della sua figura in una prospettiva che, proprio a partire dalla propria identità confessionale, ha permesso un approfondimento del cammino ecumenico; e ciò anche grazie al contributo della Pontificia Accademia mariana internazionale che ha dedicato ricerche e pubblicazioni su questo aspetto, mentre altrove, come nel caso del pellegrinaggio annuale al santuario mariano di Walsingham, in Inghilterra, si è assistito alla rilettura di una tradizione in chiave ecumenica.

In Italia il dibattito ecumenico su Maria si è venuto arricchendo, anche prima della pubblicazione del testo della Arcic, con una serie di iniziative come gli scritti di mariologia del pastore valdese Renzo Bertalot e di padre Giancarlo Bruni, che hanno, per tanti versi, preparato il terreno a una nuova stagione di riflessioni sul valore ecumenico mariano, cioè in grado di favorire un dialogo nella quotidianità della preghiera alimentata anche dalla presenza di cristiani e cristiane di tradizione ortodossa giunti in Italia a partire dalla fine del secolo scorso. La commemorazione comune del cinquecentesimo anniversario dell’inizio della Riforma è stata l’occasione per un nuovo passo nella direzione di una condivisione della figura di Maria in una prospettiva ecumenica, all’interno di un più ampio ripensamento delle vicende storico-teologiche del XVI secolo e della loro tradizione. La rilettura di testi e commenti su Maria nel secolo della Riforma ha consentito di cogliere in Maria, come scrisse monsignor Bruno Forte, «un riferimento sicuro a cui guardare e da proporre come modello a ogni credente ed alla Chiesa tutta, specialmente se divisa e bisognosa di ritrovare la sua unità sull’essenziale dell’amore di Cristo».
(fonte: L'Osservatore Romano 05 maggio 2021)

*Riccardo Burigana (Firenze, 1964) è docente di Storia ecumenica della Chiesa presso l’Istituto di Studi Ecumenici di Venezia e visiting professor dell’Università Cattolica del Pernambuco di Recife; è inoltre direttore del Centro Studi per l’Ecumenismo in Italia dal 2009, direttore scientifico della rivista Colloquia Mediterranea della Fondazione Giovanni Paolo II dal 2011 e collaboratore de L’Osservatore Romano. Ha pubblicato numerosi saggi sulla storia della Riforma, del Concilio Vaticano II e del movimento ecumenico.