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venerdì 21 maggio 2021

LITURGIA DOMESTICA - PENTECOSTE - B Accogliamo lo Spirito Santo che ci rende figli e fratelli e partecipi della Chiesa in missione

LITURGIA DOMESTICA

PENTECOSTE (B)

Accogliamo lo Spirito Santo
che ci rende figli e fratelli
e partecipi della Chiesa in missione


Fraternità Carmelitana
di Barcellona Pozzo di Gotto
a cura di fr. Egidio Palumbo



Preparare in casa
l’“angolo della preghiera”


     Con la celebrazione della solennità della Pentecoste viene portato a compimento il tempo pasquale.

     Fare memoria per rivivere nel nostro oggi l’evento pasquale della Pentecoste, significa contemplare e considerare il Mistero Pasquale da una prospettiva particolare: il Padre, attraverso il suo Figlio Risorto, ci invia il suo Spirito come il frutto più prezioso della Pasqua. Ricevendo lo Spirito del Signore si compie in noi il rinnovamento esistenziale della Risurrezione: diveniamo in Cristo Gesù figli e fratelli, partecipiamo alla vita e alla missione della Chiesa, popolo di Dio inviato come testimone del Vangelo a tutti i popoli della terra.

    Perciò ogni famiglia cristiana, chiesa domestica, consacrata nello Spirito con il sacramento del matrimonio, si pone davanti al Signore nella preghiera domestica, approntando in casa l’“angolo della preghiera”, quello che i nostri fratelli cristiani della chiesa orientale chiamano “l’angolo della bellezza”.    

     In un luogo della casa, su un tavolo o su un mobile o su una mensola si possono collocare una icona del Cristo, una lampada (da accendere per la preghiera), una Bibbia aperta e un fiore. Ecco l’angolo bello, l’angolo da cui, attraverso l’icona, lo sguardo di Dio veglia sulla famiglia. Non siamo noi a guardare l’icona, ma è l’icona a guardare noi e ad aprirci alla realtà del mondo di Dio.


      In questo angolo la famiglia si riunisce per pregare in un’ora del giorno compatibile con i ritmi di lavoro.

       Si può pregare seguendo varie modalità:

     - Prima modalità. Leggere il brano del vangelo della liturgia del giorno, breve pausa di silenzio, poi recitare con calma il salmo responsoriale corrispondente e concludere con la preghiera del Padre Nostro, la preghiera dei figli di Dio e dei fratelli in Cristo Gesù (per le indicazioni del vangelo e del salmo del giorno utilizzare il calendarietto liturgico).

    - Seconda modalità. Per chi sa utilizzare il libro della Liturgia delle Ore, alle Lodi e ai Vespri invece della lettura breve, leggere il vangelo del giorno alle Lodi e la prima lettura del giorno ai Vespri.

   - Terza modalità. Si può utilizzare un libretto ben fatto, acquistabile nelle librerie che vendono oggetti religiosi. Si intitola “Amen. La Parola che salva” delle edizioni San Paolo, costa € 3,90 ed esce ogni mese.

   Di ogni mese contiene: la preghiera delle Lodi del mattino, le letture bibliche della celebrazione eucaristica dei giorni feriali e della domenica con una breve riflessione, la preghiera dei Vespri della sera, la preghiera di Compieta prima del riposo notturno e altre preghiere.

     Scrive papa Francesco in Amoris Laetitia al n. 318, dando altri suggerimenti per la preghiera:

«Si possono trovare alcuni minuti al giorno per stare uniti davanti al Signore vivo, dirgli le cose che preoccupano, pregare per i bisogni famigliari, pregare per qualcuno che sta passando un momento difficile, chiedergli aiuto per amare, rendergli grazie per la vita e le cose buone, chiedere alla Vergine di proteggerci con il suo manto di madre. Con parole semplici questo momento di preghiera può fare tantissimo bene alla famiglia».

    Sì, la preghiera in famiglia rafforza la nostra fede in Cristo Gesù e rende saldo il vincolo d’amore tra marito e moglie, tra i genitori e i figli, tra la famiglia e il territorio in cui abita e il mondo intero.

   In questa proposta di Liturgia Domestica seguiamo la prima modalità.



Pentecoste - B


Accogliamo lo Spirito Santo
che ci rende figli e fratelli
e partecipi della Chiesa in missione



I. Apertura della Liturgia Domestica

Solista: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Tutti: Amen.


(Accensione del cero)








II. Ascolto orante del vangelo di Giovanni (15,26-27; 16,12-15)

          Apriamo il vangelo di Giovanni al cap. 15 e poi al cap. 16. Facciamo una breve pausa di silenzio, e poi chiediamo allo Spirito Santo che ci apra alla comprensione di questo scritto che contiene la Parola di Dio per noi oggi.

Tutti: Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.
Lava ciò che è sordido,
bagna ciò che è arido,
sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò che è sviato.


         Leggiamo attentamente e con calma la pagina di Giovanni, cap. 15, dal verso 26 fino al verso 27, e poi cap. 16, dal verso 12 al verso 15..

[Riportiamo di seguito il testo del vangelo, ma sarebbe meglio leggerlo direttamente dalla Bibbia – che ognuno dovrebbe avere in casa – per un contatto diretto con essa]



1. L’evento della Pentecoste porta a compimento il mistero pasquale. Così canta il Prefazio di questa solennità: «Oggi hai portato a compimento il mistero pasquale e su coloro che hai reso figli di adozione in Cristo tuo Figlio hai effuso lo Spirito Santo, che agli albori della Chiesa nascente ha rivelato a tutti i popoli il mistero nascosto nei secoli, e ha riunito i linguaggi della famiglia umana nella professione dell’unica fede».

    Lo Spirito Santo è il dono di vita che riceviamo da Gesù Risorto e Signore della storia: egli, Terza Persona della Trinità, ci rende conformi al Figlio Gesù, ci aiuta ad ascoltare, comprendere, vivere e annunciare il Vangelo, ci ricolma di carismi e ministeri per l’edificazione della comunità ecclesiale e la crescita del Regno di Dio nel mondo, Regno di pace, di amore e di giustizia.

2. Dello Spirito, così come lo descrivono le letture bibliche proposte dalla liturgia, vorrei evidenziare la sua presenza relazionale e comunicativa nella vita dei cristiani e nella storia. Se egli – secondo la fede della Chiesa – è Persona, così come lo sono il Padre e il Figlio, e non una “energia” astratta ed evanescente, allora non può non essere una presenza che è in relazione e che comunica, non solo con il Padre e il Figlio, ma anche con i credenti, con la Chiesa tutta.



    La pagina del vangelo (Giovanni 15,26-27; 16,12-15) sottolinea la presenza relazionale dello Spirito Santo:

    – quando lo denomina «Paràclito», cioè come “colui che è chiamato a stare accanto” ai credenti, in modo stabile e fedele, per consolarli, difenderli e sorreggerli durante le prove della vita;

    – quando è scritto che il Risorto ce lo “invia dal Padre”, che «procede dal Padre»: è il frutto della relazione di amore tra il Padre e il Figlio (cf. Giovanni 15,9);

    – quando è scritto che «egli darà testimonianza di me»: perché testimoniare non è soltanto “dire parole”, “fare delle affermazioni vere e forti”, ma, molto di più, entrare in comunione con l’altro, esporre la propria vita per l’altro, mettere in gioco la propria esistenza a motivo di Colui del quale si testimonia: la Persona di Cristo Gesù e il suo stile di vita; di questa testimonianza lo Spirito rende capaci i credenti.

       Inoltre la pagina del vangelo sottolinea anche la presenza comunicativa dello Spirito Santo, quando è scritto in Giovanni 16,12-15 che ci aiuterà a discernere il “non-detto” di Gesù, le «cose future», ovvero la parola del Signore che oggi parla a noi attraverso gli avvenimenti della storia, i fatti della vita quotidiana, i segni dei tempi.

       Certo, questo discernimento è faticoso, perché si possono prendere degli abbagli, ci si può illudere, ma è un discernimento necessario: perciò bisogna lasciarsi guidare dallo Spirito, bisogna ascoltare la sua “voce profetica” che apre al futuro.


3. La prima lettura (Atti 2,1-11) narra dell’evento della Pentecoste, dove lo Spirito si rileva essere presenza relazionale quando “irrompe” nella “casa” della comunità, ovvero nella vita della Chiesa tutta, e come “lingua di fuoco” si posa su tutti.






     Il “fragore”, il “vento impetuoso”, le “lingue di fuoco”, non sono fenomeni atmosferici o paranormali, ma fenomeni interiori della persona e della comunità. Il “fragore” e il “vento impetuoso” è il soffio dello Spirito che spalanca le “porte” della Chiesa per rinnovarla dal di dentro (salmo responsoriale: Salmo 104), per guidarla verso nuovi orizzonti, per aprirla all’ascolto della novità del Regno.

       Nello stesso tempo nella pagina degli Atti degli Apostoli lo Spirito si rileva presenza comunicativa quando dà la capacità di annunciare il vangelo e le grandi opere di Dio nelle lingue delle nazioni, cioè nelle molteplici culture dei popoli della terra. Non si tratta di dominare e assoggettare il mondo brandendo la croce e il vangelo. Al contrario, si tratta di diventare umili, come lo fu Gesù, ovvero capaci di incarnarsi in tutte le culture, nella vita della gente, di ascoltare i gemiti, i dolori, le gioie e le speranze dei popoli della terra, per annunciare e testimoniare dall’interno della loro esistenza l’evangelo liberante del Signore.

      L’annuncio del vangelo non è annuncio di “formule”, di “principi”, di “idee chiare e distinte”, ma annuncio di una Persona, Cristo Gesù, morto e risorto, vero Dio che si è fatto vero uomo, che ha vissuto la nostra stessa esistenza, e che per questo ci insegna a vivere come figli e come fratelli, ci educa ad essere solidali e compassionevoli. È questo un annuncio che interpella e coinvolge la vita.

4. Perciò nella seconda lettura (Galati 5,16-25) l’Apostolo Paolo esorta a non “camminare secondo la carne”, ma a “camminare secondo lo Spirito”.




    “Camminare secondo la carne” vuol dire vivere da egoisti, da persone autoreferenziali, autocentrate e avvolti su noi stessi, esclusivamente sui nostri bisogni ed interessi.

    “Camminare secondo lo Spirito” vuol dire vivere in relazione all’altro, a Dio e alle altre persone, ovvero vivere animati dall’amore che, a seconda delle situazioni esistenziali concrete, si declina in «gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé».

      Ecco che cosa significa lasciarsi guidare dalla presenza relazionale e comunicativa dello Spirito Santo.

      Che il vento della Pentecoste soffi anche per noi oggi e per la Chiesa tutta del nostro tempo: ne abbiamo particolarmente bisogno.




Breve pausa di silenzio



III. Contempliamo l’icona della Pentecoste

     Con la Pentecoste, a cinquanta giorni dalla Pasqua, si chiude il tempo pasquale; meglio: la Pasqua raggiunge il suo compimento attraverso il dono dello Spirito su tutta la Chiesa. Secondo la teologia dei Padri, la Chiesa nasce nel giorno di Pentecoste (cf. Atti 2,1-13), che con il “giorno dopo il sabato” della Risurrezione forma un unico “grande giorno”.

     L’iconografo, come è suo solito, fa convergere nella “trascrizione” dell’icona la pagina di Atti 2,1-13 meditata e pregata nel suo senso globale, ovvero alla luce di tutta la rivelazione biblica, della tradizione patristica e liturgica.




    L’icona pone in evidenza il Collegio dei dodici Apostoli, ovvero tutta la Chiesa. Essi sono nel Cenacolo – lo dicono gli edifici raffigurati sullo sfondo – seduti su una panca a forma di arco, che, secondo alcuni, riprende il bema (o pedana) e l’ambone collocati al centro della navata, tipico dell’architettura delle chiese siriache e caldee. Su ogni Apostolo viene posta la lingua di fuoco, simbolo dello Spirito. Altre icone rappresentano in alto le sfere celesti (presenza di Dio), dalle quali partono raggi di luce e, in particolare, un fascio di luce trisolare orientato sugli apostoli.

    Le ragioni di questa scena sono evidenti: qui viene presentata l’unità della Chiesa vissuta nella diversità dei carismi dei ministeri, delle tradizioni liturgiche e teologiche. È lo Spirito che dona alla Chiesa la capacità di saper vivere l’unità, la comunione trinitaria, la concordia nella sana diversità e pluralità. Ed è lo Spirito che dona la capacità di leggere, meditare, comprendere, assimilare e pregare le Scritture (cf. Giovanni 14,26; 16,13-15). Ed è ancora lo Spirito che viene donato quando i credenti leggono e meditano le Scritture, poiché la Parola del Signore è presenza sacramentale di Lui (cf. Giovanni 6,63).

       Osserviamo il Collegio Apostolico. A partire da sinistra (di chi guarda), in alto troviamo Pietro con il rotolo della predicazione, al suo fianco Matteo e Marco con il libro delle S. Scritture, e poi tutti gli altri Apostoli con il rotolo della predicazione; in alto a destra (di chi guarda) troviamo l’Apostolo Paolo e al suo fianco Giovanni e Luca, tutti e tre con il libro delle S. Scritture, e poi tutti gli altri Apostoli con il rotolo della predicazione.

    Tra gli Apostoli Pietro e Paolo c’è un posto vuoto. Perché? Perché al centro sta la presenza “invisibile” del Cristo Capo della Chiesa (cf. Matteo 18,20), evidenziata dalla finestrella centrale, come nelle absidi delle antiche chiese. Non troviamo neppure la presenza della Madre del Signore (anche se alcune icone la raffigurano), perché Maria, in quanto immagine della Chiesa, è già qui rappresentata dalla Chiesa stessa.

     In basso, è stato raffigurato, in un arco nero, un personaggio vestito da re, quasi prigioniero (in alcune icone vengono disegnate anche le sbarre), avente su un panno i dodici rotoli della predicazione apostolica. Chi è questo personaggio? Si tratta del Principe di questo mondo, circondato dalle tenebre della morte. Ovvero: in questo re sono rappresentate tutte quelle mentalità mondane, violente e avide di potere che ci dominano (ecco la figura del principe) e che generano una cultura di morte (cf. Efesini 6,12). Questo tipo di mentalità, afferma l’Apostolo Paolo, il cristiano la combatte e la sconfigge non con armi umane, ma con l’armatura di Dio, con le armi dello Spirito (cf. Efesini 6,10-20; Romani 13,12), che ha ricevuto nei sacramenti dell’iniziazione cristiana; la combatte e la sconfigge con la testimonianza e la predicazione dell’evangelo che è parola di risurrezione; per questo il Principe di questo mondo sorregge nel panno bianco i rotoli della predicazione apostolica.

    Così canta la Liturgia bizantina: «Per far ricordare le parole di vita udite dal Padre e dette agli apostoli, il Cristo manda lo Spirito a posarsi su di loro in forma di lingue di fuoco. Cantando ti benedice il creato, che prima da te estraniato, gode ora della tua amicizia».



        Silenzio di adorazione per alcuni minuti




4. Preghiera allo Spirito Santo

Con calma, recitare insieme.


Spirito di Dio,
che agli inizi della creazione ti libravi sugli abissi dell’universo
e trasformavi in sorriso di bellezza il grande sbadiglio delle cose,
scendi ancora sulla terra e donale il brivido dei cominciamenti.
Questo mondo che invecchia, sfioralo con l’ala della tua gloria.
Dissipa le sue rughe. Fascia le ferite
che l’egoismo sfrenato degli uomini ha tracciato sulla sua pelle.
Mitiga con l’olio della tenerezza le arsure della sua crosta.
Restituiscigli il manto dell’antico splendore,
che le nostre violenze gli hanno strappato,
e riversa sulle sue carni inaridite anfore di profumi.
Permea tutte le cose, e possiedine il cuore.
Facci percepire la tua dolente presenza
nel gemito delle foreste divelte, nell’urlo dei mari inquinati,
nel pianto dei torrenti inariditi,
nella viscida desolazione delle spiagge di bitume.
Restituiscici al gaudio dei primordi.
Riversati senza misura su tutte le nostre afflizioni.
Librati ancora sul nostro vecchio mondo in pericolo.
E il deserto, finalmente, ridiventerà giardino,
e nel giardino fiorirà l’albero della giustizia,
e frutto della giustizia sarà la pace.



Spirito Santo,
che riempivi di luce i profeti
e accendevi parole di fuoco sulla loro bocca,
torna a parlarci con accenti di speranza.
Frantuma la corazza della nostra assuefazione all’esilio.
Ridestaci nel cuore nostalgie di patrie perdute.
Dissipa le nostre paure. Scuotici dall’omertà.
Liberaci dalla tristezza
di non saperci più indignare
per i soprusi consumati sui poveri.
E preservaci dalla tragedia di dover riconoscere
che le prime officine della violenza
e della ingiustizia sono ospitate dai nostri cuori.




Spirito di Pentecoste,
ridestaci all’antico mandato di profeti.
Dissigilla le nostre labbra,
contratte dalle prudenze carnali.
Introduci nelle nostre vene il rigetto
per ogni nostro compromesso.
E donaci la nausea di lusingare
i detentori del potere per trarne vantaggio.
Trattienici dalle ambiguità.
Facci la grazia del voltastomaco per i nostri peccati.
Poni il tuo marchio di origine controllata
sulle nostre testimonianze.
E facci aborrire le parole,
quando esse non trovano puntuale verifica nei fatti.
Spalanca i cancelletti dei nostri cenacoli.
Aiutaci a vedere i riverberi delle tue fiamme
nei processi di purificazione
che avvengono in tutti gli angoli della terra.
Aprici a fiducie ecumeniche. E in ogni uomo di buona volontà
facci scorgere le orme del tuo passaggio.





Spirito di Dio,
fa’ della tua Chiesa un roveto che arde di amore per gli ultimi.
Alimentane il fuoco col tuo olio, perché l’olio brucia anche.
Da’ alla tua Chiesa tenerezza e coraggio. Lacrime e sorrisi.
Rendila spiaggia dolcissima per chi è solo e triste e povero.
Disperdi la cenere dei suoi peccati.
Fa’ un rogo delle sue cupidigie.
E quando, delusa dei suoi amanti, tornerà stanca e pentita a te,
coperta di fango e di polvere dopo tanto camminare,
credile se ti chiede perdono. Non la rimproverare.
Ma ungi teneramente le membra di questa sposa di Cristo
con le fragranze del tuo profumo e con l’olio di letizia.
E poi introducila, divenuta bellissima senza macchie e senza rughe,
all’incontro con lui,
perché possa guardarlo negli occhi senza arrossire,
e possa dirgli finalmente: Sposo mio.
Amen.
                                        (Don Tonino Bello)


Solista: Benediciamo il Signore.

Tutti: Rendiamo grazie a Dio.


V. Proposta di preghiera per il pranzo

Tutti: Sii benedetto, Signore Dio nostro,
      che ogni giorno vieni incontro a noi
      con la tua generosità.
      Liberaci dalla violenza,
      dà il pane a chi ha fame;
      e tutti potremo trascorrere una vita serena
      rendendoti grazie nella verità del tuo Spirito,
      per Cristo nostro Signore. Amen.
                  (da Preghiere per una tavola fraterna)