Benvenuto a chiunque è alla "ricerca di senso nel quotidiano"



mercoledì 12 maggio 2021

«PREGHIERA, NON MAGIA», FISICHELLA SPIEGA IL SIGNIFICATO DELLA MARATONA DEL ROSARIO


«PREGHIERA, NON MAGIA», 
FISICHELLA SPIEGA IL SIGNIFICATO DELLA MARATONA DEL ROSARIO

Il presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione: «Un grido che sale a Dio da questa situazione di dolore, uno “slancio del cuore”, come diceva santa Teresina, un’espressione di amore, di un cuore che, straziato dal dolore, dalla sofferenza, dalla malattia, dal disagio, dalla solitudine, guarda verso l’ alto»

«La preghiera non è magia. È comunione con Dio che, quando si realizza, si trasforma in comunione con gli altri diventando capacità di ascolto, sostegno, solidarietà, fratellanza. Questo è il vero miracolo».

In un’ intervista che Famiglia Cristiana pubblica sul numero in edicola, monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione, il dicastero che cura l’iniziativa, spiega il significato della maratona di preghiera che il Papa ha aperto il primo maggio e che si conclude il 31 «per chiedere la fine della pandemia e la ripresa». È un «grido che sale a Dio da questa situazione di dolore, uno “slancio del cuore”, come diceva santa Teresina, un’ espressione di amore, di un cuore che, straziato dal dolore, dalla sofferenza, dalla malattia, dal disagio, dalla solitudine, guarda verso l’ alto», afferma monsignor Fisichella.

«Questa maratona è una risposta a un’ esigenza profonda di spiritualità che è nel cuore di ogni persona», puntualizza monsignor Fischella. «Non si fa forte di parole vuote, ma di quelle consistenti che vengono dal Signore stesso. È poi anche un’esigenza dettata dal vivere nella storia. E la storia oggi ci pone di fronte a questa pandemia che tocca le persone più fragili, più anziane, quelle con patologie, le più povere. Guardiamo all’India o al Brasile: sono sterminate le persone deboli e quelle che non hanno casa, che vivono nelle favelas, che non hanno nulla. Questi sono i nostri poveri. Come si fa a non avere un grido di dolore, che è un grido di amore, che va verso Dio? Abbiamo capito che siamo deboli, che siamo fragili».

«Ogni giorno del mese, alle 18», guidata da uno dei trenta santuari coinvolti dall’ iniziativa (da Lourdes e da Fatima, a Guadalupe e Czestochowa, passando da Loreto e Pompei) e trasmessa dal sito ufficiale del Vaticano, si prega «per un’ intenzione particolare», conclude monsignor Fisichella: «per l’umanità ferita, per i defunti, per coloro che non hanno potuto salutare i cari, per i contagiati, per le donne che attendono un bambino, per quelle che hanno subito violenza, per gli imprenditori, i lavoratori, gli insegnanti. L’idea di fondo è che dove c’ è una situazione di dolore c’ è anche il desiderio di chiedere la forza per venirne fuori e, nonostante tutto, riprendere la vita e recuperare il tempo perduto».
(fonte: Famiglia Cristiana 10/05/2021)