Attraversare i passaggi difficili della vita.
di Luigi Maria Epicoco
Recensione di Aldo Pintor
Questo è un periodo davvero molto buio per tutta l'umanità. Le tenebre della pandemia avvolgono l'intero pianeta. E ancora non riusciamo a intravedere la luce fuori dal tunnel. E questa oscurità in cui siamo immersi ci fa ricercare la speranza nelle parole di un salmo “Nemmeno la tenebra per te Signore è oscura: la notte è luminosa come il giorno, la tenebra per te è come la luce”. Pertanto come ci siamo resi conto in questo periodo, guardare al futuro con fiducia è un passaggio tutt'altro che scontato.
In questo sforzo ci può aiutare senz'altro la lettura del libro “La luce in fondo” Rizzoli, pp. 160, € 14,00 di Luigi Maria Epicoco, pugliese di Mesagne ma sacerdote della diocesi dell'Aquila e preside dell'“ISSR fides e Ratio” del capoluogo abruzzese.
Per presentare l'opera di questo giovane sacerdote usiamo le sue stesse parole che sono davvero toccanti: “Non si può controllare il mare lo si può navigare. Non abbiamo potere sulle tempeste, ma possiamo approfittare delle onde per andare nella direzione sperata. Spero che questo piccolo itinerario che descrive la dinamica di ogni passaggio decisivo possa aiutare a dare affidabilità alla nostra vita, tanto da farci alzare lo sguardo e scorgere nel buio la luce in fondo”.
Il libro che stiamo recensendo viene concepito nei giorni tremendi di marzo e aprile 2020 quando l'Italia e il mondo stavano vivendo in lockdown l'incubo della pandemia. Incubo in cui siamo ripiombati nell'autunno di questo maledetto 2020.
L'autore risponde a tante lettere ricevute che poi raccoglie in un libro. Queste lettere sono tante richieste di aiuto per poter compiere un cammino di umanità profonda anche in un momento così difficile e drammatico. In questo cammino è necessario coltivare relazioni personali e soprattutto imparare la difficile e oggi davvero poco praticata arte dell'ascolto.
Le relazioni umanamente importanti Epicocco le esamina anche sviscerando il significato di parole che a uno sguardo superficiale sembrano indicare il contrario a quanto stiamo esaminando. Ovverossia in questo libro si descrive anche la solitudine.
Parola che può avere significati molteplici. Esiste infatti la solitudine come isolamento mortifero, che è una assenza di socializzazione ma la solitudine può essere anche una corretta e equilibrata presa di distanza dalle nostre passioni e relazioni che ci aiuta a capire cosa può umanizzarle.
Oltre alla solitudine nel libro si esamina anche il significato di silenzio. Anche questo è un elemento che può assumere significati sia positivi che negativi. Il silenzio può essere mutismo, ossia assenza di comunicazione, chiusura in se stessi, la stessa mancanza di parole può anche essere una meditazione su come parliamo (ricordiamoci che come dice il Vangelo secondo Matteo ci verrà chiesto conto di ogni parola vana). Affinché dal nostro meditato silenzio possano sgorgare parole che possano essere vera comunicazione.
Successivamente Luigi Maria Epicocco passa a parlare del corpo, quell'insieme di carne e sangue e sentimenti che è al centro di ogni relazione. Il cristianesimo può essere definito la religione del corpo, in quanto annuncia un Dio che si è incarnato e dunque che si è scelto un corpo. Come cristiani non attendiamo solo la salvezza dell'anima ma anche il nostro corpo parteciperà della resurrezione.
L'autore finisce questo aureo libretto parlando anche della morte. Alla fine si arriva a quell'enigma delle nostre esistenze che è all'origine di tutti i nostri timori. La morte fonte di angoscia che ci porta spesso a rimuoverne il pensiero. Eppure la morte non è che la conclusione della vita. E una vita piena e non banale è fatta anche di abitudine con l'idea della morte. E questa difficilissima sfida che è la convivenza con la nostra mortalità va affrontata con serenità e con una fiducia che però va tenuta sempre allenata. Solo camminando nella luce di una vita sempre più umana potremmo sconfiggere la paura della morte e far si che questo evento misterioso terribile e reale siano una degna conclusione di tutta la nostra l'esistenza. Possiamo augurare che la morte sia la degna conclusione con la vita che si siamo costruiti. Ma come dicono le Scritture “Più forte della morte è l'amore”. Questo un cristiano non deve mai dimenticarlo.