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venerdì 4 dicembre 2020

LITURGIA DOMESTICA - SOLENNITÀ IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA CON MARIA SANTI E IMMACOLATI NELL’AMORE

LITURGIA DOMESTICA 

SOLENNITÀ IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA

CON MARIA 
 SANTI E IMMACOLATI 
NELL’AMORE

Fraternità Carmelitana 
di Barcellona Pozzo di Gotto
a cura di fr. Egidio Palumbo 




Preparare in casa
l’“angolo della preghiera” 

Entriamo nel tempo liturgico dell’Avvento, tempo di attesa vigilante e operosa del Signore che viene. Egli è già venuto nell’umiltà facendosi uomo, ed è morto, è risorto e vive in mezzo a noi. Eppure egli ha promesso di venire ancora in un giorno che non ci è dato di sapere: verrà come Risorto, nel segno del dono di sé, per portare a compimento l’opera che ha iniziato realizzando il suo regno di amore, di giustizia e di pace. 

Noi dobbiamo soltanto attenderlo con operosa vigilanza. Perciò ad ogni celebrazione eucaristica diciamo: «Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta». E anche per questo nel Padre Nostro invochiamo: «venga il tuo regno». 

Ebbene, siamo chiamati a vivere l’Avvento con attesa vigilante, pronti, cioè, a cogliere i segni della sua venuta. E così saremo preparati a celebrare il Natale del Signore, dove faremo memoria-attualizzazione della sua prima venuta nella piccolezza, nell’umiltà e nel dono di sé; e, nel contempo, faremo memoria-attualizzazione della sua seconda venuta che attendiamo come Risorto, il quale verrà sempre nel segno della piccolezza, dell’umiltà e del dono di sé. 

Un modo per attenderlo nella vigilanza è quello di perseverare nella preghiera in famiglia. Non esiste solo la chiesa parrocchiale o la chiesa santuario per pregare. Per i cristiani ognuno – a motivo del battesimo e della cresima – è sacerdote in Cristo e quindi chiamato a pregare per sé e per gli altri, e ogni famiglia cristiana è chiamata per vocazione ad essere chiesa domestica

Per cui ogni famiglia può approntare in casa l’“angolo della preghiera”, quello che i nostri fratelli cristiani della chiesa orientale chiamano “l’angolo della bellezza”. 

In un luogo della casa, su un tavolo o su un mobile o su una mensola si possono collocare una icona del Cristo, una lampada (da accendere per la preghiera), una Bibbia aperta e un fiore. Ecco l’angolo bello, l’angolo da cui, attraverso l’icona, lo sguardo di Dio veglia sulla famiglia. Non siamo noi a guardare l’icona, ma è l’icona a guardare noi e ad aprirci alla realtà del mondo di Dio. 

Per il tempo di Avvento e di Natale l’“angolo della preghiera” diventa certamente il presepe e la corona dell’avvento (quattro candele a cerchio: ognuna si accende ad ogni domenica di avvento; a natale si sostituiscono con una candela bianca o dorata), che ci ricordano il Figlio di Dio, luce del mondo, venuto a stare con noi nella piccolezza, nell’umiltà, nel dono di sé e nell’accoglienza dei vicini (i pastori) e dei lontani (i magi). 

In questo angolo la famiglia si riunisce per pregare in un’ora del giorno compatibile con i ritmi di lavoro. 

Si può pregare seguendo varie modalità: 

- Prima modalità. Leggere il brano del vangelo della liturgia del giorno, breve pausa di silenzio, poi recitare con calma il salmo responsoriale corrispondente e concludere con la preghiera del Padre Nostro, la preghiera dei figli di Dio e dei fratelli in Cristo Gesù (per le indicazioni del vangelo e del salmo del giorno utilizzare il calendarietto liturgico). 

- Seconda modalità. Per chi sa utilizzare il libro della Liturgia delle Ore, alle Lodi e ai Vespri invece della lettura breve, leggere il vangelo del giorno alle Lodi e la prima lettura del giorno ai Vespri. 

- Terza modalità. Si può utilizzare un libretto ben fatto, acquistabile nelle librerie che vendono oggetti religiosi. Si intitola “Amen. La Parola che salva” delle edizioni San Paolo, costa € 3,90 ed esce ogni mese. 

Di ogni mese contiene: la preghiera delle Lodi del mattino, le letture bibliche della celebrazione eucaristica dei giorni feriali e della domenica con una breve riflessione, la preghiera dei Vespri della sera, la preghiera di Compieta prima del riposo notturno e altre preghiere. 

Scrive papa Francesco in Amoris Laetitia al n. 318, dando altri suggerimenti per la preghiera: 

«Si possono trovare alcuni minuti al giorno per stare uniti davanti al Signore vivo, dirgli le cose che preoccupano, pregare per i bisogni famigliari, pregare per qualcuno che sta passando un momento difficile, chiedergli aiuto per amare, rendergli grazie per la vita e le cose buone, chiedere alla Vergine di proteggerci con il suo manto di madre. Con parole semplici questo momento di preghiera può fare tantissimo bene alla famiglia». 

Sì, la preghiera in famiglia rafforza la nostra fede in Cristo Gesù e rende saldo il vincolo d’amore tra marito e moglie, tra i genitori e i figli, tra la famiglia e il territorio in cui abita e il mondo intero. 

In questa proposta di Liturgia Domestica seguiamo la prima modalità.



Solennità Immacolata Concezione di Maria

Con Maria, santi e immacolati nell’amore



I. Apertura della Liturgia domestica

Solista: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. 

Tutti: Amen.


(Accensione della prima e seconda candela dell’avvento, e di una candela bianca)


Tutti: Il nostro canto sale a te, o Signore;

leviamo a te le nostre mani 

in questa lode del tuo Nome Santo: 

Emmanuele, Dio-con-noi.



Solista: Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,

che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.

In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo

per essere santi e immacolati di fronte a lui nell’amore,

predestinandoci ad essere per lui figli adottivi,

mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà. (Ef 1,1-5)



Tutti: Il nostro canto sale a te, o Signore;

leviamo a te le nostre mani 

in questa lode del tuo Nome Santo: 

Emmanuele, Dio-con-noi.



II. Ascolto orante del vangelo di Luca (1,26-38)

Apriamo il vangelo di Luca al cap. 1. Facciamo una breve pausa di silenzio, e poi chiediamo allo Spirito Santo che ci apra alla comprensione di questo scritto che contiene la Parola di Dio per noi oggi.

Tutti: Vieni, Santo Spirito,

manda a noi dal cielo

un raggio della tua luce.

Vieni, padre dei poveri,

vieni, datore dei doni,

vieni, luce dei cuori. 



Leggiamo attentamente e con calma la pagina di Luca, cap. 1, dal verso 26 fino al verso 38. 

Meditiamo la pagina. Ecco alcuni spunti.



1. Con la Solennità dell’Immacolata Concezione, il cammino di Avvento si apre alla contemplazione (= leggere in profondità la storia con gli occhi di Dio) del progetto salvifico di Dio che riguarda tutta l’umanità e per prima si realizza in Maria di Nazareth

Lungo i secoli, infatti, nella coscienza dei cristiani è maturata la consapevolezza di fede (sensus fidei) che Dio ha voluto preparare alla venuta del suo Figlio nel mondo una degna dimora esistenziale, scegliendo, per amore, sin dal suo concepimento, non una dea, ma una donna, Maria di Nazareth ad essere la madre del Figlio dell’Altissimo, figlio che ella dovrà chiamare Gesù, che significa “Dio Salva”. 

Maria di Nazareth, nata – sempre secondo il sensus fidei della coscienza cristiana – dal concepimento dei Santi Gioacchino ed Anna (Protovangelo di Giacomo, IV,2; testo del II sec. d.C.), per essere degna dimora del Figlio, Dio l’ha voluta preservare dal peccato originale e dalla concupiscenza che induce al male, ma non dai sentimenti umani più profondi, più autentici e vitali, né dai limiti e condizionamenti culturali, e neppure dalla sofferenza e dal cammino di maturazione umana e di fede. 

Concepimento di Gioacchino e Anna


2. Avvolta dall’amore gratuito di Dio, Maria di Nazareth, sin dal suo primissimo esistere come creatura umana, viene a trovarsi coinvolta – per puro dono di Dio – «come speranza e aurora di salvezza al mondo intero» (Orazione dopo la comunione della festa della Natività di Maria) all’inizio dell’opera salvifica di Cristo Gesù, e questo perché in lei Dio realizza fedelmente la promessa che nei secoli passati aveva fatto al re Davide (dal quale discende Gesù) per mezzo del profeta Natan: «Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile il trono del suo regno per sempre. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio» (2Sam 7,12-14). Promessa che rilancia per mezzo del profeta Isaia, dando un segno profetico al re Acaz: «Il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele» (Is 7,14). 

In questo modo Maria di Nazareth diviene per la comunità dei credenti, per ognuno di noi e per tutta l’umanità il modello esemplare di attesa, di accoglienza, di generazione esistenziale-spirituale del Verbo fatto uomo e di sequela del Signore Gesù: ella è figlia amata da Dio fin dal suo concepimento, è Madre di Dio poiché genera il Figlio di Dio ed è Discepola del Figlio di Dio. Ella, per opera di Dio, realizza e anticipa la vocazione-missione della Chiesa popolo di Dio e dell’umanità amata da Dio e dal suo Figlio Gesù fin da «prima della creazione del mondo» (Efesini 1,4). 

Per questo nella solennità della Immacolata Concezione (definita come dogma da Pio IX nel 1854, ma dichiarata formalmente nella liturgia già nel XV sec.; e probabilmente proclamata patrona della Sicilia nel XVII sec.) la Chiesa così prega nella Colletta: «O Padre, che nell’Immacolata Concezione della Vergine hai preparato una degna dimora per il tuo Figlio, e in previsione della morte di lui l’hai preservata da ogni macchia di peccato, concedi anche a noi, per sua intercessione, di venire incontro a te in santità e purezza di spirito». 

E nel Prefazio prega ancora: «Tu hai preservato la Vergine Maria da ogni macchia di peccato originale, perché, piena di grazia, diventasse degna Madre del tuo Figlio. In lei hai segnato l’inizio della Chiesa, sposa di Cristo senza macchia e senza ruga, splendente di bellezza. Da lei, vergine purissima, doveva nascere il Figlio, agnello innocente che toglie le nostre colpe; e tu sopra ogni altra creatura la predestinavi per il tuo popolo avvocata di grazia e modello di santità». 

Scriveva la monaca e mistica carmelitana Elisabetta della Trinità, che Maria «fu sempre “pura, immacolata, irreprensibile” agli occhi del Padre tre volte santo. La sua anima è così semplice e i moti del suo spirito così profondi da non poterli avvertire. Al tempo stesso è così trasparente e luminosa da scambiarla con la luce. Tuttavia non è altro che lo “Specchio” del Sole di Giustizia, “Speculum Iustitiae!». 


3. Con la proclamazione delle tre letture bibliche la Chiesa in preghiera rende lode a Dio per il suo progetto salvifico (vedi salmo responsoriale: Salmo 98), che egli realizza in maniera esemplare in Maria di Nazareth. Ella non è una dea, non è distante da noi, ma è nostra sorella in umanità e nella fede, e pertanto appartiene ad una storia di salvezza che vede interpellati e coinvolti tutti noi. 

Come ogni persona umana, anche Maria è inserita nel contesto di un mondo e di una storia dove è dominante nel cuore umano l’idolatria di sé. È quello che si chiama peccato originale, vale a dire il fallimento degli umani nell’abisso del non-senso della vita che contiene in se sé e dà origine a tutti gli altri peccati, a tutti gli altri fallimenti esistenziali personali e sociali. 

Nella prima lettura (Genesi 3,9-15.20), infatti, l’umanità, rappresentata dalla coppia uomo-donna, si è lasciata ingannare dall’astuzia del “serpente” – personificazione della potenza malefica ostile a Dio e all’autentica umanizzazione degli umani – mangiando del frutto proibito «dell’albero che sta in mezzo al giardino» (Genesi 3,3), nella falsa convinzione, insinuata dal “serpente”, di poter essere come Dio (Genesi 3,5). È questo il peccato mortifero dell’idolatria di sé, che lacera la relazione di comunione con Dio e nel contempo disumanizza la persona in sé e le istituzioni e il loro modo di relazionarsi con gli altri esseri umani e con il creato. 

La cifra simbolica di tale disumanizzazione, secondo Genesi 3,7.10.11, è rappresentata dalla “nudità”, vale a dire dall’ “autospogliamento” della nostra creaturalità, del nostro essere figli e figlie davanti a Dio («ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura perché sono nudo e mi sono nascosto») e del nostro essere fratelli e sorelle davanti agli altri essere umani. Tale “nudità” è la manifestazione eloquente della presunzione di voler essere tanti piccoli padreterni, tanti piccoli dèi onnipotenti e padroni assoluti del mondo e del creato, presunzione che inevitabilmente, come lo testimonia la storia fino ai nostri giorni, produce morte, violenza, guerra, corruzione, inquinamento… 

Tuttavia la pagina di Genesi 3, di fronte al dramma del dominio dell’idolatria di sé, non reagisce in maniera rassegnata, ma con grande sapienza proclama all’umanità il primo annuncio di salvezza (“protovangelo”): Dio maledice il “serpente” e, sempre rivolto a lui, annuncia: «Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (v. 15). 

Dio pone l’essere umano (la “stirpe/seme della donna-Eva”) in una lotta senza sosta contro le forze del male (la “stirpe/seme del serpente”), a lui interne ed esterne, facendogli prendere coscienza della necessità salvifica di “stritolare” la testa del “serpente”, ovvero a non soccombere alla tentazione idolatrica, ma a saperla dominare con scelte alternative di vita che umanizzano il mondo e gli danno un futuro. 

In questa lotta Dio si pone accanto all’essere umano e si prende cura di lui: lo riveste di nuovo (Genesi 3,21) e con Noè, Abramo, Isacco ed altri continua ad essere fedele alle sue promesse di salvezza, fino alla venuta del “seme” della donna, cioè Cristo Gesù (Galati 3,16; 4,4; Matteo 1,16), vittorioso sul male e sulla morte. 


4. In questa lotta salvifica, a Cristo Gesù è associata sua madre Maria di Nazareth, la Donna-Eva, nostra sorella in umanità e nella fede. Secondo la pagina evangelica dell’Annunciazione (Luca 1,26-38), infatti è Maria, donna di Nazareth, piccolo villaggio della Galilea, e sposa di Giuseppe, che Dio chiama a diventare la madre del Figlio dell’Altissimo, a generarlo ponendolo nella terra-umanità come “seme” (Giovanni 12,24) fecondo di salvezza, di amore, di giustizia e di fraternità-sororità. 

Perché Dio sceglie proprio Maria di Nazareth, la sposa di Giuseppe? Dio la sceglie e la chiama per amore, dopo averla colmata della sua grazia, della sua presenza di Gratuità, perché ha visto in lei una persona totalmente aperta e accogliente (= verginità) nei suoi riguardi, una persona non autoreferenziale ma attenta agli altri, una persona che non si è lasciata sedurre dalla cultura dell’idolatria di sé, effetto del peccato originale. 

Pertanto, di fronte a Dio Gratuità, al Dio-con-noi che si fa compagno di viaggio dei suoi figli e figlie («il Signore è con te»), Maria dice il suo “sì”, e in tal modo si pone in comunione con tutti i servi di Dio della “stirpe della donna-Eva” che lungo la storia della salvezza hanno detto in vario modo il loro “si” incondizionato al Signore: Noè, Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuseppe, Mosè, Myriam, Anna, Samuele, Giuditta, Ester, i profeti Isaia, Geremia, Ezechiele, Amos… Di fronte al Dio affidabile, perché fedele alle sue promesse di bene, Maria accoglie con libertà, consapevolezza e responsabilità la vocazione-missione che Dio le sta affidando. Ella si pone al servizio di Dio, affinché nella sua umile esistenza di donna di Nazareth tutto avvenga in obbedienza al primato della Parola di Dio, affinché la Parola di Dio diventi evento nella sua vita: «Ecco la serva del Signore, avvenga per me secondo la tua parola» (Luca 1,38).




Scriveva Elisabetta della Trinità, che la preghiera di Maria fu come quella del Figlio: «“Eccomi”. Chi? “L’Ancella del Signore”, l’ultima delle sue Creature, lei, la sua Madre! Fu così vera nella sua umiltà perché fu sempre dimentica, ignara, libera di se stessa e così poteva cantare: “L’Onnipotente ha fatto in me cose grandi. Ormai le nazioni mi chiameranno beata” (Lc 1,48-49». 

5. Con Gesù e Maria facciamo parte anche noi della “stirpe della donna-Eva” e anche noi con loro siamo coinvolti nella lotta contro il “serpente” antico per prendere le distanze dalla seduzione dell’idolatria di noi stessi e assumere uno stile di vita cristiano alternativo altruistico, solidale e umanizzante. 

Sì, anche noi – come Maria Immacolata – siamo stati scelti da Dio «prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati di fronte a lui nell’amore», per essere suoi figli adottivi e fratelli/sorelle in conformità al Figlio suo e Fratello nostro Cristo Gesù, facendo della nostra esistenza una lode di gloria per il nostro Dio (vedi seconda lettura: Efesini 1,3-6.11-12) e nel contempo impegnati a collaborare con lui per la salvezza del mondo da ogni forma di idolatria che disumanizza e inquina le relazioni e i rapporti. 

È questo il grande disegno salvifico di Dio per la Chiesa e l’umanità, che ci è stato narrato ed esplicitato con la venuta del Verbo di Dio in mezzo a noi. 



Donna, o Madre di Dio e dell’uomo, 

immacolata concezione del mondo, 

goccia di luce nascosta in ogni fiore, 

santità delle fonti, 

terra che ama e adora, 

tu la gioia di esistere 

di ogni vita, 

perché sei il grembo d’oro 

nel quale il Cristo ha unificato in sé 

tutte le cose: in lui nel quale tutti 

ora siamo chiamati ad essere 

umanità senza macchia né ruga 

ma santa e immacolata: 

realizzazione del sogno di Dio… 

(Davide Turoldo) 



Santa Maria, Vergine del mattino, 

donaci la gioia di intuire, 

pur tra le tante foschie dell’aurora, 

la speranza del giorno nuovo. 

Ispiraci parole di coraggio. 

Non farci tremare la voce quando, 

a dispetto di tante cattiverie e tanti peccati 

che invecchiano il mondo, 

osiamo annunciare che verranno tempi migliori. 

Non permettere 

che sulle nostre labbra il lamento prevalga sullo stupore, 

che lo sconforto sovrasti l’operosità, 

che lo scetticismo schiacci l’entusiasmo, 

e che la pesantezza del passato 

ci impedisca di far credito sul futuro. […] 

Rendici cultori delle calde utopie 

dalle cui feritoie sanguina la speranza sul mondo. 

Aiutaci a comprendere 

che additare le gemme che spuntano sui rami 

vale più che piangere sulle foglie che cadono. 

E infondici la sicurezza di chi già vede l’oriente 

incendiarsi ai primi raggi del sole.
 (don Tonino Bello) 



III. Intercessioni 

Solista: Nel sacro concepimento di Maria, Dio ci offre l’immagine dell’umanità nuova che partecipa della vittoria di Cristo su ogni forma di idolatria e di egoismo. Innalziamo al Padre la nostra preghiera e diciamo insieme: 

Tutti: R/ Benedici i tuoi figli, o Signore. 


Voce 1: - La tua Chiesa, o Dio Padre dell’umanità, è ancora segnata dal peccato e dalla fragilità umana: rendila capace di trasmettere con profezia l'annuncio della misericordia di Dio verso ogni uomo e donna. Preghiamo. 

Voce 1: - Custodisci nell’integrità della fede, o Dio dell’Alleanza, il nostro papa Francesco, il nostro vescovo Giovanni e tutti i ministri della tua Chiesa. Preghiamo. 

Voce 2: - I popoli della terra patiscono ancora le conseguenze del peccato, vivendo nella miseria, nell'ingiustizia e nella violenza: fa’ sorgere in tutti, o Dio Padre dei poveri, il desiderio della pace e del rispetto dei più deboli. Preghiamo. 

Voce 2: - Vittime del loro egoismo, uomini e donne spesso creano odio, razzismo e divisione: converti il loro cuore, o Dio sorgente di unità, e chiamali ad una relazione vera e autentica con gli altri. Preghiamo. 

Voce 1: - La nostra comunità, o Dio, è piccola e fragile: come Maria, rendici aperti e disponibili ad accogliere la tua Parola per generare Cristo nella nostra vita e in questo nostro mondo. Preghiamo. 

Voce 1: - Nel silenzio orante della nostra intercessione, con Maria Immacolata ti affidiamo, o Dio Signore della vita, i nostri parenti e amici defunti e le vittime del coronavirus [pausa di silenzio, e poi riprendere a leggere →]; ti affidiamo anche tutti coloro che sono morti per un male incurabile, coloro che sono morti negli incidenti stradali e sul lavoro. Accogli tutti con misericordia e bontà. Preghiamo. 


Solista: Come popolo di Dio, chiamato ad essere santo e immacolato, diciamo insieme: 


Tutti: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. 

venga il tuo Regno, sia fatta la tua volontà 

come in cielo, così in terra. 

Dacci oggi il nostro pane quotidiano 

e rimetti a noi i nostri debiti, 

come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, 

e non abbandonarci alla tentazione

ma liberaci dal male. Amen. 


- Concludere con la Preghiera: 

Tutti: O Padre, che in Maria Immacolata hai aperto la strada definitiva per vincere il peccato e la morte, aiuta anche noi ad essere santi e immacolati al tuo cospetto, perché possiamo ricevere in dono la vita eterna e riscoprire il senso vero della nostra esistenza. Per Cristo nostro Signore. AMEN. 

Solista: Benediciamo il Signore. Tutti: Rendiamo grazie a Dio.