LITURGIA DOMESTICA
III DOMENICA DI AVVENTO - B -
Rallegratevi nel Signore
Fraternità Carmelitana
di Barcellona Pozzo di Gotto
a cura di fr. Egidio Palumbo
Preparare in casa
l’“angolo della preghiera”
Entriamo nel tempo liturgico dell’Avvento, tempo di attesa vigilante e operosa del Signore che viene. Egli è già venuto nell’umiltà facendosi uomo, ed è morto, è risorto e vive in mezzo a noi. Eppure egli ha promesso di venire ancora in un giorno che non ci è dato di sapere: verrà come Risorto, nel segno del dono di sé, per portare a compimento l’opera che ha iniziato realizzando il suo regno di amore, di giustizia e di pace.
Noi dobbiamo soltanto attenderlo con operosa vigilanza. Perciò ad ogni celebrazione eucaristica diciamo: «Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta». E anche per questo nel Padre Nostro invochiamo: «venga il tuo regno».
Ebbene, siamo chiamati a vivere l’Avvento con attesa vigilante, pronti, cioè, a cogliere i segni della sua venuta. E così saremo preparati a celebrare il Natale del Signore, dove faremo memoria-attualizzazione della sua prima venuta nella piccolezza, nell’umiltà e nel dono di sé; e, nel contempo, faremo memoria-attualizzazione della sua seconda venuta che attendiamo come Risorto, il quale verrà sempre nel segno della piccolezza, dell’umiltà e del dono di sé.
Un modo per attenderlo nella vigilanza è quello di perseverare nella preghiera in famiglia. Non esiste solo la chiesa parrocchiale o la chiesa santuario per pregare. Per i cristiani ognuno – a motivo del battesimo e della cresima – è sacerdote in Cristo e quindi chiamato a pregare per sé e per gli altri, e ogni famiglia cristiana è chiamata per vocazione ad essere chiesa domestica.
Per cui ogni famiglia può approntare in casa l’“angolo della preghiera”, quello che i nostri fratelli cristiani della chiesa orientale chiamano “l’angolo della bellezza”.
In un luogo della casa, su un tavolo o su un mobile o su una mensola si possono collocare una icona del Cristo, una lampada (da accendere per la preghiera), una Bibbia aperta e un fiore. Ecco l’angolo bello, l’angolo da cui, attraverso l’icona, lo sguardo di Dio veglia sulla famiglia. Non siamo noi a guardare l’icona, ma è l’icona a guardare noi e ad aprirci alla realtà del mondo di Dio.
Per il tempo di Avvento e di Natale l’“angolo della preghiera” diventa certamente il presepe e la corona dell’avvento (quattro candele a cerchio: ognuna si accende ad ogni domenica di avvento; a natale si sostituiscono con una candela bianca o dorata), che ci ricordano il Figlio di Dio, luce del mondo, venuto a stare con noi nella piccolezza, nell’umiltà, nel dono di sé e nell’accoglienza dei vicini (i pastori) e dei lontani (i magi).
In questo angolo la famiglia si riunisce per pregare in un’ora del giorno compatibile con i ritmi di lavoro.
Si può pregare seguendo varie modalità:
- Prima modalità. Leggere il brano del vangelo della liturgia del giorno, breve pausa di silenzio, poi recitare con calma il salmo responsoriale corrispondente e concludere con la preghiera del Padre Nostro, la preghiera dei figli di Dio e dei fratelli in Cristo Gesù (per le indicazioni del vangelo e del salmo del giorno utilizzare il calendarietto liturgico).
- Seconda modalità. Per chi sa utilizzare il libro della Liturgia delle Ore, alle Lodi e ai Vespri invece della lettura breve, leggere il vangelo del giorno alle Lodi e la prima lettura del giorno ai Vespri.
- Terza modalità. Si può utilizzare un libretto ben fatto, acquistabile nelle librerie che vendono oggetti religiosi. Si intitola “Amen. La Parola che salva” delle edizioni San Paolo, costa € 3,90 ed esce ogni mese.
Di ogni mese contiene: la preghiera delle Lodi del mattino, le letture bibliche della celebrazione eucaristica dei giorni feriali e della domenica con una breve riflessione, la preghiera dei Vespri della sera, la preghiera di Compieta prima del riposo notturno e altre preghiere.
Scrive papa Francesco in Amoris Laetitia al n. 318, dando altri suggerimenti per la preghiera:
«Si possono trovare alcuni minuti al giorno per stare uniti davanti al Signore vivo, dirgli le cose che preoccupano, pregare per i bisogni famigliari, pregare per qualcuno che sta passando un momento difficile, chiedergli aiuto per amare, rendergli grazie per la vita e le cose buone, chiedere alla Vergine di proteggerci con il suo manto di madre. Con parole semplici questo momento di preghiera può fare tantissimo bene alla famiglia».
Sì, la preghiera in famiglia rafforza la nostra fede in Cristo Gesù e rende saldo il vincolo d’amore tra marito e moglie, tra i genitori e i figli, tra la famiglia e il territorio in cui abita e il mondo intero.
In questa proposta di Liturgia Domestica seguiamo la prima modalità.
Terza Domenica di Avvento – B
Rallegratevi nel Signore
I. Apertura della Liturgia domestica
Solista: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Tutti: Amen.
(Accensione della prima, seconda e terza candela [la rosacea] dell’avvento)
Tutti: Il nostro canto sale a te, o Signore;
leviamo a te le nostre mani
in questa lode del tuo Nome Santo:
Emmanuele, Dio-con-noi.
Solista: Lampada ai miei passi è la tua Parola,
luce sul mio cammino.
Ho giurato, e lo confermo,
di osservare i tuoi giusti giudizi.
Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
perché essi sono la gioia del mio cuore. (Sal 119,105-106.111)
Tutti: Il nostro canto sale a te, o Signore;
leviamo a te le nostre mani
in questa lode del tuo Nome Santo:
Emmanuele, Dio-con-noi.
II. Ascolto orante del vangelo di Giovanni (1,6-8.19-28)
Apriamo il vangelo di Giovanni al cap. 1. Facciamo una breve pausa di silenzio, e poi chiediamo allo Spirito Santo che ci apra alla comprensione di questo scritto che contiene la Parola di Dio per noi oggi.
Tutti: Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.
Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.
Leggiamo attentamente e con calma la pagina di Giovanni, cap. 1, dal verso 6 fino al verso 8, e dal verso 19 fino al verso 28. Meditiamo la pagina. Ecco alcuni spunti.
1. La terza domenica di Avvento è, per antica tradizione, denominata “la domenica della gioia”. Con Isaia contempliamo il Messia Profeta, «inviato a portare il lieto annunzio ai poveri» ed esultante lui stesso di gioia nel Signore perché costituito Re-Sposo rivestito di salvezza e di giustizia (vedi prima lettura: Isaia 61,1-2.10-11). Con Maria, la madre del Signore, esultiamo nel Dio liberatore che guarda i piccoli con amore (vedi Salmo responsoriale: Luca 1,46-54). Con l’Apostolo Paolo prendiamo coscienza che vivere nella gioia è volontà del Signore (vedi seconda lettura: 1Tessalonicesi 5,16-24).
2. Ma cosa significa gioire nel Signore? La gioia qui non è un sentimento effimero e passeggero. Si gioisce perché ci è stata annunziata e consegnata una “lieta notizia”, un vangelo: il nostro Dio è il nostro Sposo, è un Dio che si legato a noi con vincoli saldi di amore e di comunione; e per questo è un Dio liberatore che ci dà la dignità di creature e di figli e figlie (prima lettura: Isaia 61.1-2.10-11). Si gioisce perché in Cristo Gesù abbiamo scoperto il “tesoro del Regno”, la “perla preziosa del Regno” (Matteo 13,44-46) che dona senso e significato alla nostra vita, poiché in lui riscopriamo il volto di Dio che è Padre e Madre, il quale gioisce quando ritrova i suoi figli perduti (Luca 15,4-10).
In Gesù Messia questo Dio assume la nostra umanità e la nostra storia: il suo volto è il volto dello Sposo Dio. Così lo riconosce Giovanni Battista, il Testimone, quando afferma: «a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo» (Gv 1,27). Questa è un’affermazione che evoca la “legge del levirato” (= del cognato), il quale permetteva alla moglie rimasta vedova di assicurare una discendenza al marito defunto sposandosi o con il cognato o, se questi rifiutava, con il parente più prossimo al marito defunto; il gesto, che sanciva questo atto, era la consegna del sandalo da parte del parente che aveva rifiutato di sposare la vedova, al parente che acquisiva tale diritto (Rut 4).
L’evangelo applica la “legge del levirato”, ovviamente spiritualizzandola, a Gesù. Giovanni Battista, il Testimone, riconosce che lui, pur venendo “prima” di Gesù, non è lo Sposo del popolo di Dio, ma lo è Gesù che viene “dopo di lui”. Vale a dire: Giovanni ha l’umiltà di riconoscere che colui che è stato suo discepolo, cioè Gesù (si ipotizza che Gesù, per un certo periodo, sia stato discepolo del Battista; l’espressione «dopo di me» è tipica per indicare il discepolato), questi è lo Sposo del popolo di Dio. Perciò il sandalo non viene sciolto e dato a Giovanni, ma rimane a Gesù: perché è lui il “parente più vicino”, è lui lo Sposo del popolo d’Israele e della Chiesa (Giovanni 2,28-30).
Piu avanti, in Giovanni 3,28-30, Giovanni Battista preciserà che lui si considera l’amico dello Sposo Gesù: «Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”. Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece, diminuire».
3. Gioire per questa lieta notizia che ci è stata consegnata, comporta per noi un impegno, una fatica, che, bisogna ammetterlo, spesso ci infastidisce, ci mette a disagio, poiché vorremmo che tutto fosse più semplice e più facile. E invece no: la vita cristiana sembra essere un poco più complessa, se proprio Giovanni Battista, il Testimone, ci dice che in mezzo a noi Gesù il Messia, Colui che viene, è uno Sconosciuto: «In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete» (Giovanni 1,26). E più avanti dirà che nemmeno lui lo conosceva (Giovanni 1,31).
L’impegno a conoscere (= fare esperienza) lo Sconosciuto ce lo indica l’Apostolo Paolo: «Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è bello» (1Tessalonicesi 5,18-20). È la fatica di lasciarsi guidare e plasmare dallo Spirito di Dio che è Spirito creatore e creativo, che è il Padre dei poveri e il consolatore degli oppressi.
È la fatica dell’accoglienza della profezia, perché la profezia di per sé non mai evidente a prima vista, ma sempre nascosta tra le pieghe della vita quotidiana, è perciò ha bisogno di essere ascoltata con attenzione e vagliata.
È la fatica del discernimento di tutte quelle realtà, spesso nascoste e meno appariscenti, che sono il riflesso della bellezza del Dio di Gesù Cristo, che è bellezza crocifissa, cioè bellezza di una vita donata.
Chiediamo al Signore, noi che spesso pretendiamo di conoscerLo, affinché nell’attesa della sua venuta impariamo a gioire della gioia evangelica, che chiede, sì, impegno, fatica, ricerca, ma è fatica che libera e ricerca che ci rende un po’ più maturi…, anche nel valutare noi stessi…
Sapessimo anche noi rispondere
cosa siamo,
quale il compito di ciascuno,
quale la sua missione!
E non confonderci con te,
non comprometterti con le nostre presunzioni:
essere e dirci appena voce, solo voce
che grida nei deserti,
e ritenerci tutti indegni
di sciogliere perfino i legacci
dei tuoi calzari:
così tutti crederanno a te
e non a noi, Signore.
(Davide Turoldo)
III. Intercessioni
Solista: Il Signore che viene è Colui che fa germogliare la giustizia e fa sgorgare la lode davanti a tutti i popoli. Con il cuore pieno di gioia e di fiducia innalziamo a Lui le nostre preghiere e le nostre intercessioni, ed insieme diciamo:
Tutti: R/ Marana tha, Vieni Signore Gesù
Voce 1: - Rinnova la tua Chiesa, o Signore. Rivestila del tuo Vangelo, perché possa essere in mezzo all’umanità di oggi un riflesso della tua luce, testimone credibile – come Giovanni Battista – del tuo Regno di giustizia e di pace. Preghiamo.
Voce 1: - Fa’ scendere, o Signore, la tua pace e la tua gioia su Gerusalemme e su tutto il Medio-Oriente. Traccia Tu nel cuore degli uomini strade diritte, che portino all’incontro e al dialogo, e non all’odio e all’annientamento dell’altro. Preghiamo.
Voce 2: - Ti affidiamo, Signore, le nostre famiglie, le nostre realtà parrocchiali e le comunità religiose. Dona loro di crescere nella gioia, nella comunione e nell’accoglienza reciproca. Rendile attente e sensibili ai drammi e alle sofferenze di tante famiglie presenti nel nostro territorio. Preghiamo.
Voce 2: - Ricordati, Signore, di quanti vengono sfruttati nel lavoro quotidiano. Ricordati di tutti quei giovani che hanno smesso di cercare un lavoro e di quanti di loro sono preda delle mafie, della droga o del gioco. Il tuo sguardo, o Signore, sia anche rivolto verso i nostri parenti e amici malati. Preghiamo.
Voce 1: - Davanti a te, o Signore, nel silenzio e nella preghiera, ricordiamo i nostri parenti e amici defunti e le vittime del coronavirus [pausa di silenzio, e poi riprendere a leggere →]; ricordiamo anche tutti i bambini violentati e uccisi, e quelli morti a causa della guerra; ricordiamo le famiglie sterminate dalla violenza omicida, sterminate dall’odio razzista e dalla persecuzione religiosa. Verso tutti, o Signore, mostra il tuo volto di luce e di gioia. Preghiamo.
Solista: Come popolo di Dio, testimone gioioso del vangelo del Signore, diciamo insieme:
Tutti: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome.
venga il tuo Regno, sia fatta la tua volontà
come in cielo, così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
e rimetti a noi i nostri debiti,
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
- Concludere con la Preghiera:
Tutti: Signore Gesù, Sposo dell’umanità, che vieni a fasciare le piaghe dei cuori spezzati e a proclamare la libertà degli schiavi, aiutaci a ricevere con gioia il dono della salvezza e ad essere nel mondo, come Giovanni Battista, umili testimoni del tuo Vangelo di liberazione. Te lo chiediamo perché tu sei il Dio Veniente e Consolatore, nei secoli dei secoli. AMEN.
Solista: Benediciamo il Signore.
Tutti: Rendiamo grazie a Dio.