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martedì 10 novembre 2020

Padre Sorge e l’urgenza di un’educazione politica di Giuseppe Savagnone

Padre Sorge e l’urgenza di un’educazione politica 


Non solo un protagonista del passato, ma un maestro per il presente

La recente scomparsa di padre Sorge è stata accolta con unanime cordoglio da tanti, che ne hanno ricordato i grandi meriti nella “primavera di Palermo”. Proprio le cronache di questi mesi – e in particolare quelle di questi giorni – inducono, però, a chiedersi se la sua testimonianza non possa essere significativa, più ancora che per il passato, per il presente. E non tanto per il ruolo di primo piano da lui svolto nella lotta contro la mafia – importantissimo, ma legato a una stagione della storia siciliana –, ma per la sua intuizione, rivelatasi sempre più attuale, che il compito primario di una democrazia è educare i cittadini alla politica.

Un quadro desolante

Le convulse vicende delle elezioni presidenziali americane ci stanno offrendo, in questi giorni, un quadro desolante non solo e non tanto dei vertici del sistema politico statunitense, quanto della maturità politica degli elettori. Già quattro anni fa il popolo della nazione-guida del mondo occidentale non aveva saputo esprimere nulla di meglio, nelle primarie, che due candidati alla presidenza come Donald Trump e Hillary Clinton. Aveva vinto il peggiore, ma la perdente non suscitava certamente entusiasmo.

Oggi, dopo quattro anni che sono stati sufficienti a Trump per imbarbarire la vita pubblica degli Stati Uniti, egli si è trovato di fronte un altro avversario. Si pensava che, a parte i suoi seguaci più fanatici, la grande maggioranza del Paese fosse consapevole che, al di là dei contenuti, c’è uno stile della politica, che la rende degna di questo nome e si fosse resa conto che il presidente in carica – per il sistematico ricorso alla menzogna e alla diffamazione dei suoi avversari, per l’irresponsabilità e la superficialità con cui ha gestito la pandemia, per l’uso personalistico dei suoi poteri istituzionali e la scorrettezza nella gestione del suo patrimonio privato, per l’ostentata volgarità delle sue prese di posizione nei confronti delle donne – non ne era neppure lontanamente all’altezza.

La politica e l’etica

Già a livello di stile, il problema della politica non è mai scindibile da quello dei valori che sono in gioco. Perché separare la politica dall’etica, checché ne pensasse Machiavelli, è impossibile. Ma ancora meno lo è se passiamo dal piano formale a quello dei contenuti e dei fini. In questi quattro anni l’obiettivo dichiarato di quella americana è stato espresso nello slogan “America First”, “Prima l’America” ed è stato perseguito con ostentato cinismo, scatenando guerre commerciali e utilizzando il potere economico degli Stati Uniti per colpire chiunque si opponesse ai suoi progetti.

Due modi molto diversi di fare gli interessi del proprio Paese

Che un governante debba cercare di fare gli interessi del suo Paese è ovvio. La differenza tra questo e la logica sovranista di Trump è nel modo di concepire questi interessi. Si può ritenerli compatibili, anzi intimamente connessi, con quelli degli altri Stati, in vista di un bene comune del pianeta, oppure come essenzialmente contrapposti ad essi. Senza entrare nel merito, gli analisti sono in complesso dell’idea che Trump abbia seguito questa seconda linea, con risultati che in realtà hanno solo contribuito a screditare l’America e ad allontanarla dai suoi alleati storici (significativa l’ostilità nei confronti dell’Unione Europea, considerata una minaccia invece che una risorsa per l’Occidente e per l’America stessa).

Che cosa dicono queste elezioni del popolo americano

È alla luce di tutto questo che gli osservatori si aspettavano una massiccia reazione da parte del popolo americano. In realtà, i fatti hanno smentito questa previsione. Quale che sia, alla fine, il responso delle urne, circa metà degli elettori ha chiaramente indicato – con il voto, con le manifestazioni di piazza – di riconoscersi nelle parole e nei comportamenti di Trump e di volerlo ancora per quattro anni presidente.

Intellettuali italiani di opposte tendenze – qui non è gioco l’essere “di destra” o “di sinistra” – hanno convenuto nel prendere atto che questo denota «una sorta di individualismo anarcoide (…) che si riconosce in Trump e che lo vota a dispetto di tutto e anche a costo di mettersi sotto i piedi alcune elementari regole della democrazia» (Ernesto Galli della Loggia), «un mondo di immensa e sterminata ignoranza» (Roberto Saviano).

L’America come cartina di tornasole

Non avrei dedicato tanto spazio alla crisi della democrazia – e più in generale, della politica – negli Stati Uniti, se non si potessero riconoscere in essa dei tratti comuni con ciò che accade in altri Paesi occidentali, compreso il nostro. L’America, da questo punto di vista, non è solo il Paese guida, ma la cartina di tornasole dello stato delle nostre democrazie. Prima di tutto della nostra. Come non ritrovare anche in molti italiani, di fronte alla politica, lo stesso «individualismo anarcoide», ignaro delle esigenze del bene comune, la stessa «sterminata ignoranza» , entrambi riversati senza ritegno sui social?

L’attualità di una educazione alla politica evidenziata dal populismo

È di fronte a questo scenario che il significato dell’opera svolta da padre Sorge acquista, a mio avviso, la sua piena rilevanza, non solo in una prospettiva storica, ma in quella che riguarda la nostra situazione attuale, e non solo a livello italiano, ma planetario.

Col suo appello alla democrazia diretta, il populismo sta evidenziando involontariamente le carenze di educazione politica del popolo – negli Stati Uniti come in molti Paesi europei e in particolare in Italia. E questo è un dramma anche per le democrazie rappresentative. La qualità dei rappresentanti dipende da quella delle scelte dei rappresentati e quindi dal loro livello di maturità politica.

Senza un’opera di formazione permanente alla cittadinanza, la democrazia diventa la parodia di se stessa e condanna un Paese a essere in balìa del demagogo di turno. E, quel ch’è peggio, col sostegno entusiastico della gente. Si arriva così a una “dittatura della maggioranza” che tiene in ostaggio le minoranze ragionevoli e ne mette ai margini l’influenza.

L’importanza dell’opera educativa di padre Sorge

Per questo padre Sorge ha fatto la cosa più necessaria quando, per riscattare una terra politicamente desolata come la Sicilia, ha creato una Scuola di formazione politica, inaugurando una stagione in cui iniziative simili si sono moltiplicate in tutta Italia.

È vero, questa stagione da tempo si è conclusa. Ma c’è da chiedersi se ciò non sia avvenuto per un equivoco che aveva fatto identificare il loro scopo esclusivo con la preparazione di una classe dirigente. In realtà ciò che renderebbe di nuovo fondamentale rilanciare, in modo capillare, queste esperienze educative, sarebbe piuttosto di preparare i cittadini a una partecipazione consapevole e responsabile.

Uscire dalla crisi etica per salvare la politica

In questo potrebbe avere un ruolo importante l’introduzione, a partire da quest’anno, dell’insegnamento dell’Educazione civica nella scuola. A patto, però, che ci si renda conto che il problema non è solo di conoscenze relative al funzionamento formale delle istituzioni. La politica, come già aveva spiegato Aristotele, è una parte – la più importante, per certi versi – dell’etica e non si può certo ridurre all’arte di avere successo. Altrimenti non parleremmo del fallimento politico di Trump, proprio nel momento in cui è più evidente la sua popolarità e la sua presa sulla gente. Ma questo significa che per un riscatto della coscienza democratica, in Italia e in tutto l’Occidente (al di fuori di esso, per lo più, la democrazia non è neppure prevista), è indispensabile uscire dalla profonda crisi etica che lo ha portato ad abbandonare l’orizzonte valoriale della sua tradizione senza riuscire a sostituirlo con un altro.

Ora tocca a noi

Anche da questo punto di vista l’impegno di padre Sorge, ispirato all’insegnamento sociale della Chiesa, con la sua carica etica, può essere significativo ai nostri giorni. Una visione cristiana non dogmaticamente imposta, ma laicamente proposta come contributo al dialogo – come nella Laudato sì e nella Fratelli tutti di papa Francesco – può oggi dire molto al recupero di una politica veramente umana. Padre Sorge ci ha creduto e ci ha lavorato, non solo negli anni di Palermo, ma tutta la vita, con le sue conferenze, i suoi articoli, i suoi libri. A noi il compito di riprendere la sua eredità intellettuale e spirituale, nelle forme sempre nuove che il cambiamento d’epoca esige, se vogliamo che la democrazia abbia di nuovo un senso.
(fonte: Tuttavia 07/11/2020)

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