“Frate fino alla morte”,
Cantalamessa chiede di non essere ordinato vescovo.
Da de Lubac a Simoni, i precedenti del passato
Il predicatore della Casa Pontificia, che riceverà la porpora il 28 novembre tra gli ultra ottantenni, chiede una deroga alla regola stabilita da Giovanni XXIII col motu proprio “Cum Gravissima”. Era accaduto diverse volte sotto i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XV
«Desidero essere frate cappuccino fino alla morte». È con questa volontà che padre Raniero Cantalamessa, il famoso predicatore della Casa Pontificia che il Papa creerà cardinale nel Concistoro del 28 novembre (uno dei quattro ultra ottantenni, quindi senza diritto di voto ad un eventuale Conclave), ha chiesto la dispensa dall’essere consacrato vescovo. Una deroga, dunque, alla regola prevista dal motu proprio “Cum gravissima”, con il quale Giovanni XXIII il 15 aprile 1962 stabiliva che «d’ora in poi tutti i cardinali del Sacro Collegio saranno elevati alla dignità episcopale».
Il desiderio di «padre Raniero», come tutta Italia lo conosce sin dagli anni ’90 quando con il suo «Pace e Bene» entrava nelle case di milioni di spettatori col programma Rai “Le Ragioni della speranza”, è quello di morire con indosso il suo abito francescano. Cosa che difficilmente gli sarebbe stata permessa di fare se fosse diventato vescovo. Il teologo e accademico aveva già annunciato questa decisione sul sito della diocesi di Rieti, territorio in cui sorge l’Eremo dell’Amore Misericordioso di Cittaducale, dove il cappuccino vive da alcuni anni insieme ad alcune monache clarisse alle quali fa, in un certo senso, da cappellano, e dove trascorre le giornate tra studio, letture, preghiera e la preparazione delle prediche di Avvento e di Quaresima per il Papa e la Curia romana.
Da questa casa di spiritualità immersa nel verde, il cardinale eletto spiega a Vatican Insider: «Ho chiesto la dispensa al Santo Padre per per due motivi. Il primo è che desidero essere frate cappuccino fino alla morte, mentre l’ordinazione episcopale mi metterebbe al di fuori del mio Ordine. Il secondo motivo è che l’episcopato non è un titolo onorifico, bensì una consacrazione per il servizio. E per diventare pastori, alla mia età, 86 anni, non potrei assumere alcun impegno del genere».
Quello di Cantalamessa non è un unicum nella storia della Chiesa, anzi. In passato sia Giovanni Paolo II che Benedetto XVI hanno nominato cardinali diversi sacerdoti ultra ottantenni senza elevarli alla dignità episcopale. E spesso per loro stessa richiesta. Un caso famoso è quello del gesuita francese Henri de Lubac, uno dei più influenti teologi del secolo XX i cui insegnamenti giocarono un ruolo chiave nello sviluppo della dottrina del Concilio Vaticano II: nel 1969 Paolo VI, che ammirava i suoi scritti, offrì a de Lubac il cardinalato, ma egli rifiutò proprio perché considerava il requisito dell’ordinazione episcopale «un abuso dell’ufficio apostolico». Quando poi Giovanni Paolo II gli rifece la proposta nel 1983, de Lubac allora accettò solo perché esentato dal diventare vescovo.
Anche il suo “collega”, Yves Congar, storico teologo francese, fu creato cardinale da Giovanni Paolo II nel Concistoro del 26 novembre 1994 senza però essere ordinato vescovo. In quel caso, tuttavia, la motivazione fu il precario stato di salute e l’età avanzata (morì infatti pochi mesi dopo, nel ’95) che impedirono a Congar anche di prendere parte alla celebrazione. La berretta gli fu imposta poi dall’amico cardinale Johannes Willebrands.
Ancora, tornando indietro nel tempo, sempre sotto il pontificato di Wojtyla, si ricordano diversi casi di cardinali che chiesero e ottennero la dispensa dal Papa: Pietro Pavan (Concistoro del 1985); Hans Urs von Balthasar che morì due giorni prima del Concistoro (1988); il gesuita Paolo Dezza (1991); Mikel Koliqi, sacerdote sopravvissuto alla dittatura comunista in Albania, e il gesuita Alois Grillmeier (1994); Leo Scheffczyk, Avery Dulles e soprattutto padre Roberto Tucci, storico direttore della Radio Vaticana fin dagli anni ’70 e poi come organizzatore dei viaggi papali (2001); Tomas Spidlik (2003), unico ultraottantenne a non essere ordinato vescovo in quel Concistoro, ultimo del pontificato di Wojtyla. Si nota come sono in maggioranza gesuiti ad aver chiesto la dispensa dalla dignità episcopale, in virtù della tradizione della Compagnia di Gesù per cui i membri rifiutano di ricoprire cariche gerarchiche.
Nella storia più recente, quando sul soglio di Pietro sedeva Benedetto XVI, si ricordano ancora i “cardinali non vescovi” Albert Vanhoye, gesuita francese (2006), lo spagnolo Urbano Navarrete Cortés, l’italiano Umberto Betti (2008). Lo stesso Papa Francesco, infine, si era trovato di fronte ad un’altra richiesta di dispensa quando scelse di concedere la porpora a don Ernest Simoni, sacerdote albanaese sopravvissuto alle violenze e vessazioni del regime comunista che con la sua testimonianza commosse fino alle lacrime Jorge Mario Bergoglio durante la visita a Tirana del 2014. Simoni, creato cardinale nel 2016, rifiutò la consacrazione vescovile a motivo dell’età avanzata (all’epoca aveva 88 anni, oggi 92).
Padre Cantalamessa si inserisce dunque nel solco di quella che quasi potrebbe definirsi una lunga tradizione. Il frate in questi giorni è già impegnato a preparare le prediche di Avvento che, a causa della pandemia, quest’anno si terranno nell’Aula Paolo VI e non nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico vaticano.
Il 28 novembre, alle 16, il cappuccino sarà presente nella Basilica di San Pietro per la cerimonia presieduta dal Papa all’Altare della Cattedra. A fianco a lui gli altri dieci porporati dei tredici nominati da Francesco. Gli assenti sono Cornelius Sim, vicario Apostolico di Brunei, e Jose Advincula, arcivescovo di Capiz (Filippine), impossibilitati a partecipare a causa delle restrizioni dovute al Covid. Si collegheranno in streaming con la Basilica vaticana e saranno ugualmente creati cardinali; un rappresentante del Papa, in un altro momento da stabilire, consegnerà loro berretta, anello e bolla con il Titolo. I nuovi cardinali, il giorno successivo domenica 29 novembre, celebreranno la messa con il Papa.
(fonte: Vatican Insider, articolo di Salvatore Cernuzio 23/11/2020)