UDIENZA GENERALE
Aula Paolo VI
Mercoledì, 15 gennaio 2020
Mercoledì, 15 gennaio 2020
Il Papa ha fatto il suo ingresso in Aula Paolo VI alle 9.15 circa e subito è stato fermato da un gruppo di ragazzi che ha srotolato davanti ai suoi occhi una sua gigantografia, su sfondo blu elettrico, che il Papa ha ammirato divertito e autografato con un pennarello bianco. Dall’altro lato del corridoio centrale, che come di consueto percorre a piedi, una sosta per sorseggiare il mate, la bevanda tipica argentina. Non è mancato, neanche l’ormai tradizionale scambio dello zucchetto, che si è ripetuto per ben due volte con due diversi gruppi di fedeli. Francesco è apparso sorridente e rilassato e si è concesso volentieri al “bagno di folla” dei 7mila presenti in Aula Paolo VI, salutando e accarezzando i bambini e soffermandosi a più riprese con i giovani, molto numerosi oggi. Tra di essi, anche un giovane sacerdote, con cui ha dialogato per qualche minuto per poi ricevere il suo abbraccio.
Catechesi sugli Atti degli Apostoli: 20. «Paolo accoglieva tutti quelli che venivano da lui, annunciando il regno di Dio…con tutta franchezza e senza impedimento» (At 28,30-31). La prigionia di Paolo a Roma e la fecondità dell’annuncio.
Cari fratelli e sorelle!
Concludiamo oggi la catechesi sugli Atti degli Apostoli, con l’ultima tappa missionaria di San Paolo: cioè Roma (cfr At 28,14).
Il viaggio di Paolo, che è stato un tutt’uno con quello del Vangelo, è la prova che le rotte degli uomini, se vissute nella fede, possono diventare spazio di transito della salvezza di Dio, attraverso la Parola della fede che è un fermento attivo nella storia, capace di trasformare le situazioni e di aprire vie sempre nuove.
Con l’arrivo di Paolo nel cuore dell’Impero termina il racconto degli Atti degli Apostoli, che non si chiude con il martirio di Paolo, ma con la semina abbondante della Parola. La fine del racconto di Luca, imperniato sul viaggio del Vangelo nel mondo, contiene e ricapitola tutto il dinamismo della Parola di Dio, Parola inarrestabile che vuole correre per comunicare salvezza a tutti.
A Roma, Paolo incontra anzitutto i suoi fratelli in Cristo, che lo accolgono e gli infondono coraggio (cfr At 28,15) e la cui calda ospitalità lascia pensare a quanto fosse atteso e desiderato il suo arrivo. Poi gli viene concesso di abitare per conto proprio sotto custodia militaris, cioè con un soldato che gli fa da guardia, era agli arresti domiciliari. Malgrado la sua condizione di prigioniero, Paolo può incontrare i notabili giudei per spiegare come mai sia stato costretto ad appellarsi a Cesare e per parlare loro del regno di Dio. Egli cerca di convincerli riguardo a Gesù, partendo dalle Scritture e mostrando la continuità tra la novità di Cristo e la «speranza d’Israele» (At 28,20). Paolo si riconosce profondamente ebreo e vede nel Vangelo che predica, cioè nell’annuncio di Cristo morto e risorto, il compimento delle promesse fatte al popolo eletto.
Dopo questo primo incontro informale che trova i Giudei ben disposti, ne segue uno più ufficiale durante il quale, per un’intera giornata, Paolo annuncia il regno di Dio e cerca di aprire i suoi interlocutori alla fede in Gesù, a partire «dalla legge di Mosè e dai Profeti» (At 28,23). Poiché non tutti sono convinti, egli denuncia l’indurimento di cuore del popolo di Dio, causa della sua condanna (cfr Is 6,9-10), e celebra con passione la salvezza delle nazioni che si mostrano invece sensibili a Dio e capaci di ascoltare la Parola del Vangelo della vita (cfr At 28,28).
A questo punto della narrazione, Luca conclude la sua opera mostrandoci non la morte di Paolo ma il dinamismo della sua predica, di una Parola che «non è incatenata» (2Tm 2,9) – Paolo non ha la libertà di muoversi ma è libero di parlare perché la Parola non è incatenata - è una Parola pronta a lasciarsi seminare a piene mani dall’Apostolo. Paolo lo fa «con tutta franchezza e senza impedimento» (At 28,31), in una casa dove accoglie quanti vogliono ricevere l’annuncio del regno di Dio e conoscere Cristo. Questa casa aperta a tutti i cuori in ricerca è immagine della Chiesa che, pur perseguitata, fraintesa e incatenata, mai si stanca di accogliere con cuore materno ogni uomo e ogni donna per annunciare loro l’amore del Padre che si è reso visibile in Gesù.
Cari fratelli e sorelle, al termine di questo itinerario, vissuto insieme seguendo la corsa del Vangelo nel mondo, lo Spirito ravvivi in ciascuno di noi la chiamata ad essere evangelizzatori coraggiosi e gioiosi. Renda capaci anche noi, come Paolo, di impregnare le nostre case di Vangelo e di renderle cenacoli di fraternità, dove accogliere il Cristo vivo, che «viene incontro a noi in ogni uomo e in ogni tempo» (cfr II Prefazio di Avvento).
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Saluti:
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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto le Suore Francescane Alcantarine – fanno rumore queste suore! -, che celebrano il loro Capitolo Generale, e le incoraggio a mettere sempre più il proprio carisma a servizio della Chiesa. Saluto inoltre il Gruppo di Preghiera Padre Pio di Pariana, di San Carlo Terme e di Antona; i partecipanti all’Incontro promosso da BMW Italia; la Società Oftalmologica Italiana; e l’Associazione Kim.
Saluto infine i giovani, gli anziani, gli ammalati e gli sposi novelli. Aprite il vostro cuore alle necessità della Chiesa, e, sull’esempio di Gesù, state vicini ai fratelli, costruendo un mondo più giusto.
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