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giovedì 30 gennaio 2020

«Chiediamo al Signore la grazia di vivere cristianamente, soprattutto di non aver paura della croce» - Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - (video e testo)



S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
30 gennaio 2020
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m. 

Papa Francesco:
“La misura di ogni giudizio”


È ricca di frasi e consigli di Gesù la pagina proposta dal Vangelo di Marco (Mc 2, 21-25) nella liturgia di giovedì 30 dicembre. Papa Francesco ne ha scelto uno tra tutti, per soffermarsi a riflettere in un dialogo costante con i fedeli riuniti nella cappella di Casa Santa Marta: «Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi».

Tutti, ha esordito il Pontefice, devono fare i conti con la vita, sia nel presente, sia soprattutto alla fine dell’esistenza; e questa frase di Gesù «dice proprio come sarà quel momento», ovvero come sarà il giudizio. Perché — ha proseguito Francesco — se il passo delle Beatitudini e l’analogo capitolo 25 del Vangelo di Matteo mostrano «le cose che dobbiamo fare» — il come farle, lo «stile con il quale dovremo vivere» — la “misura” «è quello che il Signore dice qui».

Quindi con una serie di domande il Papa ha chiarito: «Con quale misura io misuro gli altri? Con quale misura misuro me stesso? È una misura generosa, piena di amore di Dio o è una misura di basso livello?». E «con questa misura — ha rimarcato — sarò giudicato, non sarà un’altra: quella, proprio quella che faccio io».

E ancora il Pontefice si è chiesto: «A che livello ho posto la mia asticella? Ad un livello alto?» e ha invitato a soffermarsi a pensare, non solo e tanto «alle cose buone che facciamo» ma «allo stile continuo» della vita di ognuno.

Ognuno — ha fatto notare Francesco ai fedeli presenti — ha infatti uno stile, «un modo di misurare se stesso, le cose e gli altri» e sarà lo stesso che il Signore userà con gli uomini. Quindi — ha chiarito — chi misura con egoismo, così sarà misurato; chi non ha pietà e pur di arrampicarsi nella vita «è capace di calpestare la testa di tutti», sarà giudicato allo stesso modo, cioè «senza pietà».

A questo il Pontefice ha contrapposto dunque lo stile di vita del cristiano, spiegando quale sia il modello. «E come cristiano – è stata la sua riflessione — io mi domando qual è la pietra di riferimento, la pietra di paragone per sapere se sono in un livello che Gesù vuole? È la capacità di umiliarmi, è la capacità di subire le umiliazioni». Al cristiano che non è capace di sopportare le umiliazioni, ha ribadito il Papa, «manca qualcosa. È un cristiano» che Francesco ha definito “di vernice” o “per interesse”. E in proposito ha spiegato: «Ma perché padre questo? Perché lo ha fatto Gesù», che «annientò se stesso, dice Paolo: Annientò se stesso fino alla morte e alla morte di croce. Lui era Dio ma non si aggrappò a quello: annientò se stesso. Questo — ha concluso il Papa — è il modello da seguire».

Quindi come esempio di uno stile di vita definito “mondano” e incapace di seguire il modello di Gesù, il Pontefice ha citato le “lamentele” che gli riferiscono i vescovi quando hanno difficoltà a trasferire i sacerdoti nelle parrocchie perché ritenute “di categoria inferiore” e non superiore come ambirebbero e dunque vivono il trasferimento come una punizione. Ecco dunque come riconoscere il «mio stile», il «mio modo di giudicare» — ha commentato il Papa — dal comportamento assunto davanti alle umiliazioni: «Un modo di giudicare mondano, un modo di giudicare peccatore, un modo di giudicare imprenditoriale, un modo di giudicare cristiano».

Così riprendendo ancora la frase del Vangelo del giorno: «Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi», Francesco si è soffermato sullo stile di Gesù, paragonandolo, ancora una volta, alla misura mondana. «Se è una misura cristiana — ha affermato — che segue Gesù, nella sua strada, con la stessa sarò giudicato, con molta, molta, molta pietà, con molta compassione, con molta misericordia. Ma se la mia misura è mondana e soltanto uso la fede cristiana — sì, faccio, vado a messa, ma vivo come mondano — sarò misurato con quella misura».

Ecco allora che la preghiera emersa a chiusura dell’omelia di Francesco è la richiesta della grazia di «vivere cristianamente e soprattutto di non avere paura della croce, delle umiliazioni, perché questa è la strada che Lui ha scelto per salvarci» ed è anche ciò che «garantisce che la mia misura è cristiana: la capacità di portare la croce, la capacità di subire qualche umiliazione».

(fonte: L'Osservatore Romano, articolo di Gabriella Ceraso)

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