Benvenuto a chiunque è alla "ricerca di senso nel quotidiano"



lunedì 27 gennaio 2020

"Qui abita un Ebreo, Gesù" questa la risposta (al nord e al sud) di due sacerdoti alla scritta “Juden hier” apparsa a Mondovì

"Qui abita un Ebreo, Gesù" 
la risposta (al nord e al sud) di due sacerdoti alla scritta apparsa a Mondovì
“Juden hier” 

Due sacerdoti molto diversi tra loro (don Giovanni Berti, giovane, del nord, parroco a Moniga del Garda-BS noto per le sue vignette a firma GIOBA e padre Felice Scalia, gesuita dal 1947 , autore di nomerosi libri, insegnante per molti anni alla facoltà teologica dell’Italia meridionale e all’Istituto Superiore di Scienze umane e religiose di Messina, città in cui vive ed opera attivamente) rispondono in maniera diversa nella forma, ma identica nella sostanza alla vergognosa scritta sul portone d’ingresso dell’abitazione del figlio della staffetta partigiana Lidia Rolfi con la scritta nazista “Juden Hier”, qui ebrei, e la stella di David.


Post di Don Giovanni Berti (25/01/2020)

io sono l'uomo
sono l'ebreo
sono il piccolo
sono il povero
sono il discriminato
sono il malato
sono lo straniero
sono la vedova
sono l'orfano
sono il carcerato
sono l'affamato
sono la peccatrice
sono ogni uomo e donna
sono te...
io sono Gesù ...

Il manifesto di Padre Felice Scalia
(Chiesa di S. Maria della Scala Messina)

Qui abita un Giudeo, Gesù di Betlemme di Giudea. E a seguire le parole “Juden hier, qui abita un ebreo appunto, e una stella di David come quelle usate dai nazisti per identificare gli ebrei.

E’ con questo manifesto esposto davanti alla Chiesa di S. Maria della Scala PP. Gesuiti che il gesuita Padre Felice Scalia, ha voluto esprimere il profondo sdegno e denunciare la gravità del gesto per la vergognosa scritta antisemita comparsa due giorni fa a Mondovì, in provincia di Cuneo. Sulla porta dell’abitazione di Lidia Beccaria Rolfi, morta nel 1996, staffetta partigiana, deportata a Ravensbruck come politica, ma testimone dell’Olocausto, qualcuno ha pensato di vergare le parole “Juden hier”, qui abita un ebreo, e una stella di David.

Una frase che riecheggia quelle usate dai nazisti durante i rastrellamenti, in Italia quanto in Germania, per deportare gli ebrei.

Noi cattolici, o comunque occidentali, che abbiamo perseguitato gli ebrei – precisa padre Scalia – abbiamo dimenticato che nelle chiese abita un Ebreo, che noi dobbiamo molto agli ebrei: dobbiamo la Legge e Gesù stesso di “razza” e religione ebraica. Ciò che i per trascurati cristiano-fascisti è un insulto, per i cristiani dovrebbe essere un merito, una​ ricchezza. Per protestare contro questa falsificazione della verità, in ogni chiesa si dovrebbe scrivere “Qui abita un Ebreo”. Oppure: “Qui, un ebreo e amici degli degli ebrei, nostri Padri nella fede.

“Hitler, Mussolini ed i loro seguaci non sono antiebraici ma semplicemente razzisti, affamati di potere e dunque di menzogne. Con questo – conclude il gesuita – non confondo il popolo ebraico​ con i suoi attuali capi politici. Tanti di quelli sono stati sionisti e dunque, alla fine, razzisti”.