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sabato 11 gennaio 2020

#foggialiberafoggia - L’I have a dream di don Luigi Ciotti: “Sogno una città demafiosizzata” - In diecimila a Foggia dicono no alla mafia

#foggialiberafoggia 
L’I have a dream di don Luigi Ciotti: 
“Sogno una città demafiosizzata”
In diecimila a Foggia dicono no alla mafia


Un lungo serpentone, oltre 20mila persone, di mani intrecciate, di sorrisi, di ricordi che rivivono nei racconti, sete di verità e giustizia che non si placa ma si rinnova nella passeggiata per le strade di Foggia. Grande partecipazione di Foggia, della Puglia, della Comunità Italia alla mobilitazione #foggialiberafoggia promossa da Libera per rispondere alla violenza mafiosa dopo l'escalation registrata in questi primi giorni del 2020.




L’I have a dream di don Luigi Ciotti: 
“Sogno una città demafiosizzata”

Circa diecimila persone per dire no alla violenza mafiosa

Sembra vederla davvero, la scritta. Sembra avercela davanti agli occhi il presidente di Libera mentre dal palco, le braccia tese, quasi arringa la folla. “Io ho un sogno – dice, rievocando un altro ministro di Dio versato nelle cose degli uomini – io sogno che all’ingresso delle città italiane ci sia un cartello con scritto: città demafiosizzata”.

METTERCI LA FACCIA. È la fine della mobilitazione foggiana – altra parola sua, di don Luigi – “non chiamiamola manifestazione, perché ognuno di noi ci ha messo la faccia per dire da che parte sta”. È il momento culminante di una marcia dal titolo inequivocabile, “Foggia Libera Foggia”, organizzata venerdì 10 gennaio dall’associazione che da anni si batte per sensibilizzare l’opinione pubblica a non abbassare la testa davanti alla prepotenza mafiosa: “Libera – associazioni, nomi e numeri contro le mafie”. Un corteo partito dalla stessa zona di Foggia in cui, il primo giorno del nuovo decennio, è stata uccisa l’ennesima persona: un colpo di pistola esploso in faccia che non ha lasciato adito ad interpretazioni altre. Mafia, ancora una volta, s’è detto. In Capitanata.

LA MAFIA DELLE PAROLE. In diecimila, in via Lanza, cuore del capoluogo dauno e della cosiddetta “quarta mafia”. Forse qualche migliaio in più, forse in meno, ma comunque in tanti, ad ascoltare il prete che non ha paura di urlare parole pesanti tanto ai mafiosi quanto a coloro i quali hanno preferito restare a casa, perché tanto “a che serve?”. La mafia più pericolosa, dice loro don Ciotti, non è solo quella delle pistole: “è la nostra lentezza, la burocrazia, il nostro parlare a vuoto e non fare… la mafia più pericolosa è la mafia delle parole!”. È il riferimento alle chiacchiere vane, agli intenti verbosi gridati in pubblico e poi sistematicamente traditi dai comportamenti: quella mafia di tutti i giorni che accomuna tantissime persone. Forse, purtroppo, un intero Paese.

“SIATE ORGOGLIOSI DI ESSERE PUGLIESI E FOGGIANI”. D’altronde, riprendendo sempre le parole del presidente di Libera, “non c’è regione d’Italia che può considerarsi esente, dalla Valle d’Aosta alla Liguria, alla Lombardia, al Veneto e al Piemonte e così via: ovunque c’è mafia”. Un discorso politico, da osservatore della società non solo dal punto di vista tecnico, ma anche e soprattutto umano: “La mafia è ovunque – aggiunge, infatti, poco dopo – ma qui si sente uno spirito nuovo, siete in tanti a dire basta e magari altrove non è così: siate orgogliosi di essere pugliesi e foggiani!”

I MORMORANTI, I NEUTRALI, I POLITICI. Un elogio che sembra quasi stupire i presenti, ai quali però don Luigi ricorda di “non delegare sempre agli altri”: i mormoranti, i neutrali, quelli di mezzo, devono svegliarsi. Un discorso che per sua stessa natura non può non toccare la politica “che, sia ben chiaro, se non si occupa del bene comune tradisce la sua essenza”. Un pensiero profondo che don Ciotti rivolge agli amministratori sopraggiunti in piazza, quasi guardandoli tutti negli occhi: “Mi ha fatto piacere vedervi qui, però sappiate che io vi sarò vicino se farete le cose giuste, ma il giorno in cui non farete le cose che a parole si dicono, io sarò dall’altra parte”. Tra questi, anche il sindaco di Foggia, Franco Landella – a proposito, non sarà stato inopportuno piombare davanti a don Ciotti a discorso iniziato, farsi aprire le transenne dell’area di sicurezza e godere, per sé e per altri privilegiati, di una prima fila non guadagnata?

CAMMINARE PER LA VITA. È il momento “dell’I have a dream”, della città demafiosizzata, del sogno a occhi aperti del prete che si batte contro la mafia e che, senza tanti ambagi, brandendo la Costituzione italiana, non vuole più sentire parlare di reddito di cittadinanza, ma di lavoro per tutti. “Le tre grandi povertà di oggi – dice – sono i poveri, i migranti e i nostri tantissimi giovani”. È nei confronti di questi ultimi che i cittadini hanno un debito, anzi un dovere: al diritto alla sicurezza, dice don Luigi, si contrapponga la sicurezza del diritto: “mafia e corruzione non possono nulla contro la forza di una comunità solidale che, unita, difende la libertà e la giustizia: vuol dire difendere la vita e noi, oggi, abbiamo camminato per la vita”.

Guarda il video del discorso di don Ciotti