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giovedì 9 giugno 2016

«La Chiesa è la famiglia di Gesù in cui si riversa il suo amore» Papa Francesco Udienza Generale 08/06/2016 (Foto, testo e video)

 8 giugno 2016 

L’udienza di oggi è cominciata con un pacifico assalto: quattro bambini, due femmine e due maschi, tutti muniti di cappellino rosso, appena la jeep bianca scoperta con il Papa, alle 9.35 circa, si è affacciata su piazza San Pietro, si sono avvicinati a grappolo appoggiandosi alle maniglie bianche di protezione, sporgendosi da esse con evidente curiosità. Per tutta risposta, il Papa con un sorriso li ha fatti salire a bordo, consentendo loro di vivere una sorta di “mini viaggio” che di certo non dimenticheranno. La prima sosta di Francesco è stata per bere una tazza di “mate” offertagli da alcuni dei 20mila fedeli presenti oggi all’appuntamento del mercoledì. Molto colorate anche oggi le coreografie, che il Papa ha sembrato ripetutamente approvare facendo il gesto dell'”ok” con il pollice destro alzato. Appesi ai loro rispettivi fili, anche docili palloncini bianchi a foggia di cuore. Tra i pellegrini odierni, anche una cinquantina provenienti dalla Cina.


 






Oggi la catechesi del Papa ha avuto una sorta di prologo, dedicato agli sposi. “Prima di iniziare la catechesi vorrei salutare un gruppo di coppie che celebrano il cinquantesimo del matrimonio”, ha esordito Francesco. “Quello sì che è il vino buono della famiglia!”, ha proseguito a braccio: “La vostra è una testimonianza che gli sposi novelli, che saluterò dopo, e i giovani devono imparare”. “È una bella testimonianza! Grazie per la vostra testimonianza!”, il commento del Papa, prima di iniziare la catechesi dedicata al primo miracolo di Gesù alle nozze di Cana.
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Il primo segno della Misericordia: Cana (Gv 2,1-11)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Prima di incominciare la catechesi, vorrei salutare un gruppo di coppie, che celebrano il cinquantesimo di matrimonio. Quello si che è “il vino buono” della famiglia! La vostra è una testimonianza che gli sposi novelli – che saluterò dopo – e i giovani devono imparare. È una bella tetimonianza. Grazie per la vostra testimonianza. Dopo aver commentato alcune parabole della misericordia, oggi ci soffermiamo sul primo dei miracoli di Gesù, che l’evangelista Giovanni chiama “segni”, perché Gesù non li fece per suscitare meraviglia, ma per rivelare l’amore del Padre. Il primo di questi segni prodigiosi è raccontato proprio da Giovanni (2,1-11) e si compie a Cana di Galilea. Si tratta di una sorta di “portale d’ingresso”, in cui sono scolpite parole ed espressioni che illuminano l’intero mistero di Cristo e aprono il cuore dei discepoli alla fede. Vediamone alcune.

Nell’introduzione troviamo l’espressione «Gesù con i suoi discepoli» (v. 2). Coloro che Gesù ha chiamato a seguirlo li ha legati a sé in una comunità e ora, come un’unica famiglia, sono invitati tutti alle nozze. Dando avvio al suo ministero pubblico nelle nozze di Cana, Gesù si manifesta come lo sposo del popolo di Dio, annunciato dai profeti, e ci rivela la profondità della relazione che ci unisce a Lui: è una nuova Alleanza di amore. Cosa c’è a fondamento della nostra fede? Un atto di misericordia con cui Gesù ci ha legati a sé. E la vita cristiana è la risposta a questo amore, è come la storia di due innamorati. Dio e l’uomo si incontrano, si cercano, si trovano, si celebrano e si amano: proprio come l’amato e l’amata nel Cantico dei Cantici. Tutto il resto viene come conseguenza di questa relazione. La Chiesa è la famiglia di Gesù in cui si riversa il suo amore; è questo amore che la Chiesa custodisce e vuole donare a tutti.

Nel contesto dell’Alleanza si comprende anche l’osservazione della Madonna: «Non hanno vino» (v. 3). Come è possibile celebrare le nozze e fare festa se manca quello che i profeti indicavano come un elemento tipico del banchetto messianico (cfr Am 9,13-14;Gl 2,24; Is 25,6)? L’acqua è necessaria per vivere, ma il vino esprime l’abbondanza del banchetto e la gioia della festa. È una festa di nozze nella quale manca il vino; i novelli sposi provano vergogna di questo. Ma immaginate voi finire una festa di nozze bevendo thé; sarebbe una vergogna. Il vino è necessario per la festa. Trasformando in vino l’acqua delle anfore utilizzate «per la purificazione rituale dei Giudei» (v. 6), Gesù compie un segno eloquente: trasforma la Legge di Mosè in Vangelo, portatore di gioia. Come dice altrove lo stesso Giovanni: «La Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo» (1,17).

Le parole che Maria rivolge ai servitori vengono a coronare il quadro sponsale di Cana: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (v. 5). È curioso: sono le ultime sue parole riportate dai Vangeli: sono la sua eredità che consegna a tutti noi. Anche oggi la Madonna dice a noi tutti: “Qualsiasi cosa vi dica – Gesù vi dica -, fatela”. È l’eredità che ci ha lasciato: è bello! Si tratta di un’espressione che richiama la formula di fede utilizzata dal popolo di Israele al Sinai in risposta alle promesse dell’alleanza: «Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo!» (Es 19,8). E in effetti a Cana i servitori ubbidiscono. «Gesù disse loro: Riempite d’acqua le anfore. E le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto. Ed essi gliene portarono» (vv. 7-8). In queste nozze, davvero viene stipulata una Nuova Alleanza e ai servitori del Signore, cioè a tutta la Chiesa, è affidata la nuova missione: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela!». Servire il Signore significa ascoltare e mettere in pratica la sua Parola. E’ la raccomandazione semplice ma essenziale della Madre di Gesù ed è il programma di vita del cristiano. Per ognuno di noi, attingere dall’anfora equivale ad affidarsi alla Parola di Dio per sperimentare la sua efficacia nella vita. Allora, insieme al capo del banchetto che ha assaggiato l’acqua diventata vino, anche noi possiamo esclamare: “Tu hai tenuto da parte il vino buono finora” (v. 10). Sì, il Signore continua a riservare quel vino buono per la nostra salvezza, così come continua a sgorgare dal costato trafitto del Signore.

La conclusione del racconto suona come una sentenza: «Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui» (v. 11). Le nozze di Cana sono molto più che il semplice racconto del primo miracolo di Gesù. Come uno scrigno, Egli custodisce il segreto della sua persona e lo scopo della sua venuta: l’atteso Sposo dà avvio alle nozze che si compiono nel Mistero pasquale. In queste nozze Gesù lega a sé i suoi discepoli con una Alleanza nuova e definitiva. A Cana i discepoli di Gesù diventano la sua famiglia e a Cana nasce la fede della Chiesa. A quelle nozze tutti noi siamo invitati, perché il vino nuovo non viene più a mancare!

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Saluti:

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Cari pellegrini di lingua italiana: benvenuti!

... A tutti auguro che questo incontro con il Successore di Pietro susciti un rinnovato impegno in favore della pace e della solidarietà verso i più bisognosi.

... Un saluto speciale rivolgo all’Azione Cattolica Italiana che oggi rilancia l’esperienza di preghiera “Un minuto per la pace”, culminante nella Celebrazione Eucaristica nella Basilica di Santo Spirito in Sassia.

Esorto i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli a pregare con particolare intensità i Sacri Cuori di Gesù e di Maria affinché ci insegnino ad amare con piena dedizione Dio e il prossimo.

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