"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere
giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino
Vangelo: Lc 7,11-17
La narrazione è esclusiva di Luca, che nel suo Vangelo racconta di due resurrezioni (questa, e quella della figlia di Giairo (8,40-56), e due negli Atti degli Apostoli (9,36-42; 20,7-12). Il brano rappresenta un invito della comunità a quanti si trovano nella disperazione affinché partecipino alla gioia di coloro che credono in Colui che ha vinto e sconfitto la morte per sempre. Due i cortei che si incontrano alla porta della città: quello del signore della morte, che tutto travolge e ingoia, compresa la speranza, e quello del Signore della vita, il Vivente, il Risorto. Nella madre che piange è simboleggiato il popolo di Israele, che si considerava vedovo di Dio a causa delle sue molte infedeltà, ed anche - come commenta S.Ambrogio - la Chiesa, che piange i suoi figli morti a causa del peccato. Ma il Signore non ci abbandona mai, è sempre accanto a noi, non rimane insensibile al dolore ed allo smarrimento dei suoi figli di fronte alla morte. Gesù infatti "vede", "si commuove" e "si fa prossimo", come il Samaritano (10,33ss), come il Padre del figlio perduto (15,20). Ci ama così tanto da non temere di contaminarsi toccando la bara, toccando e contraendo la nostra stessa morte.
"Le sue viscere di misericordia lo portano alla com-passione, cioè a patire insieme con noi la nostra stessa pena, a condividere con noi quel male dove ci sentiamo tutti ugualmente soli e sconfitti "(cit.). E' l'Amore indicibile che nella notte di Pasqua ci fa esplodere nel canto del Preconio:
"O immensità della Tua Misericordia!
O inestimabile segno d'amore: per riscattare lo schiavo, hai consegnato il Tuo Figlio."