"LECTIO" DEL VANGELO
di fr. Egidio Palumbo
della Fraternità Carmelitana Pozzo di Gotto (ME)
ASCENSIONE DEL SIGNORE anno A
At 1,1-11
Sal 46
Ef 1,17-23
Mt 28,16-20
1. Con la festa dell’Ascensione del Signore l’itinerario mistagogico del tempo pasquale si avvia alle sue tappe conclusive. L’Ascensione ci aiuta a contemplare il mistero pasquale del Signore e la nostra esistenza pasquale radicata in Lui, attraverso una prospettiva particolare: Dio, facendo risorgere il Cristo, lo ha costituito Capo della Chiesa e Signore della Storia.
2. Spesso si è tentati di attribuire a Cristo Capo e Signore le prerogative di “monarca assoluto” e, di conseguenza, educati da una visione gerarchica e piramidale di Chiesa e poco comunionale, di attribuire a noi stessi, in quanto cristiani, cioè chiamati a seguire Cristo Capo e Signore, le stesse prerogative, specialmente se riceviamo un ufficio di responsabilità ecclesiale, piccolo o grande che sia.
Le pagine bibliche della solennità dell’Ascensione del Signore, se ben meditate, ci orientano verso un’altra prospettiva.
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5. La pagina del Vangelo (Mt 28,16-20) non ci parla dell’Ascensione, ma della centralità del Signore Risorto. Infatti, è scritto che i discepoli «quando lo videro, si prostrarono»: è il riconoscimento della centralità della sua Signoria. Ma nello stesso tempo è scritto anche che i discepoli «dubitarono»: anche il dubbio è indice della centralità della Signoria di Cristo, perché il dubbio — altra cosa dal negare, dal rinnegare o dal non riconoscere — è connaturale alla fede: ti spoglia di ogni presunzione, ti pone in ricerca, ti mette in cammino, ti fa affrontare la fatica del discernimento quotidiano per scegliere ciò che è bene e lasciare ciò che è male, ti dà la forza di ricominciare ogni giorno, di affidarti ad un altro per scoprire nelle pieghe della storia la presenza del Regno di Dio e per capire se tale presenza è veramente Regno di Dio o regno di qualcun altro…
Inoltre, nella pagina del Vangelo il Signore Risorto si presenta come “colui che è con noi tutti i giorni”: «Ed ecco: io sono con voi tutti i giorni». Siamo rimandati alla pagina di Mt 1,23, dove a Gesù vien dato il nome di «Emmanuele, che significaDio-con-noi». E allora, «io sono con voi» significa: io, il Figlio di Dio, sono anche il vostro Fratello, sono colui che cammina al vostro fianco, che non vi abbandona mai, nemmeno nei momenti difficili della vita, nemmeno nei tempi di transizione e di sbandamento, quando un’epoca muore («fino alla fine dell’epoca attuale», così forse si potrebbe tradurre la finale del v. 20) e ne sorge un’altra, della quale però non sappiamo ancora tutti i risvolti.
Infine, nella pagina del Vangelo il Signore Risorto, Figlio di Dio e nostro Fratello, a questa Chiesa che adora e nello stesso tempo dubita, le affida la missione. Come mai? Può chi dubita, chi è in ricerca, “fare discepoli”, battezzare, insegnare l’evangelo? Sì, lo può. Perché il centro e il protagonista («io sono con voi») della missione continua ad essere sempre il Signore Risorto, e non noi.
E allora, con il salmista (salmo responsoriale: Sal 47) riconosciamo nella solennità dell’Ascensione la centralità del Signore Risorto nella vita ecclesiale e nella nostra vita personale impegnata nella storia. Chiediamo al Signore la grazia di essere “decentrati” come figli e fratelli, affinché sia Lui, e soltanto Lui, il Capo e il Signore, che Dio ha posto alla sua destra.
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