La metro paralizzata. Grattacieli occupati in pieno centro, davanti ai palazzi scelti dalla Fifa. Favelas che spuntano in una settimana, a pochi chilometri dallo stadio dove giovedì si aprirà la festa del pallone, mentre i ricchi ogni giorno vanno al lavoro in elicottero. Viaggio nella metropoli che ha più abitanti dell’Olanda e che racchiude tutte le contraddizioni di un paese passato in pochi anni dall’illusione alla rabbia.
... Oggi la presidenta arriva da Brasilia ad aprire i lavori del congresso Fifa. A poche centinaia di metri di distanza ci sarà il sit in del movimento Copa pra quem, Mondiale per chi?, che riunisce i movimenti popolari (per la casa, per la terra, contro la militarizzazione della polizia) che Rousseff ha sempre difeso e sostenuto. Un paradosso. Fra pochi mesi si vota di nuovo e la stessa sinistra teme che la contestazione del mondiale possa rivelarsi alla fine un boomerang, un asso nella manica della destra. Il leader socialdemocratico Josè Serra, già governatore e sindaco di San Paolo, ex ministro della Salute e storico antagonista di Dilma, da lei sconfitto nella corsa alla presidenza alle ultime elezioni, dice, in gran relax a una festa di compleanno, che «Dilma ha sovrapposto la sua immagine a quella del mondiale dopo aver sbagliato le principali scelte di politica economica, nessun investimento reale, ha solo planato su una fortuna effimera, il paese oggi ristagna. Se il Brasile, inteso come squadra, andrà bene lei potrà ancora cavarsela, forse. Se la squadra affonda Dilma perde il mondiale e la sua corsa».
I lavori, allo stadio Itaquerao, sono ancora in corso. Gli operai dormono in mezzo alla strada nella pausa pranzo, esausti. Sulla collina che domina lo stadio è comparsa nel giro di una settimana una favela enorme, si chiama Copa du povo, la Coppa del popolo. I bambini giocano al pallone in mezzo alla plastica nera delle loro capanne guardando in basso le bandiere Fifa issate sullo stadio nuovo. Ci sono cinquemila famiglie, dona Elena è la leader del Movimento lavoratori senza tetto, accoglie chi arriva. ...
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La partita inaugurale dei Mondiali di calcio in Brasile, quella tra la Seleçao e la Croazia, sarà giocata tra meno di due settimane: il 12 giugno. Sarà allora, in un’atmosfera festosa, che celebreremo il rapidissimo progresso economico e sociale del Brasile. Quando nel 2007 il Brasile fu scelto come il Paese che avrebbe ospitato la Coppa del Mondo FIFA 2014 l’allora presidente Luis Inácio “Lula” da Silva godeva di un radicato consenso popolare e l’economia era in fase di espansione. Il Brasile era pronto a diventare una grande Potenza globale e i Mondiali di calcio del 2014 sembravano l’occasione ideale per la consacrazione finale.
Tuttavia, anche se il tripudio della competizione nasconderà quello che è venuto prima, non dovremmo dimenticare il percorso tormentato e a tratti disastroso che ha accompagnato il Brasile fino al calcio di inizio di questi Mondiali.
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Tra pochi giorni staremo festeggiando l’inizio dei Mondiali di calcio, celebrando un altro grande successo per una manifestazione planetaria. Proviamo, allora, a ricordarci anche del percorso catastrofico che ha permesso al Brasile di presentarsi a questo appuntamento.
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''Non ho bisogno di una coppa, ma di un tetto''. E' questo il messaggio scritto dagli occupanti della favela sorta in pochi giorni sulla collina che domina lo stadio Itaquerao, a San Paolo. Si chiama ''Copa du povo'' (Coppa del popolo) e ci vivono 5mila famiglie. Concita De Gregorio, inviata in Brasile, ha incontrato la gente che vive in queste capanne improvvisate e, attraverso queste immagini, racconta le condizioni della nuova favela
Guarda le foto di Concita De Gregorio: Brasile 2014, stadio e favelas: le due facce di San Paolo