Gesù e la creazione
di Enzo Bianchi
Il corpo delle Scritture sante attesta, dalle prime pagine della Genesi alle ultime dell’Apocalisse, la profonda solidarietà – direi quasi la connaturalità – fra cosmo e liturgia. Sin dall’”In-principio”, l’opera della creazione segue un andamento pressoché liturgico, che presenta il sorgere del cosmo, suscitato dalla Parola di Dio e orientato verso il giorno del riposo, nel segno dell’alleanza; e la rivelazione del Cristo risorto a Giovanni, che sigilla il Nuovo Testamento, mette in scena una liturgia cosmica che risponde al canto di lode della terra.
Ora, queste medesime Scritture, e in particolare i Vangeli, ci portano a contestare un male particolarmente grave e diffuso che affligge la spiritualità occidentale: la schizofrenia tra creazione e redenzione. Dai Vangeli emerge infatti la figura di un Gesù che vive la sua filialità con il Padre in un atteggiamento di grande positività e pace verso la creazione. Gesù narra la parabola del fico e appare chiaro che egli conosce come si coltiva questa pianta, come la si lavora: sa che il terreno va zappato e concimato e solo se il fico non porta frutto dopo alcuni anni, lo si toglie perché non sfrutti inutilmente il terreno (Lc 13, 7-9). Gesù osserva che il grano di senapa è piccolissimo ma, una volta seminato nell’orto, fa una pianta di dimensioni tali che perfino gli uccelli vengono a farvi il nido (Lc 13, 19).
Gesù conosce la vita domestica, osserva la donna di casa che impasta il lievito in tre staia di farina affinché fermenti (Lc 13, 20); Gesù conosce la vita dei pastori, sa che se il pastore smarrisce una pecora la cerca e se la trova la riconduce contento all’ovile (Lc 15, 4-5); sa che non si strappa la zizzania in mezzo al grano per non rischiare di estirpare anche questo (Mt 13, 24-30); sa che quando il ramo di fico diventa tenero e mette germogli è ormai vicina la stagione calda (Mc 13, 28); sa che quando una nuvola sale da ponente poi viene la pioggia e che se soffia lo scirocco poi ci sarà caldo (Lc 12, 54-55); Gesù osserva con amore i gigli del campo e gli uccelli del cielo (Mt 6, 25-34), guarda con commozione la chioccia che raduna sotto le sue ali i pulcini (Lc 13,34)...
Gesù ci viene mostrato in un atteggiamento di umanità piena e riconciliata con la creazione, con gli animali, con il lavoro dell'uomo, con la realtà quotidiana che egli sa apprezzare e amare, traendone lezione, consolazione e insegnamento. La vita di Gesù è estremamente attenta alla creazione. Siamo noi che ci siamo costruiti un’immagine ieratica e spiritualizzata di Gesù, ma è un’immagine non conforme al Vangelo e alle parole di Gesù lì confluite. Queste, infatti, sono parole di una persona cresciuta umanamente (nel corpo, nella psiche, nello spirito) «in statura e sapienza, in età e grazia» (Lc 2, 40.52) attraverso il tessuto della ferialità della vita familiare, dell'ambiente della piccola borgata di Nazaret, delle relazioni umane quotidiane.
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