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Il Presidente Sergio Mattarella:
“Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento.”
“Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento.”
In una nota ufficiale del Quirinale viene riportata la telefonata tra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Il tema è la violenza della Polizia durante le manifestazioni pro-Palestina, che nell’occasione di Pisa vedeva coinvolti un centinai di minori, alcuni dei quali trasportati in ospedale.
Mattarella sente il ministro Piantedosi:
tutelare la libertà di manifestare il proprio pensiero
“Il Presidente della Repubblica ha fatto presente al Ministro dell’Interno, trovandone condivisione, che l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento.”
Roma, 24/02/2024
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Chiediamo scusa ai nostri ragazzi
di Lorena Conte*
GIÙ LE MANI. Un'insegnante di Pisa racconta dal suo punto di vista le ore convulse del corteo studentesco e delle cariche della polizia
Pisa, la manifestazione in piazza dei Cavalieri in solidarietà con gli studenti manganellati
Le ferite passano, le manganellate forse si dimenticano; le ossa e i muscoli si rimettono a posto. Soprattutto a 15 anni. Quello che non si dimentica è la paura e il sospetto. Di essere dalla parte sbagliata. Di essersi svegliati e di protestare nel modo e nel momento sbagliato.
Dobbiamo chiedere scusa ai nostri ragazzi. Non solo se siamo ministri dell’Interno, non solo se siamo questori o poliziotti; ma da insegnanti e da educatori e da genitori. Continuiamo a dire che sono apatici, che stanno sempre con la testa china sui social. E quando qualcuno la tira su, quella testa, si becca le manganellate. E si sente dare del maleducato, del non autorizzato. E allora di nuovo giù a guardare i video, a giocare a Fortnite. Che fa meno paura delle manganellate. Non siamo riusciti a proteggere i nostri studenti e i nostri figli da questo strano risveglio nella realtà. Li abbiamo lasciati soli.
Venerdì a Pisa andavo alla manifestazione con i miei studenti con 10 minuti di ritardo, dopo un caffè con un’amica, perché «quale manifestazione parte in orario?». Invece già dopo un quarto d’ora avevano preso le prime botte. Gente di prima e seconda liceo, alcuni – molti – alla loro prima volta. Caricati con le mani alzate o con le mani a tenere l’ombrello. Manganelli contro ombrelli, che poi, la sfiga, erano 6 mesi che non pioveva. Mi avvertono, non ci posso credere. Passo da piazza dei Cavalieri, senza sapere che proprio lì c’è sbarramento. Provo a passare, mi fermano, ma poi dico che sono una prof, mi fanno passare. E lì il delirio. Poliziotti antisommossa, ragazzi che urlano. Cose non gentilissime eh, ma questo non giustifica le manganellate. O almeno credo. Sennò gli stadi sarebbero già tutti chiusi. E non esisterebbero i raduni con la gente che per far prendere aria all’ascella destra alza il braccio.
Vedo gente per terra che sanguina. Tutto di fronte al cancello della mia scuola, con quelli che sono entrati in classe che guardano dalle finestre. Provo a parlare con i miei studenti in corteo, mi dicono «ci hanno menato». Provo con una mia collega (senza di te, amica, cosa avrei fatto) a parlare con i poliziotti. Mi indicano qualcuno. Non riferisco cosa ci diciamo, perché certamente non sarebbe edificante. Capiamo, io e la mia collega, che non c’è margine di trattativa. Siamo chiusi da una parte e dall’altra. Se non spuntano le ali da lì non si esce. Allora piango per il nervoso e per la paura. E prego le prime file di tornare indietro. Non sembrano darmi retta.
Andiamo in fondo per vedere se è aperto dietro. In effetti le volanti sono andate vie. Allora chiamo al telefono un mio studente in prima fila. Incredibilmente risponde in tutto questo casino e, piangendo, gli dico di tornare, che hanno aperto. È possibilista. Non mi aspetto niente. Dopo poco, sento i cori che tornano indietro. Non so se sia servito piangere ma il corteo cambia rotta. E torna indietro e defluisce verso l’università. La strada dietro era libera dalle volanti. Almeno quello. Sennò serviva il teletrasporto.
La situazione di stallo è stata sbloccata esclusivamente dal corteo di ragazzini, che non si è arreso, anzi ha vinto. Loro più maturi degli adulti che gli stavano, armati, di fronte. Ma ora che la rabbia, l’indignazione, la paura sono passate rimane la colpa. Dobbiamo chiedere scusa. Ai pochi che hanno preso le botte. Ai tanti che guardavano dalle finestre. Ai tantissimi che hanno guardato i video; a questi ragazzi a cui diciamo sempre di svegliarsi e di lottare per le loro idee. A cui a scuola propiniamo come modelli Dante, Alfieri, Pasolini dicendo di prendere esempio dal loro coraggio e poi, una volta che, sotto la pioggia, decidono di sfilare per diritti che non sono neppure i loro, ecco che li riportiamo alla realtà con le cariche. Stai a farti gli affari tuoi «che campi cent’anni». Abbiamo davvero perso tutti sotto quella pioggia, d’acqua e di manganelli. Che poi erano 6 mesi che non pioveva.
* Lorena Conte Insegnante del liceo artistico Russoli di Pisa
(fonte: Il Manifesto 27/02/2023)
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Manganellate agli studenti, da Padova arriva la condanna di oltre mille professori dei licei
In poche ore un appello scritto da una docente del web ha raccolto un migliaio di firme da parte dei colleghi: «Posizione netta, indignata e preoccupata, di moltissimi insegnanti di Padova, di ogni ordine e grado, rispetto ai fatti di Pisa e Firenze»
«Da molte scuole di Padova si levano lo sconcerto e la profonda preoccupazione per i fatti di violenza verificatisi a danno di studenti inermi “caricati” da parte delle forze dell’ordine nelle città di Pisa e di Firenze». Inizia così l'appello diffuso dalla docente del Liceo Nievo, Emanuela Magno, che i poche ora ha raccolto più di 1000 firme da parte dei suoi colleghi del Padovano, dopo i fatti di Pisa, che hanno coinvolto agenti e studenti, con i primi armati di manganelli e i secondi con le mani in alto. «Il testo vuole rappresentare una presa di posizione netta, indignata e preoccupata, di moltissimi docenti delle scuole di Padova, di ogni ordine e grado, rispetto ai fatti di Pisa e Firenze - spiega Magno - .Parole di solidarietà agli studenti aggrediti dalle forze dell’ordine, di sostegno ai docenti del Liceo Ruzzoli di Pisa, di condivisione delle parole espresse dal Presidente Mattarella nella nota del Quirinale del 24 febbraio. Il documento condiviso ieri sul web continua ad essere sottoscritto momento dopo momento dagli insegnanti di Padova e provincia. Ci stanno arrivando anche richieste di firma da parte di non docenti»
L'appello
«I docenti delle scuole padovane intendono manifestare incondizionata solidarietà agli studenti aggrediti e sostegno ai loro docenti e ritengono di dover condividere la denuncia del personale del Liceo Russoli di Pisa, di seguito riportata, perché se ne dia ampia diffusione - si legge nell'appello firmato da oltre mille docenti - . Sentiamo altresì altamente rappresentati dalle parole del Presidente Mattarella il sentimento angosciato e il pensiero critico, orientato dai principi costituzionali, di moltissimi insegnanti di ogni ordine e grado del nostro Paese, parole che ci attendiamo vengano condivise dal Governo tutto e da tutte le forze politiche: “…l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento.” Nota del Quirinale».
Ecco cosa aveva scritto invece il personale del Liceo Russoli di Pisa, frequentato dai ragazzi presi a manganellate durante una manifestazione contro il genocidio dei Palestinesi:
«Oggi, 23 febbraio 2024, noi docenti e personale scolastico del Liceo Artistico “Russoli” di Pisa abbiamo assistito a un atto di tale gravità da ritenere impossibile non manifestare il nostro totale e netto dissenso per come è stato gestito in città l’ordine pubblico - si legge nel loro comunicato - .
Di fronte alla sede della nostra scuola, verso le 9:30 circa di questa mattina, sfilava un corteo pacifico di manifestanti per il cessate il fuoco in Palestina. Nel corteo erano presenti molti studenti delle scuole superiori di Pisa e del nostro Liceo in particolare, nonché alcuni docenti dello stesso. Il corteo è stato bloccato proprio davanti al palazzo del Liceo artistico e su entrambe le possibili vie di fuga: all’imbocco di Piazza dei Cavalieri e all’altezza di Piazza Dante e su via Tavoleria. Il gruppo di agenti in assetto antisommossa posizionato all'imbocco di Piazza dei Cavalieri ha caricato con manganelli e inaudita violenza i manifestanti delle prime linee: una ragazza, ferita alla testa, si è accasciata davanti al cancello della nostra scuola e molti giovani studenti hanno riportato ferite a causa delle manganellate e delle violenze. Solo quando, probabilmente col sopraggiungere dell’ambulanza, è stato liberato dalle pattuglie l’accesso verso Piazza Dante, i manifestanti hanno potuto defluire e procedere. Si aggiunga al breve, quanto sconcertante resoconto, che, prima ancora dell’arrivo del corteo, studenti con disabilità, accompagnati da genitori per un’entrata posticipata, sono stati interdetti dall’accesso alla scuola per opera degli agenti della sicurezza. Di fronte alla gravità dei fatti accaduti, noi lavoratori del Liceo “Russoli”, che consapevolmente e concretamente sosteniamo da anni e ogni giorno una linea educativa ispirata ai valori della democrazia, del dialogo, del rispetto per la diversità e della libertà di espressione, condanniamo irrevocabilmente e totalmente la scelta repressiva operata oggi contro il corteo manifestante».
(fonte: PadovaOggi, articolo di Luca Preziusi 26/02/2024)
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Solidarietà agli studenti di Pisa dopo i fatti del 23 gennaio ed alla presa di posizione dei loro docenti viene espressa, con diverse modalità, anche da tantissime scuole di tutto il territorio nazionale.