Benvenuto a chiunque è alla "ricerca di senso nel quotidiano"



lunedì 26 febbraio 2024

Enzo Bianchi - Quel vincolo tra ebrei e cristiani

Enzo Bianchi 
Quel vincolo tra ebrei e cristiani


La Repubblica - 19 Febbraio 2024 

Con grande fatica cerco qualche parola pubblica sul conflitto tra lo stato d’Israele e i palestinesi abitanti la striscia di Gaza. Con fatica perché ho un amore profondo e sento un legame infrangibile con il popolo d’Israele. Il 7 ottobre scorso c’è stato un massacro da parte di Hamas, una barbarie che è epifania di disumanizzazione: israeliani, tra cui bambini, massacrati in casa mentre festeggiavano “la gioia della Torah” e ostaggi portati via dalle loro famiglie.

A questo atto esecrabile lo stato d’Israele doveva certamente rispondere per neutralizzare l’aggressore, ma in realtà al massacro è seguita una guerra, un massacro moltiplicato che ormai ha causato la morte di trentamila palestinesi molti dei quali sono civili inermi, donne e bambini. A un’epifania di disumanità è seguita un’altra epifania di disumanità che è in corso da cinque mesi e non dà segni di cessare nonostante gli appelli a fermarsi, a passare a negoziati, che si levano da tutto il mondo. Ancora una volta noi verifichiamo la nostra assoluta irrilevanza e proprio questo è all’origine del silenzio di molti che certo non approvano l’azione di vendetta dello stato d’Israele.

È in tale contesto che gli interventi di Papa Francesco che chiede la pace e quelli della Santa Sede non sono parsi sufficienti a Israele, che li ha considerati addirittura sbilanciati a favore dei palestinesi. Eppure la Santa Sede continua in ogni occasione a rinnovare la condanna di qualsiasi forma di autogiustificazione; non nega il diritto all’autodifesa dello stato d’Israele, ma secondo la “dottrina cattolica”, la giudica legittima solo se proporzionale all’offesa ricevuta.

Tuttavia, molti cristiani, seguendo semplicemente il Vangelo di Gesù Cristo, e non la dottrina, condannano ogni guerra convinti che non esista mai una “guerra giusta”, una guerra pulita, perché la guerra è sempre disumana, una bestialità che stravolge chiunque la faccia, anche chi si impegna in una legittima difesa. Papa Giovanni XXIII affermò profeticamente che la guerra è “aliena dalla ragione” perché porta morte senza capacità di fermare e colpire solo l’aggressore, perché non c’è guerra che non sia fratricida, perché la vita di un uomo, di una donna, sono più preziose dei valori che si vogliono difendere.

Così alcune autorità ebraiche hanno avvertito la chiesa cattolica che il dialogo in atto dal Concilio Vaticano II è minacciato, come se la chiesa stesse tornando ai tempi della sua ostilità verso gli ebrei, questo sacrificio perpetrato per molti secoli. Ma qui c’è un equivoco dominante sia nei cattolici sia negli ebrei. In realtà per i cattolici il dialogo teologico e la relazione originale non riguardano tutti gli ebrei, ma “l’Israele di Dio”, come lo chiama Paolo di Tarso, cioè gli ebrei credenti in alleanza con il loro Signore. Israele come stato – e come uno dei tanti stati del mondo, né più né meno – non è e non può essere il soggetto religioso che dialoga con i cristiani.

Allora nessuna confusione: lo stato d’Israele e i suoi governi possono essere giudicati come tutti gli stati del mondo mentre gli ebrei credenti sono per i cristiani fratelli gemelli, uniti da un vincolo che non può venir meno e che sarà unità alla fine dei tempi. Condannare l’azione dell’attuale governo israeliano non è antisemitismo. Del resto, una larga parte di opinione pubblica israeliana è contraria alla guerra in Palestina, e con essa non pochi intellettuali e rabbini. Si può dunque amare l’Israele di Dio ed essere liberi nel giudicare lo stato, le istituzioni, il governo di Israele, senza cadere nell’antigiudaismo cristiano o nello spregevole antisemitismo omicida.
(fonte: blog dell'autore)

*******************

Vedi anche il post