Tempo di Carnevale!
Nella festa dei bambini per eccellenza sono forse nascosti aspetti abbastanza inattesi e certamente un po' inquietanti...
Pieter Bruegel il Vecchio, Lotta tra Carnevale e Quaresima (1559)
In questi giorni si respira un po’ ovunque aria di Carnevale: bambini con coriandoli, maschere e tanta allegria.
Cosa c’è di più elementare? Eppure…eppure, se si scava un po’ si possono scoprire aspetti del tutto inattesi di questa ricorrenza così nota e tanto amata.
Da dove cominciamo? Ah, sì, i soliti Saturnalia, la festa romana che si celebrava a dicembre e che aveva a che fare con il cuore dell’inverno e con il sole che non si lasciava sconfiggere dalle tenebre. In questo periodo di rinnovamento cosmico, si sovvertivano le leggi sociali: gli schiavi diventavano padroni e i padroni servivano i propri schiavi, a significare il ritorno al caos primigenio, oscuro e orgiastico, ma ricco di energia vitale.
In primavera, poi, veniva celebrato il Navigium Isidis, di origine egizia, per festeggiare l’inizio della stagione della navigazione: il rito consisteva in una processione di personaggi mascherati che cantavano e ballavano al seguito di una nave su ruote (da cui il nome Carrus navalis, una delle etimologie possibili del termine Carnevale).
In epoca cristiana, l’abitudine di festeggiare il Carnevale in febbraio ha inizio nel Medioevo: era un periodo caratterizzato da vino, cibo e danze; i ruoli sociali si invertivano, gli uomini si mascheravano da donne e viceversa; i ricchi invece si mascheravano da poveri o da giullari.
Il tema del ribaltamento si trova anche nella tradizione ebraica di Purim, la festa ebraica delle sorti, che si svolge in primavera e ricorda la vicenda della regina Ester, ebrea, sposa del sovrano di Persia, la quale salvò il suo popolo che il malvagio Aman voleva sterminare. In questo caso, il ribaltamento riguarda il cambiamento della sorte degli ebrei, che furono salvati dallo sterminio mentre il loro persecutore fu condannato a morte. Per celebrare quella inattesa salvezza, i bambini si mascherano, mentre gli adulti mangiano e bevono fino al punto di scambiare addirittura le maledizioni e le benedizioni: Maledetta Ester, Benedetto Aman!
Quindi, il Carnevale come ribaltamento, come sconvolgimento delle regole sociali ma anche come acquisizione di una nuova identità, assumendo le sembianze di un’altra persona.
Nella tradizione cattolica, questa dialettica tra elementi contrapposti si ha nella antitesi tra Carnevale e Quaresima, ed è paradossale come questa festa paganeggiante diventi una sorta di rito speculare al periodo di penitenza e di purificazione rappresentato, appunto, dalla Quaresima.
Come se caos e cosmos, morte e vita, eccesso e regola, abbondanza e penuria, identità e alterità fossero inscindibilmente le facce contrapposte di una stessa medaglia.
Ed ecco qui, allora, che la festa semplice dei bambini ci riporta invece alla complessità primordiale e inquietante di quell’inesauribile mistero dell’esistenza che è cantato splendidamente da Renato Zero nella canzone La favola mia:
«Dietro questa maschera c’è un uomo
e tu lo sai
con le gioie, le amarezze ed i problemi suoi
e mi trucco perché la vita mia
non mi riconosca e vada via…
E mi vesto da re perché tu sia
tu sia re di una notte di magia
Dietro questa maschera lo sai ci sono io
quel che cerco
quel che voglio lo sa solo Dio
ed ogni volta nascerò ed ogni volta morirò
per questa favola che è mia»
(fonte: Vino Nuovo, articolo di Maria Grazia Giordano 12/02/2024)