In Italia un milione di ragazzi stranieri vive nel limbo
Nel 2023 i minori stranieri non accompagnati sbarcati in Italia sono stati 17.319, cioè il 23% in più rispetto al 2023, quando erano stati 14.044.
L’associazione ‘Famiglie accoglienti’ ha diffuso la sintesi di un confronto sul tema, nella sede di Avvenire.
Con contributi fra gli altri del Presidente delle Acli, Emiliano Manfredonia, del sindaco di Prato e responsabile Anci migranti, Matteo Biffoni.
Ecco alcuni passi di quanto è emerso sul tema della cittadinanza ai minori stranieri.
In Italia un milione di ragazzi stranieri vive nel limbo. È nato qui da genitori immigrati, è cresciuto e ha studiato nelle nostre scuole, eppure non ha ancora la cittadinanza italiana. Non solo: il tema, che sembrava centrale fino ad almeno un decennio fa, è scomparso dai radar della politica e delle istituzioni. Perché?
Biffoni:
Provo a rispondere partendo dal contributo che posso dare come sindaco di una città, Prato, che ha il più alto tasso di cittadini stranieri sul totale della popolazione, oltre il 20%.
La legge sulla cittadinanza, così com’è, non ha più senso e non da oggi.
Andiamo a fare un giro nelle scuole, dove i nostri figli stanno insieme a bambini con papà e mamma di origine cinese, marocchina, pachistana… Noi li educhiamo, li facciamo studiare qui, chiediamo loro di affezionarsi alle nostre comunità.
E cosa restituiamo? Vogliamo che rimangano oggettivamente stranieri in casa nostra?
Non ho una ricetta, ma dobbiamo trovare una strada che consenta loro di essere italiani. Di non avere problemi burocratici quando per causa di forza maggiore devono tornare in patria, di non avere ostacoli quando devono andare in gita all’estero.
Così com’è la situazione non funziona, discutiamone. La soluzione può essere quella di garantire la cittadinanza alla fine del primo ciclo scolastico? Parliamone.
Manfredonia:
Nella questione immigrazione è entrata troppo la politica, quella che ragiona in base al consenso e ai target elettorali.
Come Acli, pensiamo si debba sempre partire dall’ultimo della fila, dai più piccoli.
Nel 2011, per i 150 anni dell’Unità d’Italia, lanciammo una campagna di sensibilizzazione dal titolo “L’Italia sono anch’io”.
Quell’idea resta ancora valida, all’epoca raccogliemmo 200mila firme.
Lo Ius sanguinis, che è attualmente in vigore, non risponde ai bisogni del tempo.
Abbiamo ragionato prima di Ius soli, poi di Ius culturae, infine di Ius Scholae.
Ci siamo sempre fermati e siamo sempre ripartiti.
Ora è il momento di agire, anche per evitare di creare ghetti: accogliere questi ragazzi e farli diventare italiani sarebbe un gesto di grande umanità e consentirebbe alle nostre comunità di avere nuova forza propulsiva.
Biffoni:
A questo proposito, c’è un altro aspetto su cui dovremmo soffermarci: è quel che sta accadendo da un anno a questa parte. Arrivano sempre più minori stranieri non accompagnati nel nostro Paese ed è un grande interesse nostro capire da dove vengono, perché e fare il più possibile per integrarli.
Invece di essere rafforzato, il sistema dell’accoglienza nei Comuni è lasciato solo a se stesso e si rischia di andare alla deriva.
Ci sono ragazzi che si spostano da un posto all’altro, nelle nostre città, in maniera non controllata.
Ci sono Comuni che hanno dovuto trasferirli perché non potevano farsene carico: mancano risorse e posti letto.
Mi chiedo però: possono 25mila minori stranieri non accompagnati mettere in crisi un Paese di 60 milioni di abitanti ?
Al governo abbiamo chiesto hub di primissima accoglienza per poter definire meglio le situazioni caso per caso, il rilancio dei progetti Sai per l’accoglienza diffusa, da finanziare su base comunale.
Servono luoghi sicuri dove aiutare questi ragazzi a muovere i primi passi nel nostro Paese, altrimenti continueranno a bussare alle porte dei nostri servizi sociali. Serve l’insegnamento della lingua italiana, è necessario l’avvio di percorsi di formazione professionale per chi è adolescente. L’accoglienza è fondamentale per garantire cittadinanza e se vogliamo andare in questa direzione occorrono progetti studiati su misura, in modo quasi sartoriale, direi.
(fonte: Pressenza 12.02.24)
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