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giovedì 29 febbraio 2024

Riccardo Redaelli: Pace e sicurezza

Riccardo Redaelli*
Pace e sicurezza



Esiste una libertà senza sicurezza? Una sicurezza senza libertà è vera sicurezza? E la mancanza di conflitto significa avere pace, o il percorso verso la pace richiede molto di più, ossia uno sforzo di tutti — istituzioni e singoli — per rimuovere le radici profonde dei conflitti?

Sono domande a cui si è cercato di dare — sia pure confusamente — delle risposte dopo la fine della Guerra fredda, per cercare di affrontare le tante crisi locali, sulle guerre civili e sugli scontri etno-settari che insanguinavano il pianeta. È stato così sviluppato il concetto di Human security (HS) che rivoluzionava il tradizionale concetto di sicurezza: dalla tradizionale prospettiva state-centered della sicurezza militare, che si concentrava sulla protezione delle frontiere e degli Stati, a quella people-centered proprio della HS. Una visione che ha posto al centro la sicurezza delle popolazioni e la centralità della persona, che deve essere tutelata e deve poter godere appieno dei diritti umani, ossia diritti inviolabili e inoppugnabili, riconosciuti all’essere umano in quanto tale.

Muovendo da qui, si è consolidata l’idea che la pace debba essere qualcosa di più di solo assenza di conflitto, bensì richieda uno sforzo di tutti — ai diversi livelli del peacebuilding — per evitare i crimini più gravi contro l’umanità, ossia genocidio, pulizia etnica e i crimini di guerra. Ciò configura un diritto/dovere della comunità internazionale di proteggere le popolazioni, ricorrendo anche alla cosiddetta “ingerenza umanitaria” (Responsibility to protect). Quest’ultima non deve essere intesa solo come diritto all’intervento esterno in nome del rispetto dei diritti umani, quanto piuttosto avere contezza che fare peacebuilding significhi non solo agire durante una crisi, ma soprattutto che vi siano responsabilità ex ante (prevenire) ed ex post (ricostruire).

Pur con tutti i limiti, le contraddizioni e le fragilità di questo modo di pensare alla sicurezza (ampiamente dimostrare dai risultati deludenti delle missioni di pace internazionali degli ultimi decenni), è evidente come il mettere al centro i popoli e non gli Stati corrisponda naturalmente alla dottrina sociale della Chiesa. La Human Security è, come detto, people-centered, mette al centro la dignità della persona e la sua tutela. Una visione che rispecchia profondamente la centralità dell’essere umano nella visione cattolica. Approfondendo la dottrina sociale della Chiesa su questi temi risulta infatti evidente come una sicurezza e una pace che prescindano da una sicurezza olistica della persona e dalla vera pace fra i popoli, rappresentino solo un vuoto simulacro.

*RICCARDO REDAELLI Docente di storia e istituzioni dell’Asia presso l’Università cattolica del Sacro Cuore
(fonte: L'Osservatore Romano 26/02/2024)