"L'audacia della Pace"
XXXVII Incontro Internazionale per la Pace
organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio
(Berlino 10/12 settembre 2023)
Si è concluso a Berlino il 37° Incontro internazionale per la Pace nello spirito di Assisi "The Audacity of Peace. Religioni e culture in dialogo", che si è svolto a Berlino dal 10 al 12 settembre.
Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, già in occasione dell'assemblea di apertura ne aveva sottolineato il significato del titolo "L'audacia della Pace".
"C’è un punto decisivo - affermava - espresso del titolo del nostro incontro, l’audacia della pace. In questa difficile situazione, non basta più la prudenza, pur necessaria, non più il realismo o la lealtà, pur decisive: occorre l’audacia, che ci porta oltre il muro dell’impossibile di fronte a cui ci siamo arrestati. .... Scrive un uomo che si è consumato sulle Scritture, Walter Brueggemann: di fronte alla guerra “ci riesce difficile credere alla possibilità dello schiudersi di una realtà nuova. Il futuro sembra stanco, atroce, replica del passato”. Audacia della pace significa credere che c’è un’alternativa. Che si deve investire di più nel dialogo e nella diplomazia, nell’incontro per soluzioni giuste e pacifiche. Parlare di pace non è intelligenza con l’aggressore o svendita dell’altrui liberà, ma coscienza profonda e realista del male della guerra su i popoli. Audacia della pace, che è perseguire visioni alternative senza rassegnarsi ai binari obbligati della realtà. Audacia della pace, per noi credenti, è invocazione della pace e fiducia in Dio che ha disegni di pace che guidano la storia".
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MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO
Cari fratelli e sorelle,
vi riunite quest’anno a Berlino, presso la Porta di Brandeburgo, Capi cristiani, Leader delle religioni mondiali e Autorità civili, radunati dalla Comunità di Sant’Egidio, che con fedeltà continua il pellegrinaggio di preghiera e di dialogo avviato da San Giovanni Paolo II ad Assisi nel 1986. Il luogo del vostro incontro è particolarmente evocativo per il fatto che, proprio dove vi riunite, è avvenuto un fatto storico: la caduta del muro che separava la due Germanie. Quel muro divideva anche due mondi, l’Ovest e l’Est dell’Europa. La sua caduta, avvenuta con il concorso di vari fattori, il coraggio di tanti e la preghiera di molti, ha aperto nuove prospettive: libertà per i popoli, riunificazione di famiglie, ma anche speranza di un nuova pace mondiale, successiva alla guerra fredda.
Purtroppo, negli anni, non si è costruito su questa speranza comune, ma sugli interessi particolari e sulla diffidenza nei riguardi altrui. Così, anziché abbattere muri, se ne sono innalzati altri. E dal muro alla trincea il passo, purtroppo, è spesso breve. Oggi la guerra devasta ancora troppe parti del mondo: penso a tante zone dell’Africa e del Medio Oriente, ma anche a molte altre regioni del pianeta; e all’Europa, che conosce la guerra in Ucraina, un conflitto terribile che non vede fine e che ha provocato morti, feriti, dolori, esodi, distruzioni.
Lo scorso anno ero con voi a Roma, al Colosseo, per pregare per la pace. Abbiamo ascoltato il grido della pace violata e calpestata. Allora dissi: «l’invocazione della pace non può essere soppressa: sale dal cuore delle madri, è scritta sui volti dei profughi, delle famiglie in fuga, dei feriti o dei morenti. E questo grido silenzioso sale al Cielo. Non conosce formule magiche per uscire dai conflitti, ma ha il diritto sacrosanto di chiedere pace in nome delle sofferenze patite, e merita ascolto. Merita che tutti, a partire dai governanti, si chinino ad ascoltare con serietà e rispetto. Il grido della pace esprime il dolore e l’orrore della guerra, madre di tutte le povertà».
Di fronte a questo scenario, non ci si può rassegnare. Occorre qualcosa di più. Occorre “l’audacia della pace”, che è al cuore del vostro incontro. Non basta il realismo, non bastano le considerazioni politiche, non bastano gli aspetti strategici messi finora in atto; occorre di più, perché la guerra continua. Occorre l’audacia della pace: ora, perché troppi conflitti perdurano da troppo tempo, tanto che alcuni sembrano non avere mai termine, così che, in un mondo in cui tutto va avanti veloce, solo la fine delle guerre sembra lenta. Ci vuole il coraggio di saper svoltare, nonostante gli ostacoli e le obiettive difficoltà. L’audacia della pace è la profezia richiesta a quanti hanno in mano le sorti dei Paesi in guerra, alla Comunità internazionale, a tutti noi, specie agli uomini e alle donne credenti, perché diano voce al pianto delle madri e dei padri, allo strazio dei caduti, all’inutilità delle distruzioni, denunciando la pazzia della guerra.
Sì, l’audacia della pace interpella in modo particolare i credenti, nei quali si converte in preghiera, per invocare dal Cielo quel che sembra impossibile in terra. L’insistenza della preghiera è la prima forma di audacia. Cristo nel Vangelo indica la «necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai» (Lc 18,1), dicendo: «chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto» (Lc 11,9). Non abbiamo paura di diventare mendicanti di pace, unendoci alle sorelle e ai fratelli delle altre religioni, e a tutti coloro che non si rassegnano all’ineluttabilità dei conflitti. Io mi unisco alla vostra preghiera per la fine delle guerre, ringraziandovi di cuore per quanto fate.
Occorre infatti andare avanti per valicare il muro dell’impossibile, eretto su ragionamenti che appaiono inconfutabili, sulla memoria di tanti dolori passati e di grandi ferite subite. È difficile, ma non è impossibile. Non è impossibile per i credenti, che vivono l’audacia di una preghiera speranzosa. Ma non dev’essere impossibile nemmeno per i politici, per i responsabili, per i diplomatici. Continuiamo a pregare per la pace senza stancarci, a bussare, con spirito umile e insistente alla porta sempre aperta del cuore di Dio e alle porte degli uomini. Chiediamo che si aprano vie di pace, soprattutto per la cara e martoriata Ucraina. Abbiamo fiducia che il Signore sempre ascolta il grido angosciato dei suoi figli. Ascoltaci, Signore!
Roma, San Giovanni in Laterano, 5 settembre 2023
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APPELLO DI PACE DI BERLINO
Riuniti a Berlino nello spirito di Assisi, rappresentanti delle Religioni mondiali, abbiamo pregato per la pace. Lo abbiamo fatto in questo luogo in cui parla la storia: memoria della guerra e del muro che divideva l’Europa. Proprio qui abbiamo capito che nessun muro è per sempre. Nel 1989 qui è avvenuta una rivoluzione pacifica che mostra la forza della libertà. Cadano presto i muri, visibili e invisibili, che dividono i popoli in Europa, Asia, Africa, nelle Americhe, in mezzo al mare Mediterraneo per i migranti che fuggono dalle guerre! Cadano i muri del cuore che accecano e non fanno vedere che l’altro è mia sorella e mio fratello!
Sentiamo oggi con più forza la nostra responsabilità e insieme ci facciamo mendicanti di pace. Non basta la prudenza, è il tempo dell’audacia! Per questo, a nome di chi non ha voce, diciamo forte: “Nessuna guerra è per sempre!” Pace non significa arrendersi all’ingiustizia: significa uscire dall’ingranaggio del conflitto che rischia di ripetersi all’infinito e che nessuno sembra più riuscire a controllare.
La guerra è la negazione del destino comune tra i popoli, è la sconfitta dell’umanità. Chi la inizia si prende una responsabilità enorme davanti all’umanità. Con la guerra si sfigura ciò che di più umano è in noi. Oggi la guerra rischia di eternizzarsi, allargando le sue conseguenze, colpendo le popolazioni anche molto lontano. Terribile è l’uso di armi micidiali che uccidono tanti e seminano lutti e provocano gravi conseguenze ambientali.
La guerra acceca e fa perdere la memoria di chi siamo. Le guerre, le pandemie e il cambiamento climatico, gli spostamenti delle popolazioni e le disuguaglianze hanno conseguenze per tutti. Nessun popolo, nessun continente può illudersi di rimanere immune. Lavoriamo al servizio di un’unità spirituale per ritrovare il senso del nostro comune destino. Umanizziamo questo mondo globale: l’Altro è nostro Fratello, l’Altra è nostra Sorella! Tra le macerie della Seconda Guerra Mondiale è nato il sogno di un’Europa comune e di un mondo dei popoli, fratelli e uguali. È questo, non altro, il futuro che vogliamo costruire!
Siamo consapevoli che o riusciremo a porre fine alle guerre o le guerre porranno fine all’umanità. Il mondo, la nostra casa comune, è uno solo: ci è stato dato in eredità e tale lo dobbiamo lasciare alle future generazioni. Liberiamolo dall’incubo nucleare! Ripartiamo con la politica del disarmo, fermiamo subito il rumore delle armi.
Per questo occorre l’audacia della pace, il coraggio di cominciare a parlarsi mentre c’è ancora la guerra. Chi soffre – ha detto un anno fa Papa Francesco al Colosseo – “ha il diritto sacrosanto di chiedere pace in nome delle sofferenze patite, e merita ascolto”. Abbiamo l’urgenza di ascoltare il grido soffocato della pace. Dialogare oggi, mentre parlano le armi, non indebolisce la giustizia ma crea le condizioni di una nuova architettura di sicurezza per tutti.
Ripartiamo insieme dal dialogo che è la medicina più efficace per la riconciliazione dei popoli. La pace è sempre possibile!
Berlino, 12 settembre 2023