Strage ferroviaria a Brandizzo (To)
I sogni di Kevin, i figli piccoli di Giuseppe.
Chi erano gli operai morti
Tre generazioni stroncate sui binari: il più giovane aveva 22 anni, il più anziano 53. Le storie di sacrificio e riscatto, la rabbia delle famiglie: «Non si può morire così per quattro soldi»
Ci sono i lumini bianchi accesi e le rose gialle, sui binari che hanno inghiottito le vite di Kevin e degli altri. Una galleria di volti e di storie da aggiungere alla Spoon river del lavoro che in Italia dall’inizio dell’anno conta già 450 vittime. La strage infinita che nessuno riesce a fermare.
Lui, Kevin Laganà, di anni ne aveva 22: buono, solare, «pronto a farsi in quattro per tutti» lo ricordano gli amici di Messina, dov’era nato. Viveva a Vercelli: dopo aver terminato gli studi, nel 2019, aveva subito cominciato a lavorare per la Sigifer. ...
Sui binari c’era anche Michael Zanera, 34 anni, che a Vercelli era nato e viveva da sempre. Il suo post su Tiktok è diventato subito il simbolo della tragedia: «È la prima volta che mi succede, mentre saldo la rotaia mi è uscito il crocifisso – aveva scritto poche ore prima dell’incidente, come in una specie di macabra premonizione, pubblicando la fotografia –. Dio mi vuole dire qualcosa sicuramente, nonostante lo richiamo tutti i giorni ultimamente, perché non è un bel periodo per me». ...
Ancora, Giuseppe Sorvillo, 43 anni, torinese e padre di due bimbi piccoli di sette e nove anni. Abitava con la famiglia in una casa poco distante dal luogo dell’accaduto, insieme alla moglie Daniela, che non si dà pace per quanto successo e si è chiusa nel silenzio. ...
E poi Giuseppe Aversa, che di anni ne aveva 49: figlio di un artigiano edile di origini calabresi, era nato e aveva trascorso la sua infanzia a Chivasso prima di trasferirsi a Borgo d’Ale. ...
Infine il più anziano del gruppo, Giuseppe Saverio Lombardo, di 53 anni: originario di Marsala, nel 2001 si era trasferito a Vercelli per lavorare alla Sigifer. ...
Ma nella tragedia di Brandizzo ci sono anche le storie dei due operai sopravvissuti, che su quel binario lavoravano insieme ai colleghi e agli amici di una vita, e dei due macchinisti che viaggiavano sul treno. ...
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A Brandizzo nessuna fatalità, quella strage non doveva accadere
La sciatteria nella gestione della rete ferroviaria o la mancanza di sicurezza non possono essere un'attenuante nell'esaminare le cause della tragedia. Le parole del presidente Mattarella
«Morire sul lavoro è un oltraggio ai valori della convivenza», ribadisce il capo dello Stato Sergio Mattarella in visita a Brandizzo, giunto sul luogo dove è avvenuta una strage di lavoratori, l’ennesima: cinque operai uccisi sul colpo, cinque vite spezzate al passaggio di un treno a 160 chilometri all’ora che non avrebbe dovuto transitare in quel momento. Un errore umano? Un difetto di comunicazione? Certo non una fatalità ma una sciatteria imperdonabile.
Le morti sul lavoro sono una delle due tragedie strutturali, continue, inaccettabili del nostro Paese (l’altra è quella degli incidenti stradali). Stillicidi che a fine anno diventano un genocidio e che il Paese non può tollerare, frutto di comportamenti sbagliati, di leggi mal applicate, di buone pratiche mai messe in atto. Nel caso degli incidenti sul lavoro spesso anche di imprese spregiudicate e miopi che preferiscono tagliare sui costi legati alla prevenzione, magari subappaltando a cooperative pirata che utilizzano lavoratori precari, in numero ridotto rispetto al necessario, mal pagati, con turni di lavoro massacranti e del tutto ignari delle più elementari regole di messa in sicurezza. Tra l’altro risparmiare sulle norme della sicurezza crea forme di concorrenza sleale nei confronti di imprenditori saggi, preveggenti e onesti che le rispettano. Nelle aziende pubbliche dovrebbe essere intollerabile, perché le aziende pubbliche dovrebbero costituire da esempio per quelle private. Era il caso dei cinque operai che stavano lavorando sulla linea ferroviaria in località Brandizzo, alle porte di Torino? Lo stabilirà la magistratura. Di certo o quella squadra di lavoratori impegnati nella sostituzione di alcune decine di metri di binari non avrebbe dovuto essere lì in quel momento, o chi gestiva la rete ferroviaria ha permesso che un treno non rispettasse il semaforo rosso, oppure si trovasse sul binario sbagliato, o ancora non ha garantito la manutenzione necessaria a evitare un guasto del genere così grave.
Si continua a morire nei cantieri, nelle officine, dentro i capannoni, sui mezzi di trasporto, negli scolatoi venefici, precipitando dalle impalcature. I dati Inail parlano di 1022 morti nel 2022, che secondo i sindacati salgono a 1.6oo perché non vengono contemplati i lavoratori non in regola. Tre Jumbo Jet che cadono ogni anno carichi di passeggeri. Ma pochi fanno caso allo stillicidio. Ormai ci siamo quasi abituati, tranne quando le morti sono molteplici, allora il caso fa più clamore, come la strage di ieri, paragonabile a una nuova strage Thyssen, come è stato detto. Garantire le giuste tutele è un dovere imprescindibile, a cominciare dalle aziende di Stato, come quella delle ferrovie. Le norme ci sono e sono chiare: non si può lavorare - di notte per giunta – su un binario senza avere la certezza che non passerà alcun treno su quella tratta. Possibile che in una linea ferroviaria di grande importanza come quella che collega Torino a Milano non ci siano meccanismi automatici di blocco per presenza di lavori sulla linea, capaci di superare l’errore umano? I mezzi tecnologici ci sono eccome. Siamo pieni di telecamere nelle città e di rilevatori di velocità persino nelle strade dei piccoli Comuni, eppure non esistono controlli da remoto o forme di blocco automatico dei lavori sulle linee ferroviarie dove potrebbero essere facilmente previste e installate? La tecnologia permette di rendere impossibile il passaggio di un treno in queste circostanze. Invece il treno è passato, seminando la morte, sconvolgendo la vita di cinque famiglie di lavoratori.
(fonte: Famiglia Cristiana, articolo di Francesco Anfossi 01/09/2023)
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"Abbiamo avuto un minuto di raccoglimento per il dolore - ha detto il Presidente Mattarella, parlando della morte dei cinque operai a Brandizzo travolti da un treno - Tutti quanti, abbiamo pensato come morire sul lavoro sia un oltraggio ai valori della convivenza". Il Capo dello Stato ha aperto così il suo intervento al convegno a Torre Pellice dedicato alla figura di Altiero Spineli.
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Il Presidente nel pomeriggio modifica il programma della giornata ed accorre sul luogo dell’incidente con un mazzo di fiori, rose gialle e gigli bianchi che depone alla stazione.
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Strage ferroviaria a Brandizzo (To):
dichiarazione del Card. Zuppi
La tragica morte di cinque operai al lavoro sui binari, in un cantiere ferroviario a Brandizzo (Torino), accende ancora una volta i riflettori sul dramma delle morti bianche. Purtroppo, ogni giorno nel nostro Paese piangiamo perdite incomprensibili di vite umane strappate alle loro famiglie e alla comunità. Ci uniamo alla voce dell’Arcivescovo di Torino, Mons. Roberto Repole, per esprimere profondo dolore per quanto avvenuto e manifestare la vicinanza delle Chiese in Italia ai familiari dei cinque operai. Nel pregare per loro e per il macchinista coinvolto nell’incidente, invitiamo a non assistere rassegnati a queste tragedie che si ripetono: non si tratta di una media statistica (che ogni giorno vede tre vittime), ma di volti, di persone. È una grave perdita per tutti.
È in gioco la dignità di noi stessi: la sicurezza nei luoghi di lavoro è frutto di tante responsabilità sociali, economiche e politiche che devono convergere al servizio dei lavoratori. La più grande ricchezza sono le persone. Come ha ricordato Papa Francesco: “La sicurezza dei luoghi di lavoro significa custodia delle risorse umane, che hanno valore inestimabile agli occhi di Dio e anche agli occhi del vero imprenditore” (20 gennaio 2022).
Eleviamo la nostra preghiera alla Madonna che a Torino è venerata come Vergine della Consolata perché dia conforto ai familiari delle vittime e a quanti sono coinvolti in questa tragedia.
Card. Matteo Zuppi
Arcivescovo di Bologna
Presidente della CEI