«LA SOCIETÀ ITALIANA NON È IN PACE
MA LA CHIESA C’È E HA LE PORTE APERTE»
Il cardinale Zuppi ha aperto il Consiglio permanente della Cei affrontando diversi temi, dalla guerra in Ucraina all’immigrazione, dai femminicidi alla povertà e alla denatalità. Denuncia la presenza nella Chiesa di «tristi e sterili polarizzazioni e di troppe resistenze» verso papa Francesco. E sull’immigrazione: «L’errore, non da oggi, è stato quello di politicizzare il fenomeno condizionati dal consenso e dalle paure»
La guerra in Ucraina, le migrazioni, i femminicidi, la povertà e la denatalità, i working poor e le morti sul lavoro, la crescita della violenza tra i giovani e la sessualità. Dice che «la società italiana non è in pace», ma che la Chiesa c’è, riesce a mobilitare intelligenze ed energie, ed «è una casa dalle porte aperte».
Il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha aperto lunedì pomeriggio a Roma i lavori del Consiglio permanente dei vescovi italiani, che si concluderanno il 27 settembre prossimo, e ha tracciato un’ampia analisi dello scenario italiano ed internazionale. «Non si può pensare all’Italia isolata dall’Europa e dal resto del mondo», ha esordito il cardinale subito dopo l’omaggio al presidente Napolitano, di cui martedì mattina si celebrano i funerali in forma laica nell’aula di Montecitorio e che domenica ha ricevuto la visita a sorpresa di papa Francesco.
«Non siamo una minoranza residuale ma una minoranza creativa», ha detto riprendendo una celebre definizione di Benedetto XVI: «La Chiesa in Italia è una Chiesa di popolo». Il cardinale ricorda che la Chiesa è «una famiglia tra le famiglie, una casa con le porte aperte», e l’oceano di giovani che ha affollato la Gmg di Lisbona, dove le 65mila presenze italiane sono state «una sorpresa rispetto alle previsioni».
Nella Chiesa, però, «ci sono tristi e sterili le polarizzazioni», ha denunciato Zuppi menzionando, in particolare, le “troppe resistenze” verso Papa Francesco e il suo messaggio, «spesso espresse in uno spirito di contrapposizione, favorito dai social». Sinodalità, al contrario – il riferimento al Sinodo ormai imminente che si aprirà il 4 ottobre – «vuol dire rimettere in discussione le arroccate solitudini ecclesiali nell’incontro, nella comunione, nell’ascolto, nell’impegno missionario enorme che ci attende confrontandoci con la folla e le sue sofferenze. Mai senza l’altro».
Per il presidente della Cei, «il processo sinodale è una grande occasione di rinnovamento e affratellamento». Zuppi ha affrontato diversi temi dell’attualità: «La povertà in Italia può dirsi ormai un fenomeno strutturale, visto che tocca quasi una persona su dieci», ha detto evidenziando i problemi più urgenti, quello della casa e del rincaro affitti, per affrontare il quale «vanno sollecitati interventi pubblici». Per contrastare la denatalità occorrono inoltre «servizi integrati sul territorio a sostegno delle famiglie, non solo aiuti materiali».
Altri fenomeni di cui tener conto, quello degli “working poor”, del lavoro nero e delle dimissioni dal lavoro, soprattutto tra i giovani. Senza contare le vittime degli incidenti sul lavoro, che come ha detto il presidente Mattarella sono un «oltraggio alla convivenza civile».
(fonte: Famiglia Cristiana, articolo di Antonio Sanfrancesco 25/09/2023)
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