"Un cuore che ascolta - lev shomea"
"Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo
a cura di Santino Coppolino
XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
Vangelo:
La fede è l'architrave della porta di ingresso del Regno di Dio, gli stipiti che la sostengono sono la preghiera e l'umiltà. Senza la preghiera la fede muore di asfissia, senza l'umiltà cresce in presunzione. Chi pensa di essere giusto, inevitabilmente si gonfia di orgoglio e disprezza gli altri. E' quello che Gesù chiama: «il lievito dei farisei» (12,1ss), quella mentalità che ci fa credere superiori ai fratelli, che ci fa disprezzare coloro che riteniamo diversi da noi, causa diretta del ritardato avvento del Regno di Dio, peccatori insalvabili destinati alle fiamme dell'inferno, come lo erano i pubblicani. Il fariseo, di contro, è il credente integerrimo e irreprensibile che osa vantare crediti persino davanti al Trono dell'Altissimo. La sua preghiera infatti non è un rendimento di grazie a Dio per i doni ricevuti, ma una continua lode di se stesso che lo gonfia a dismisura e lo separa dal resto degli uomini. «Davanti a Colui che ha detto: "Io Sono!", egli gode del suo "io non sono !". E' una preghiera del nulla, una preghiera satanica» (cit.). Sciorina tutto il suo armamentario di buone azioni, ma la sua adorazione non è rivolta a Dio e la sua preghiera è centrata solo su se stesso. Nonostante le apparenze, il fariseo non sta di fronte al Signore, ma al suo smisurato ego (pros heautòn = davanti a se stesso). Ritiene di meritare la stima, il plauso e la ricompensa di Dio per tutto ciò che fa: ma dove lo trova, il Signore, uno più bravo e più buono di lui? Chi si ritiene superiore agli altri mentre prega è lontano mille miglia da Colui che, per amore, si è fatto l'ultimo e il più piccolo di tutti. Senza l'umiltà e la retta conoscenza di sé, che ci fanno consapevoli di peccato, non esiste preghiera. L'orazione del fariseo è riprovata perché egli ritiene di essere giusto separandosi così dai fratelli, al contrario di quella del pubblicano che viene accolta perché ha l'umiltà di riconoscere il proprio peccato. E' lo scandalo del Vangelo, la Buona Notizia che Dio ci ama non perché lo meritiamo (chi mai può vantare meriti davanti a Dio?), ma perché è il Padre nostro.