"Un cuore che ascolta - lev shomea"
"Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo
a cura di Santino Coppolino
XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
Vangelo:
Ci troviamo ancora alla mensa dove Gesù ha mostrato a scribi e farisei la misericordia del Padre (15,1ss) e ai suoi discepoli come viverla concretamente (cap.16). Adesso, prima di intraprendere l'ultima parte del suo viaggio verso Gerusalemme, Gesù avverte i suoi che la misericordia deve essere l'anima della sua Comunità: "ad intra" e "ad extra". La Chiesa di Gesù non è, e non sarà mai, una comunità di uomini e donne perfetti, di puri, di santi che vivono separati dai peccatori. La misericordia che il Padre ci dona gratuitamente deve necessariamente essere vissuta "misericordiandoci" gli uni gli altri, «come anche Dio, in Cristo, ha usato misericordia verso di noi» (Ef 4,32). La Comunità, però, avverte la sua incapacità a vivere il perdono come Gesù comanda, sa bene di essere inadeguata a questo difficile compito e domanda a Gesù un supplemento di fede. Ma la fede, più che un dono di Dio che può essere accresciuto, è la risposta dell'uomo al suo dono di amore, un dono da condividere con tutti i fratelli, anche con chi non meriterebbe che disprezzo e odio. Il desiderio profondo di Gesù è quello di trasformare i suoi discepoli da schiavi obbedienti alla Legge di Dio in figli ad immagine del Padre, capaci, cioè, di amare con un amore simile al Suo, «pienamente liberi di essere e di amare come Lui, suoi collaboratori, associati al suo ministero» (cit.). Essere come «schiavi in-utili», discepoli che compiono il loro ministero senza un utile, senza attendere o pretendere un guadagno, ma gratuitamente e per amore, solamente per la gioia di somigliare al loro Padre, fonte eterna d'amore infinito.