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giovedì 19 maggio 2022

TITO BRANDSMA NELLA FEDE RIMANE UMANO IN UN MONDO DISUMANO a cura di Alberto Neglia, o. carm (VIDEO INTEGRALE)

TITO BRANDSMA
NELLA FEDE RIMANE UMANO
IN UN MONDO DISUMANO
a cura di Alberto Neglia, o. carm
(VIDEO INTEGRALE)

14 maggio 2022
presso la Chiesa di S. Maria Assunta 







       Tito Brandsma è un frate carmelitano Olandese, nasce nel 188l, entra fra i Carmelitani nel 1898. Nel 1905 è ordinato presbitero. Dal 1906 al 1909 studia filosofia all’Università Gregoriana di Roma ove consegue il dottorato e nello stesso tempo segue dei corsi di sociologia al Collegio Leoniano animati da monsignor Pottier.

       Rientrato in Olanda insegna filosofia nello studentato carmelitano e, più tardi nel 1923, quando a Nimega si dà vita all'Università Cattolica viene invitato ad insegnare varie discipline di filosofia e storia della mistica, in particolare della mistica dei Paesi Bassi.

       Si troverà ad affrontare, dapprima alla lontana e poi in uno scontro sempre più diretto e frontale, l'ideologia e la violenza nazista. Per le posizioni che prende viene arrestato il 19 gennaio 1942.

       Passa attraverso vari carceri: Scheveningen dal 20 gennaio al 12 marzo 1942, Amersfoort dal 12 marzo al 28 aprile, di nuovo a Scheveningen dal 28 aprile al 16 maggio, poi a Kleve dal 16 maggio al 13 giugno, e infine viene deportato nel lager di Dachau, dove viene ucciso il 26 luglio 1942 con una iniezione di acido fenico.

      Il 3 novembre 1985, viene proclamato beato come martire della fede. Il 15 maggio 2022 papa Francesco lo ha proclamato santo.
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In difesa della libertà dell’uomo

     Soprattutto p. Tito si fa difensore dei diritti degli ebrei, difende l’autonomia dell'Università di Nimega e si oppone, con tutte le forze, al progetto del nazismo di voler mettere le mani sulla stampa cattolica olandese. Già nel 1936, in un libro, a più voci, dal titolo “Voci olandesi sul trattamento degli ebrei in Germania”, p. Tito scriveva:



«Ciò che ora si fa contro gli ebrei è un atto di vigliaccheria. I nemici e gli avversari di quel popolo sono ben piccoli se ritengono di dover agire così inumanamente; e se questo (sopprimere gli ebrei) è il mezzo per rinforzare le energie del loro popolo, commettono un errore di debolezza».



    Di fronte a questa sua presa di posizione un anonimo, nel giornale tedesco “Fridericus”, rispose con un articolo denso di insulti, il cui titolo era: Il professore maligno.

    L'azione comunque che determina l’arresto e la condanna di p. Tito è senz'altro il suo impegno in difesa della libertà di stampa. P. Tito, da molti anni ormai, scrive settimanalmente articoli per giornali e periodici, intervenendo sui problemi più scottanti del tempo. Inoltre, in qualità di consulente della stampa cattolica in Olanda, propone ai periodici cattolici di non pubblicare i comunicati del movimento nazionalsocialista olandese.

      Quest’azione coraggiosa e non violenta, viene seguita con irritazione dai gerarchi nazisti. E, P. Tito, la sera del 19 gennaio ’42 viene prelevato dal convento di Nimega e messo agli arresti. Inizia così il suo calvario.

Rimane umano nell’ambiente violento dei campi di sterminio

    Progetto diabolico dei nazisti, nei vari campi di concentramento, è quello di disumanizzare totalmente le loro vittime prima di sterminarle. Il campo di concentramento, testimonia un sopravvissuto, il medico psicologo P. H, Ronge, di confessione luterana, era il luogo dove «il carattere veniva collaudato come un aeroplano in un tunnel al vento. Allora molte cose vengono a galla sfrontatamente, egoismo brutale, camuffato nella vita normale, ma qui evidente e nudo» (Sum, 291).

     L'uomo messo alle strette, spogliato di tutte le sicurezze sociali che lo garantiscono, facilmente si chiude a riccio, si concentra in se stesso e sfodera le unghie nella disperata difesa di un'esistenza tradita e avvilita. Solo l'uomo animato da un ideale, da una presenza che lo trascende, affrancato e liberato da se stesso, può guardare all'altro, anche all'aguzzino, con sguardo amabile,

      Ebbene, p. T. Brandsma attraversa questo inferno di disperazione e di morte conservando integri gli spazi interiori di libertà, restando maestro di umanità e lasciando a tutti testimonianza di altruismo, di attenzione amabile all'uomo, e di speranza. P. Tito, in questo ambiente di morte, riesce a dare questa testimonianza di amabilità e di speranza perché è impiantato in Cristo e, nel suo itinerario doloroso, intensifica questo radicamento in Cristo con la preghiera
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Incontro integrale