IN PUNTA DI CUORE
Gesù non dice amate quanto me, confronto inarrivabile, lui parla della qualità dell’amore, che è alla portata di tutti.
Come me. Non siamo più bravi degli altri, siamo più ricchi.
Ricchi di Dio.
(...) «Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri». Giovanni 13,31-33a.34-35
IN PUNTA DI CUORE
Gesù non dice amate quanto me, confronto inarrivabile, lui parla della qualità dell’amore, che è alla portata di tutti. Come me. Non siamo più bravi degli altri, siamo più ricchi. Ricchi di Dio.
«Vi do un comandamento nuovo, che vi amiate come io vi ho amato»: uno dei marchi di fabbrica di Gesù. Parole infinite, primo passo in cui ci addentriamo come in punta di cuore.
Sì, ma di quale amore? Parola così abusata, parola che a pronunciarla male brucia le labbra, dicevano i rabbini.
L’amore d’agape sovrasta un'emozione o un'elemosina, perché va oltre e contiene la scoperta dell'altro, ma guai se ci fosse un aggettivo a qualificare chi merita il mio amore: giusti o ingiusti, ricchi o poveri, prossimi o lontani. È l'uomo, ogni uomo, a chiedere il mio amore. Perfino l'inamabile, perfino Caino.
Ma si può comandare di amare? L’amore imposto diventa caricatura, frustrante per chi ama, falso per chi è amato, e nella logica del Vangelo, non è un obbligo, ma una necessità per vivere, per respirare.
«Nuovo», dichiara Gesù. In cosa consiste la novità di queste parole se quel comando percorre già tutta la Bibbia? Essa emerge dal piccolo avverbio “come”: Gesù non dice amate quanto me, confronto inarrivabile, lui parla della qualità dell’amore, che è alla portata di tutti. Come me.
Non basta amare, potrebbe essere anche una forma di potere sull'altro, amore manipolatore che non dona niente. No: lo specifico del cristiano non è amare, lo fanno già molti, bensì farlo come lui, che ama di «combattiva tenerezza», lui che non si chiude mai in un verdetto e non guarda al passato. E come io ho amato voi, così amatevi gli uni gli altri, terzo passo. Espressione capitale, che ricorre decine di volte nel Vangelo.
Amore che indica passi, almeno un passo in avanti, possibile in qualsiasi situazione. Amore che ti fa debole eppure fortissimo: debole verso colui che ami, ma in guerra contro ciò che è male.
Amore ricevuto, accolto come un'anfora che si riempie fino all'orlo e poi tracima, per diventare sorgente. Amore che non viene dalla mia bravura, ma da Dio, che comincia con il lasciarsi amare.
Amore che comprende lo stoppino smorto, la canna incrinata, ma non l'ipocrisia dei pii e dei potenti. Ama il giovane ricco ma attacca l'idolo del denaro.
Amore guerriero e lottatore, ma se il male è contro di Lui eccolo diventare agnello mite che non apre bocca. Non è buonismo, è amore puro che vive lontano dall'ipocrisia dei sepolcri imbiancati.
Non siamo più bravi degli altri, siamo più ricchi. Ricchi di Dio.
Amatevi gli uni gli altri: non significa un obbligo, ma uno scambio di doni, nonostante che dare sempre, dare senza ritorno, sia molto duro. Ma se ognuno di noi sarà racconto del volto d'amore di Dio, diventerà canale non ostruito attraverso il quale l'amore, come acqua che feconda, circolerà nel mondo. Allora respireremo che il Suo non è un premio di buona condotta, ma un dono per me, per noi, senza un perché. Il senza perché di Dio.
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