Enzo Bianchi
Il segreto del viaggio
La Repubblica - 14 giugno 2021
Stiamo lasciando alle nostre spalle la pandemia che ci ha tenuto in cattività per più di un anno e abbiamo soprattutto in noi un desiderio prepotente di viaggiare. Si aprono anche davanti a molti di noi i mesi nei quali tradizionalmente si va in vacanza e quindi ci apprestiamo a “partire” distaccandoci dal quotidiano, dal nostro lavoro, dalla dimora abituale. C’è molta fretta… eppure per fare un viaggio vero e fecondo occorrerebbe prendersi del tempo, darsi del tempo e non avere paura della lentezza. Viaggiare richiede la consapevolezza del movimento che si fa, non può essere una corsa, e dunque occorre porre l’accento sul fare strada, fare via, per poter vedere e sentire e gustare e discernere ciò che è buono e bello e ciò che è brutto e cattivo. “Camminando si apre cammino”, secondo la straordinaria espressione di Antonio Machado.
Un vero viaggio ha origine misteriosamente nella nostra psiche, dove si accende la curiosità grazie a diversi impulsi: una parola, un’immagine, un ricordo, un amore, un profumo… Allora nasce il desiderio di partire, si decide e si progetta il viaggio: da soli, per gustare nella solitudine ciò che il viaggio può riservare a chi lo intraprende, o insieme ad altri, per poter vivere insieme emozioni e avventure. Ma è importante, viaggiando, lasciare posto al non-atteso, alla sorpresa, all’incontro con qualcuno che ci fa modificare l’itinerario. Anche se c’è una meta da raggiungere, il viaggiare è più importante della meta.
Per questo il bagaglio deve essere ridotto al minimo, leggero, essenziale, una borsa nella quale mettere ciò che è indispensabile per vestirsi e per la salute, disponendosi così ad accogliere ciò che viene offerto dai luoghi in cui viaggiamo. Chi vuole portare con sé troppe cose del suo quotidiano non viaggerà mai bene, come la lumaca che porta con sé la propria casa.
Nel viaggio si incontrano contraddizioni, incidenti, e non tutto va come avevamo previsto, ma queste situazioni stimolano creatività, spirito di adattamento, perseveranza. Ciò che nel viaggio è più importante sono le emozioni diverse dal solito: meraviglia, scoperta, incontri con sconosciuti, incanti, contemplazioni… Nulla si ripete, mentre nella nostra memoria accumuliamo immagini, suoni, parole, profumi e colori che non ci lasceranno più e che dal profondo del cuore risorgeranno quando, anche ad anni di distanza, soprattutto da vecchi, ricorderemo quel viaggio.
Se si è attenti e vigilanti viaggiare diventa un incontro con il mondo, che si offre a noi attraverso la profusione dei sensi. Non è solo guardare, anche se guardare è la prima operazione del viaggio, ma è immergersi negli odori e nei profumi, è intersecare suoni e grida, è mangiare e gustare il mondo. Viaggiare è esercizio di sensualità, perché un corpo che si muove tra i corpi è l’occhio che incontra la luce, è l’orecchio che percepisce la collocazione dell’altro, è il tatto che sente il freddo o il caldo, mentre i piedi toccano la terra in una relazione viva, in una sensazione mai uguale, di cui non restano tracce.
Sempre ai giovani dico come consiglio: partite, viaggiate, non abbiate paura e soprattutto mantenete leggero il vostro bagaglio, così potrete andare lontano. D’altronde mio padre mi diceva: “Fa’ la fame ma viaggia e compra dei libri!”. Nella consapevolezza che ogni viaggio, se è vissuto con intelligenza, è un libro della biblioteca della vita.
(fonte: Blog dell'autore)