Corrispondenza tra Santi...
Sant'Antonio figlio di san Francesco
Padre David Turoldo ha pubblicato il suo ultimo libro: “Perché a te, Antonio?”.
Naturalmente l'autore riprende la domanda di fra' Masseo a Francesco: «Perché a te tutto il mondo viene dietro, e ogni persona pare che desideri di vederti e d'udirti e d'obbedirti?».
In chiave francescana vogliamo comprendere perché due santi come Francesco e Antonio siano riusciti a far sì che milioni di persone si affidassero a loro.
DUE SANTI CHE SI SCRIVONO
Tra la fine del 1223 e l'inizio del 1224, Francesco inviò ad Antonio una lettera, o meglio, un biglietto.
Contenente parole di venerazione e di stima, egli autorizzava Antonio ad insegnare la teologia ai frati, ma raccomandandosi che ciò non andasse a scapito della preghiera. Il significato di tale biglietto consiste nell'investitura di Antonio a predicatore e maestro di teologia ex cathedra da parte di Francesco e pone il primato di Dio su tutto, senza ostacolare o impedire la fioritura dei talenti personali. Ecco il testo, in versione italiana, secondo l'edizione stabilita da Kajetan Esser.
“Al fratello Antonio, mio vescovo, auguro salute.
Approvo che tu insegni teologia ai frati, purchè, a motivo di tale studio, tu non smorzi lo spirito della santa orazione e devozione, come è ordinato nella Regola. Sta sano”.
DUE SANTI CHE SI INCONTRANO
Nel maggio del 1221 si tenne ad Assisi il Capitolo generale delle Stuoie. Vi partecipò un grande numero di frati, tra i quali anche Antonio. Egli vide è ascoltò Francesco parlare alla famiglia francescana, ma nessuna testimonianza riporta di un incontro tra i due. Il Poverello, gravato dalla salute e dai tanti impegni, non ebbe tempo di conoscere Antonio; al tempo era solo un giovane, ignoto a tutti.
L'unico incontro, se così si può definire, avviene tre anni dopo, nel 1224. Al Capitolo di Arles, mentre Antonio è intento nel tenere un sermone ai frati, San Francesco appare solo ad un fratello, Monaldo, che fa l'esperienza della visione. Tutti gli altri, compreso Antonio, ne avvertono la presenza.
DUE SANTI UNA DOMANDA
Come sono riusciti San Francesco e Sant'Antonio a diventare così importanti per la fede cattolica?
Sono molte le ragioni che spingono i credenti alla devozione per Sant'Antonio. Fernando Martim de BulhOes e Taveira Azevedo, (Lisbona, 15 agosto 1195 - Padova, 13 giugno 1231), in principio monaco agostiniano a Coimbra, diventò frate francescano nel 1220.
Viaggiò molto, vivendo prima in Portogallo poi in Italia e Francia. Fu un uomo dotato di grande umiltà ma anche di grande sapienza e cultura. Aveva grandi doti di predicatore. Fu incaricato dell'insegnamento della teologia e inviato per questo dallo stesso San Francesco a contrastare la diffusione dell'eresia catara in Francia. Fu poi trasferito a Bologna e quindi a Padova. Morì all'età di 36 anni. Antonio è notoriamente ritenuto un grande santo.
Di lui si narrano grandi prodigi miracolosi, sin dai primi tempi dalla sua morte fino ad arrivare ai giorni nostri. I miracoli a lui riconosciuti hanno riguardato poveri, donne e bambini. Questi avvenimenti furono di tale intensità che facilitarono la sua canonizzazione e la diffusione universale della sua devozione. Altrettanto importanti i motivi per cui oggi San Francesco è il santo degli italiani. Per San Francesco i poveri e i lebbrosi furono la sua compagnia preferita, a loro riservò tutte le attenzioni e i soldi della bottega del padre.
Il padre, Pietro di Bernardone, che aveva puntato tutto su quel figlio, chiuse un occhio su tutte le sue stravaganze, ma la sua pazienza ultimò e incominciò a montare una rabbia furiosa, incontrollabile. Era necessaria un'azione di forza per farlo tornare in su, davanti a tutti, anche per non perdere la faccia. Francesco, spogliandosi, reagì con il gesto più radicale e più liberatorio che potesse fare iniziando una nuova vita e assumendo una nuova identità: “D'ora in poi potrò dire liberamente: Padre nostro che sei nei cieli, non padre Pietro di Bernardone”. Chi sposa Madonna Povertà rinuncia a bastare a se stesso, rimette a Dio quel poco che ha e riceve da lui, che è tutto, il centuplo. L'uomo rinuncia al suo nulla, perché tutto gli è donato, per partecipare al tutto di Dio.
Concetto che può essere assimilato senza problema solo da chi ha fatto di Dio il suo tutto. Questa fu l'intuizione della povertà secondo Francesco, un atto di fede nell'onnipotenza di un Dio fedele. Così quel giovane che rinunciò alla casa e alla famiglia trovò una famiglia numerosissima e mille case ospitali.
La povertà radicale di Francesco lo fa possessore in anticipo di cieli nuovi e di nuove terre, della nuova creazione che Dio prepara per i suoi eletti, stabilendo nuove relazioni con il creato e i fratelli.
(fonte: San Francesco Partono d'Italia)